24 gennaio 2008

Armati e indifesi

CS08-2008: 22/01/2008

Sudan, nuovo rapporto di Amnesty International sul Darfur:

cresce la rabbia mentre si aggrava l'insicurezza per i bambini profughi

Al termine della terza settimana di operazioni dell’Unamid (la Forza delle Nazioni Unite in Darfur), Amnesty International ha reso noto che la situazione della sicurezza per gli sfollati è in bilico, sottolineando che una generazione di darfuriani sta crescendo in un clima di estrema paura e insicurezza in campi profughi pieni di armi: una combinazione potenzialmente esplosiva.

Con questo duro monito, Amnesty International ha lanciato il suo nuovo rapporto Sfollati in Darfur - Una generazione di rabbia, in cui descrive l’attuale stato di insicurezza nei campi profughi nell’area, le potenziali conseguenze e le possibili soluzioni.

“La maggior parte dei campi profughi in Darfur è piena di armi. La situazione della sicurezza dentro e fuori dai campi continua a peggiorare, mentre le speranze di una soluzione politica al conflitto in Darfur si riducono e le ostilità tra il governo e i gruppi armati seguitano a intensificarsi” ha dichiarato Tawanda Hondora, vicedirettore del Programma Africa di Amnesty International. “Il benessere degli sfollati continua a essere ignorato mentre i gruppi armati e il governo litigano e impediscono il completo spiegamento dell’Unamid. Non ci potrà essere una pace duratura senza la garanzia che la sicurezza e i diritti umani di queste persone siano rispettati e sostenuti”.

I gruppi armati continuano a usare i campi per reclutare combattenti, inclusi i bambini.

“I giovani del Darfur vivono in una realtà dove non sembra esserci una speranza né per il presente né per il futuro. Arrabbiati e frustrati, alcuni di loro si uniscono ai gruppi armati” - ha proseguito Hondora, facendo l’esempio di “Alì”, uno sfollato del campo di Abu Shouk, che ha detto ad Amnesty International: “I ragazzi di 18 anni sono sfiduciati. Non hanno lavoro, soprattutto i laureati, e vivono con gli aiuti umanitari”.

Gli sfollati del Darfur sono stati lasciati per lo più indifesi. La forza dell’Unione africana, pensata per proteggere i profughi, è stata surclassata dalla superiorità in uomini e armi delle milizie filo-governative janjawid e dei gruppi armati d’opposizione.

“La stessa sorte toccherà all’Unamid a meno che non si mandino chiari segnali alle parti in conflitto che non sarà ammesso alcun attacco all’Unamid e alla popolazione” ha detto Hondora. “In aggiunta, devono essere adottate urgenti misure per assicurare che il governo del Sudan rimuova tutti gli impedimenti al completo spiegamento dell’Unamid. La comunità internazionale deve, inoltre, adeguatamente rinforzare l’Unamid, anche attraverso la fornitura di un equipaggiamento di terra e di trasporto aereo”.

L’esercito e la polizia sudanesi, che dovrebbero in teoria proteggere i civili, sono considerati dagli sfollati come nemici piuttosto che difensori, dal momento che spesso li arrestano arbitrariamente fuori dai campi profughi, in base al sospetto che appartengano a gruppi armati d’opposizione.

Alcuni campi, ad esempio quello di Kalma, ospitano persone appartenenti ad almeno 29 differenti gruppi etnici. La gran parte dei residenti possiede armi. Amnesty International ha appreso che molti giovani hanno costituito gruppi di vigilantes su base etnica. Tra il 16 e il 22 ottobre 2007, le Nazioni Unite hanno registrato più di 10 casi di scontri a fuoco in questo campo, affermando che “molti episodi di violenza sono stati attribuiti al gruppo armato Fur, che comprende dei bambini, contro altri gruppi etnici nel campo”.

“La presenza di armi nei campi ha peggiorato una situazione di sicurezza già precaria per tutti” - ha detto Hondora. “In alcuni campi profughi, si può comprare una pistola con soli 25 dollari e ciò contribuisce a spiegare i numerosi episodi di furto e aggressione”. In questo ambiente carico di rabbia, paura, insicurezza e disaccordo politico, i litigi spesso sfociano in tragedia.

