23 settembre 2008

Verità per Aldro - 25 settembre

Nel terzo anniversario della morte di Federico Aldrovandi, ucciso a Ferrara il 25 settembre 2005, ecco le iniziative che il Comitato Verità per Aldro ha organizzato per ricordarlo e perché il caso non venga insabbiato ma vengano chiarite le responsabilità delle forze dell'ordine.

dal blog http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/
e dal sito http://www.veritaperaldro.it/

Giovedì 25 settembre 2008 ore 21.30
FIACCOLATA PER ALDRO - piazza Trento e Trieste a Ferrara

Sabato 27 settembre, ore 21,00
CONCERTO - presso “l’Officina ex AMGA” Viale Alfonso d’Este - Ferrara (zona montagnone - San Giorgio, in prossimità della palazzina denominata “Bagni Ducali”). Per non dimenticare.

per ulteriori informazioni: 347 1340481 (Elisa)


Sullo stesso sito potete leggere la lettera che la madre, Patrizia Moretti, ha scritto al Procuratore Capo.

22 settembre 2008

Processo Diaz verso la fine

Dopo la pausa estiva a Genova è ripreso il processo per i fatti della Diaz del 2001. La settimana scorsa ci sono state due udienze; il processo probabilmente arriverà a conclusione entro la fine di ottobre.

I media nazionali non ne fanno menzione, i giornali con la cronaca locale sì. Leggete sul sito del Comitato Verità e Giustizia per Genova la rassegna stampa aggiornata.

da www.veritagiustizia.it

Rassegna Stampa
Repubblica Genova G8, l´ultima promozione Sgalla capo della Stradale, 22.09.08
Repubblica Genova G8, l´ultima promozione Sgalla capo della Stradale Era il "pr" della polizia nella notte della Diaz MASSIMO CALANDRI L´ULTIMO in ordine di tempo è Roberto Sgalla. È stato appena nominato capo della Polizia Stradale italiana. In quella...

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Repubblica GenovaG8, una sentenza sui nazisti l´ultimo affondo dei pm, 18.09.08
Repubblica Genova Riprende il dibattimento e nella memoria dell´accusa spunta un parallelo tra le responsabilita' dei vertici della polizia e quella dei gerarchi in un eccidio giudicato dalla Cassazione G8, una sentenza sui nazisti l´ultimo affondo dei pm ¨ anche...

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Repubblica Genova Diaz, le vittime presentano il conto "La Stato ora paghi quattro milioni", 18.09.08
Repubblica Genova Diaz, le vittime presentano il conto "La Stato ora paghi quattro milioni" L´accusa: " Il blitz nella scuola fu un gesto eversivo " Nessuna richiesta danni agli imputati, i ragazzi picchiati esigono il risarcimento dal Ministero dell´Interno...

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secolo xix GIUDICI INTEMPERANTI O SERVITORI DELLO STATO TRUCI E SENZA SCRUPOLI?, 18.09.08
secolo xix I SERVIZI SEGRETI sono in mano a una sorta di Joker, il folle antagonista di Batman Il Cavaliere oscuro, affiancato da uno dei suoi truci servitori. E anche la polizia italiana schiera ai suoi vertici, di fatto...

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Per informazioni, suggerimenti e collaborazioni è possibile scrivere a: info@veritagiustizia.it
Comitato verità e giustizia per Genova
c/o Casa Pace e Nonviolenza, P. Palermo 10/B — 16129 Genova (Italy)
Enrica Bartesaghi 334/7271381
Lorenzo Guadagnucci 380/3906573
Carlo Gubitosa 349/2258342

21 settembre 2008

Mario, Umberto e Vasco

In questi giorni la morte (sì, la morte, quella di cui nessuno vuole sentir raccontare, la morte di persone care o comunque vicine a noi) ci ha sfiorato più di una volta.

