09 febbraio 2009

La Carta che preoccupa Pechino

A un mese e mezzo dalla sua pubblicazione Carta 08, in cinese Língbā Xiànzhāng, continua a preoccupare il governo di Pechino.

Il 10 dicembre 2008, anniversario dei sessant'anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, 300 intellettuali cinesi hanno firmato un appello al governo chiedendo più democrazia. Nel documento, che ora conta oltre duemila firmatari, (online su nybooks.com) il punto non sono i richiami alla crisi globale che minaccia anche la Cina, né le richieste di riforma radicale o gli accenni a rivolte di piazza: si tratta di un invito a riflettere sul futuro del paese.

Anche se i media ufficiali ignorano l'avvenimento, in rete rimane il tema più discusso tra blogger e cittadini. Ed è questa la maggiore preoccupazione di Pechino: la nascita di un movimento di opinione intorno alla Carta in un momento difficile per il Partito.

Il controllo di Pechino sulla Cina oggi è fondato sul successo economico e sulla crescita a due cifre del paese. Ma se l'economia rallenta (come sta accadendo in queste settimane) bloccare le proteste diventerà difficile.

Il modello che ha ispirato la Carta cinese è la più celebre (almeno per ora) Carta 77, indirizzata in quell'anno al governo cecoslovacco da intellettuali del calibro di Vaclav Havel. Come Havel anche i firmatari di Carta 08 sono stati fermati dalla polizia e interrogati a più riprese. Liu Xiabo, il leader del gruppo, rimane agli arresti.

In occidente l'importanza di Carta 08 non sembra ancora del tutto chiara. C'è chi ha strumentalizzato la vicenda per un nuovo attacco a Pechino, anche se i firmatari del documento chiedono di cambiare insieme la Cina, seguendo magari il modello di altre nazioni asiatiche come Giappone e Corea del Sud. E chi ha rispolverato una teoria che suona pericolosa: la democrazia funziona in occidente ma si adatta poco alla realtà asiatica.

da www.internazionale.it

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