Le donne sfollate sono esposte al costante pericolo di stupro quando si avventurano al di fuori dei propri campi per cercare legna da ardere o cibo. Sebbene la maggior parte delle vittime di stupro accusi le milizie janjawid, ad Amnesty International sono pervenute notizie di stupri commessi anche dall’esercito sudanese, dalla polizia e da altri gruppi armati d’opposizione, compreso l’Esercito di liberazione del Sudan (Sla/Mm). Le donne denunciano di essere state violentate, a volte, anche dagli sfollati maschi all’interno del campo.

“Mahmud”, uno sfollato nel campo di al-Jeneina, ha detto ad Amnesty International: “Le donne continueranno a uscire dal campo per raccogliere legna da ardere. Anche se questo è pericoloso perché possono essere violentate, noi le lasceremo andare perché gli uomini che raccolgono legna da ardere possono essere uccisi”.

Amnesty International si è rivolta anche all’Unamid affinché garantisca la protezione degli sfollati, attraverso lo stazionamento di unità in prossimità di ciascun campo e con un pattugliamento costante, compresa la scorta delle persone che escono per raccogliere la legna da ardere.

“L’Unamid deve essere dotata di risorse per assicurare la piena protezione di tutti i civili in Darfur” - ha concluso Hondora. “Ciascuna parte coinvolta nel conflitto deve, inoltre, interrompere immediatamente gli attacchi ai civili e agevolare lo spiegamento dell’Unamid in tutte le aree colpite”.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 22 gennaio 2008


Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it

Carissima formica,

Un giorno d’inverno lo scoiattolo scrisse una lettera alla formica:

Carissima formica,
formica formica formica formica formica
formica formica formica formica
carissima formica
formica formica formica formica
carissima formica
carissima formica
formica.
Lo scoiattolo


Era una lettera strana, e lo scoiattolo non sapeva neanche perché l’avesse scritta. Siccome faceva freddo, le infilò un capottino, le mise in testa un berretto di lana, le spiegò dove andare e le aprì a porta.

La lettera uscì con prudenza, scese lungo il tronco del pioppo, s’incamminò tra la neve e bussò, tic tic, alla finestra della formica.
“Chi è?” domandò la formica.
“La lettera” rispose la lettera.
“La lettera?” si stupì la formica, e aprì la porta.
“Sono per lei” disse la lettera con una piccola riverenza, togliendosi il berretto di lana.
La formica la esaminò da tutti i lati, poi l’aprì con cautela.
“Adesso ti leggo” disse.
“D’accordo” disse la lettera.
Quando ebbe finito di leggerla, la formica si sfregò soddisfatta le zampette e disse: “Siedi, lettera, siedi. Cosa posso offrirti?”.
“Mah…” disse esitando la lettera. “Non saprei…”
“Qualcosa di dolce?” insisté la formica
“D’accordo!” disse la lettera, frusciando di contentezza.
La formica prese la penna e scrisse qualcosa di dolce in cima alla lettera e, dopo averci pensato un po’, anche qualcosa di caldo in fondo alla lettera. Per sé prese del miele.
La lettera crepitò e arricciò gli angoli dal gran piacere.
Stettero ancora a lungo sedute insieme. Di tanto in tanto la formica si alzava e scriveva qualcosa i lati della lettera.
All’imbrunire la lettera si congedò. Nevicava. La lettera tornò lentamente al pioppo nella neve alta, si arrampicò fino alla cima e s’infilò sotto la porta dello scoiattolo.
“Ah” disse lo scoiattolo. “Eccoti di ritorno.”
“Sì” disse la lettera, e mentre o scoiattolo stava chino su di lei, gli raccontò cosa aveva fatto a casa della formica, e infine che cosa la formica pensava di lui, lo scoiattolo.
“E poi?” chiese lo scoiattolo.
“Leggi” disse la lettera.
Lo scoiattolo la lesse, e quando ebbe finito di leggerla, le chiese se gli permetteva di metterla sotto il suo guanciale.
“D’accordo” disse la lettera.
Fuori infuriava la tempesta, la casa dello scoiattolo scricchiolava, i fiocchi di neve cadevano sempre più fitti e il mondo diventava sempre più bianco.
Ma lo scoiattolo e la lettera non lo sapevano. Dormivano, sognando parole di inchiostro dolce.