La settimana scorsa buttavo nel bidone del riciclo carta l'ennesima svalangata di ciarpame emersa da un repulisti esistenziale col quale sto ribaltando la casa. Per caso alzo lo sguardo e leggo sul cartellone accanto, tra gli annunci di camere per studenti settimana corta no fumatori e il volantino della biciclettata di quartiere, la mortalina del signor Mario. La famiglia annuncia la scomparsa di, i funerali si svolgeranno il, nella parrocchia del. Sono rimasta di sasso. Ecco perché. Ecco perché non lo vedevo da qualche giorno, quel vecchietto rompiscatole.
Il signor Mario era il ciappinaro del mio condominio, aveva ottant'anni e viveva al primo piano del palazzo. Stava spesso alla finestra o seduto sul muretto sotto casa a guardare il passaggio della gente e delle macchine: "Dove vai con tutta quella spesa, eh?, quanti siete in casa?" "Stai partendo, eh?, dove vai con quelle valigie?".
Io nascondevo con fatica la stizza per quelle intrusioni, il fastidio per quel tono di voce da sordo due volumi sopra, e cercavo il più possibile di svicolare: "Sì, no, buongiorno, la saluto...", pensando in cuor mio macheppalle, perché non ti fai una forchettata di cazzi tuoi??
Semplice. Non ce li aveva più i cazzi suoi da farsi, il signor Mario, da quando i condomini "bene" gli avevano detto che puliva male e lo avevano silurato, preferendogli un'agenzia di pulizie professionale. E, soprattutto, da quando a febbraio era morta sua moglie.
Ultimamente son fortunata, mi dicevo, l'ho schivato un sacco di volte, è un po' che non mi inchioda. Di fronte al cartellone, immobile per qualche secondo con gli scatoloni in mano, mi sono vergognata. Di me stessa, del fastidio esagerato che provavo per la sua curiosità, per la sua solitudine, e per aver scoperto che non c'era più solo da un cartellone.

Venerdì scorso sono uscita di casa con una nuvola nera sopra la testa e una dentro al cuore: andavo al funerale di Umberto. Umberto è stato il mio direttore per molti anni; era un esperto nel suo campo, lavorava con passione e amava trasmettere agli altri il frutto della sua esperienza. Personalmente, apprezzavo molto il fatto che fosse una persona generosa. Sapevamo, e lo sapeva anche lui, che la sua malattia non gli avrebbe lasciato scampo a lungo, ma le sue condizioni sono precipitate all'improvviso, proprio quando sembrava che stesse tollerando bene le cure.

Il funerale è alle 15.30; arrivo nel parcheggio della Certosa con qualche minuto di anticipo e, inaspettatamente, lo trovo invaso. Giovani e meno giovani con lo zainetto in spalla, auto zigzaganti alla ricerca frenetica di un parcheggio, bagarini e un sacco di bancarelle: "Bijjetti, bijjetti! Majjette, sciarpe, cappellini!"
Oddio, è vero. Stasera c'è il concerto di Vasco qui allo stadio, dall'altra parte del cimitero.
Tra i tanti, tre ragazzi che stanno rastrellando insieme la zona passano vicino al mio finestrino abbassato: "Ue', siggnorina, pijjati u' cappellino!", mi apostrofa uno.
Non ce la faccio a mandarla giù e gli ringhio: "Ma che cazzo dici, ma piantala! Volete rendervi conto di dove siete? E' il parcheggio di un cimitero questo! Qui ci sarebbe la gente che va ai funerali!"
I tre rimangono un attimo basiti, poi insorgono compatti: "Siggno', stiamo lavorando, noi! Noi stiamo qui a lavorare, non è che ci può trattare così, signora!" (come sempre, quando rompi le palle inveendo in nome della buona creanza da signorina passi istantaneamente a signora, ma vabbè).
Non sono nello stato d'animo di litigare, non sono nello stato d'animo di niente, quindi parcheggio e me ne vado senza replicare. Raggiungo i colleghi; il Pantheon del cimitero è tutto pieno, i tanti rimasti fuori stanno in piedi in silenzio, immobili e con le orecchie tese, cercando di carpire qualche parola dei discorsi di commemorazione che molti amici di Umberto pronunciano commossi. Le voci fuori arrivano deboli; in cielo ogni tanto passa un aereo, il rombo copre per qualche secondo le parole, gli sguardi si incrociano interrogativi. Ci disturba perfino il suono dei passi delle altre persone che attraversano quell'ala del cimitero, anche se fanno piano, anche se come noi hanno gli occhi lucidi e le spalle curve.
Per un po' da dentro non si riesce a sentire più niente; così, il mio pensiero finisce per concentrarsi sull'immagine del viso di Umberto, con quegli occhi chiari e acuti, con gli inconfondibili baffi candidi, che muovendosi appena sembravano fare da contrappunto alle sue parole.
Quando esco, il parcheggio del cimitero è letteralmente gremito. La gente a piedi sta sciamando verso lo stadio, ognuno con la sua maglietta di Vasco; caroselli di auto impazzite si rincorrono per guadagnarsi gli ultimi posti, il tempo stringe: "Scusa, stai andando via??" Non ho ancora varcato il cancello e già mi inseguono due o tre macchine. Certo, certo che vado via.
"Bijjetti, bijjetti! Majjette, sciarpe, cappellini! Majjette!"
Risalgo in macchina, mi allontano da quello scenario surreale con un gomitolo nello stomaco e sulla strada del ritorno continuo a rimuginare.
Fino a che punto e in quali termini è valida l'etica del lavoro? Il fatto che stai lavorando ti dà il diritto di vendere magliette di Vasco urlando fuori da un cimitero? Ma quei ragazzi, con quelle facce cotte dal sole e quell'accento campano, che cosa potevano sapere del posto in cui erano e del nostro dolore? Quante volte anche noi passiamo accanto senza accorgencene alla sofferenza, che di sicuro non sta solo nei posti con la scritta OSPEDALE o CIMITERO?
E, soprattutto, da che pulpito stavo giudicando quei ragazzi proprio io, che nella mia durezza d'animo avevo sempre schifato anche i pochi convenevoli con il vecchietto vedovo e solo del primo piano?