Toon Tellegen, Lettere dello scoiattolo alla formica, Feltrinelli Kids 2001.

21 gennaio 2008

Vite illegali

COMUNICATO STAMPA

GRAVE PREOCCUPAZIONE PER LE ANNUNCIATE DEPORTAZIONI DI MASSA DI MIGRANTI DISPOSTE DALLE AUTORITA´ LIBICHE
LE ASSOCIAZIONI CHIEDONO CHE L´ITALIA SOSPENDA GLI ACCORDI STIPULATI CON LA LIBIA IN MATERIA DI IMMIGRAZIONE


Le associazioni ed enti di tutela del diritto d´asilo esprimono profonda preoccupazione in merito alle dichiarazioni rilasciate dal Governo di Tripoli attraverso un comunicato stampa con il quale e´ stato annunciato che tutti gli immigrati illegali, presenti sul territorio nazionale saranno espulsi senza eccezioni. Si tratterebbe, secondo una stima delle autorita´ libiche, di 2 milioni di persone, tra cui numerosi richiedenti asilo e rifugiati, provenienti in maggioranza dal Corno d´Africa, donne e minori. La condizione dei migranti irregolari, arrestati o detenuti in Libia, denunciata da diverse agenzie umanitarie, e confermate dalle testimonianze degli stranieri che giungono in Italia, e´ allarmante per cio´ che riguarda il trattamento nei centri di detenzione per migranti, particolarmente duro, e per le frequenti violenze a cui i migranti sono sottoposti. Inoltre, preoccupano le condizioni di migliaia di minori che si trovano ad altissimo rischio di violenze ed abusi, privi di qualsiasi tipo di tutela specifica.

Il Ministero dell´Interno Amato ha stipulato il 29 dicembre scorso un accordo per un pattugliamento marittimo congiunto col Ministro degli Esteri libico Abdurrahman Mohamed Shalgam. L´accordo, che rientra tra le misure di contrasto degli arrivi irregolari via mare in provenienza dalla Libia, prevede anche il trasferimento di risorse economiche al Governo di Tripoli.

In mancanza di un sistema di garanzie e di controlli sulla sorte effettiva delle persone intercettate in mare e restituite alle autorita´ libiche, gli accordi di collaborazione, il cui contenuto e i cui oneri di spesa non sono comunque mai stati resi noti, ne´ sono stati discussi in Parlamento chiamano direttamente in causa gravi responsabilita´ dell´Italia, in relazione alle violazioni dei diritti umani fondamentali che in territorio libico possono essere commesse a danno dei migranti riportati in Libia a seguito delle operazioni di pattugliamento navale e successivamente deportati verso i paesi di origine.

Per questo, chiediamo
* Al Governo italiano e all´Unione Europea di fare immediate pressioni sulla Libia affinche´ non attui l´annunciato programma di deportazioni di massa.
* Al Governo italiano di rendere noto il contenuto degli accordi ad oggi stipulati con la Libia nel settore dell´immigrazione, e i relativi costi che l´Italia ha sostenuto o che intende sostenere.
* Al Governo italiano di sospendere gli attuali accordi in ragione della evidente assoluta mancanza di garanzie sul rispetto dei diritti dei migranti in Libia.
* Al Governo italiano di rivedere la partecipazione dell´Italia al programma Frontex, che rischia di avere un impatto negativo sull´accesso alla protezione in Europa e di favorire, anche implicitamente, deportazioni di massa dalla Libia di migranti e richiedenti asilo verso aree a rischio.
* Al Governo italiano e all´Unione Europea di adoperarsi, di concerto con l´ACNUR e le associazioni di tutela dell´asilo, per un rafforzamento delle misure di protezione dei rifugiati comunque presenti in Libia.

Firmatari: ASGI, ARCI, ICS, Centro Astalli, CIR, Senza Confine, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Save The Children, Amnesty International - Sezione Italiana.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 18 gennaio 2008

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it

16 gennaio 2008

Cittadini

Non dubitate che un piccolo gruppo di cittadini coscienti e risoluti possa cambiare il mondo. In realtà è l'unico modo in cui è sempre successo.

Never doubt that a small group of thoughtful citizens can change the world. Indeed, it is the only thing that ever has.

Margaret Mead (1901 – 1978), antropologa culturale americana.

14 gennaio 2008

Non c'è errore

Non c'è errore
nell'amore,
non c'è errore
nel dolore,
è solo un contare le ore
che mancano alla felicità,
e perdere il conto
ogni volta.

La parola ai giurati



Care amiche e cari amici,
desideriamo segnalarvi lo spettacolo

La parola ai giurati
con Alessandro Gassman

al Teatro delle Celebrazioni
da martedì 15 gennaio a giovedi' 17 gennaio
patrocinato da Amnesty International, nell'ambito della Campagna contro la pena di morte.

Altri due appuntamenti sono collegati allo spettacolo:

- lunedi' sera, 14 gennaio, sempre al Teatro delle celebrazioni dalle ore 20.30: DIETRO LE QUINTE SUL PALCO - Alessandro Gassman incontra il pubblico per scoprire come nascono gli spettacoli (serata a ingresso libero)

- mercoledi' mattina, 16 gennaio, dalle 11.30 alle 13.30, sempre al Teatro delle Celebrazioni, si terrà un incontro aperto al pubblico e alle scuole a cui interverranno Alessandro Gassman e il responsabile dell'Ufficio Comunicazione di Amnesty Italia Riccardo Noury (ingresso libero)

In tutte queste occasioni saremo presenti con il tavolino di raccolta firme per i casi della Campagna contro la pena di morte.

per info su Amnesty o sulla Campagna: 3478619499, www.amnestybologna.it, www.amnesty.it

per info sullo spettacolo o prenotazioni: www.teatrocelebrazioni.it

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scheda dello spettacolo

ALESSANDRO GASSMAN
in
La Parola ai Giurati
di Reginald Rose
con un cast di 12 attorire
gia di Alessandro Gassman

New York 1950. E' il 15 Agosto e una giuria composta da 12 uomini di diversa estrazione sociale, età e origini sono chiusi in camera di consiglio per decidere del destino di un ragazzo ispano-americano accusato di parricidio. Devono raggiungere l'unanimità per mandarlo a morte e tutti sembrano convinti della sua colpevolezza. Tutti ad eccezione di uno che con meticolosità e intelligenza costringe gli altri giurati a ricostruire nel dettaglio i passaggi salienti del processo e, grazie a una serie di brillanti deduzioni, ne incrina le certezze, insinuando in loro il principio secondo il quale una condanna deve implicare la certezza del crimine al di là di ogni ragionevole dubbio. Fra violenti contrasti, dubbi, ripensamenti ed estenuanti discussioni, l'unanimità sarà raggiunta e alla fine l'imputato verrà dichiarato non colpevole. Da questo dramma fu tratto un celeberrimo film diretto con grande maestria da Sidney Lumet ed interpretato in modo indimenticabile da Henry Fonda.
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11 gennaio 2008

Impara a danzare


Non posso sedermi perché la mia anima danza

Il nostro ballo è mutamento di vita
Lodo la danza
Perché libera l'uomo
Dalle cose presenti
E unisce chi è isolato
Alla comunità

Lodo la danza
Che tutto chiede, tutto favorisce
Salute, lucidità di spirito
E un'anima piena di slancio

La danza vuole
Un uomo, un uomo vibrante
Nell'equilibrio di tutte le sue forze

Lodo la danza! Allora
Uomo impara a danzare
Altrimenti gli angeli del cielo
Non sapranno che farsene di te

Sant’Agostino

in volo: Ashley Roland, Daniel Ezralow, Flipper Hope and Jack Gallagher, 1993 © Lois Greenfield