Quando finalmente sono quasi a casa, le nuvole si sono diradate ed è uscito un solicello timido e allegro, anche se la luce in cielo è ancora da temporale. Al semaforo, i clacson strombazzano dietro l'auto di una signora che, spiazzata dal giallo lampeggiante scattato dopo il rosso, rimane ferma e non sa più cosa fare.

Ciao, Umberto. Nessuno ti dimenticherà, anche nel frastuono dei nostri giorni.

La storia si ripete, o magari no

Nell’ambito della sua azione per il miglioramento dei diritti economici, sociali e culturali dei rom in Europa, il Segretariato Internazionale di Amnesty International ha lanciato un’azione per mettere fine agli atti di violenza contro la comunità rom in Italia e alla loro discriminazione, specialmente da parte dei politici e dei rappresentanti delle istituzioni italiane.

Nel nostro paese è in corso una campagna di discriminazione ai danni dei rom e il comportamento delle autorità italiane sta contribuendo a creare un clima ostile in cui violenze verbali e fisiche nei loro confronti sono legittimate.

Con questa azione chiederemo alle autorità italiane di astenersi dall’utilizzare un linguaggio discriminatorio nel corso dei loro interventi pubblici e dei loro rapporti con i media. Il secondo obiettivo è quello di fermare gli attacchi alle comunità rom e ai singoli da parte di attori non statali.

Firma sul sito:
http://email5.leonardo.it/webmail/wm_5/redir.php?http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1017

18 settembre 2008

Gli oggetti mi sono ostili

Un personaggio famoso (non ricordo se era Aristotele o Little Tony...) diceva "Oggi gli oggetti mi sono ostili!"

Luci dell'auto, bancomat, ascensore, lavatrice, computer, pezzi di dente, negli ultimi giorni tutto mi si rivolta contro. chissà che energie negative emano per creare dei campi magnetici di scassamento così potenti...

oggi x esempio mentre scrivo questo post e quello sui Subsonica e' il 19, non il 18...

>Nei nostri luoghi

Le serrande chiuse dal tempo e noi
Nei tuoi occhi i gesti nascosti e poi.

Rami secchi e dietro i cancelli noi.
L’innocenza è chiudere gli occhi e poi.

Dammi un po’ di te
La parte più dolce
Prendi un po’ di me
Respira più forte.

Facevamo un gioco da grandi noi.
Giocavamo a prendere il vento e poi.

Forse non lo sai che quei giorni non tornano più
Tornerà a cercarti ancora lì
Mentre insegui sogni che oggi non bastano più
Nei nostri luoghi e nei ricordi.

Quei segreti chiusi d’inverno e poi
Le paure, il tempo là fuori e noi.

Dammi un po' di te,
la parte più dolce,
prendi un po' di me,
respira più forte

Che viviamo un giorno da grandi noi.
Sapevamo prendere il vento e poi.

Forse non lo sai che quei giorni non tornano più
tornerà a cercarti ancora lì
mentre insegui i sogni che oggi non bastano più
nei nostri luoghi e nei ricordi

Mentre incolli quelle immagini
(Nei nostri luoghi e nei ricordi)
Mentre cerchi sogni che oggi non nascono più
(Nei nostri luoghi e nei ricordi)
Nei nostri luoghi e nei ricordi
(Nei nostri luoghi e nei ricordi)

Subsonica, Nei nostri luoghi (da L'eclissi, 2008)

I Subsonica hanno vinto il Premio Amnesty 2008 con la canzone Canenero.

La radio è l'unica cosa che allevia la solitudine intollerabile delle mie giornate lavorative. A parte adesso, che mi sta stroncando coi Radiohead, mentre fuori piove e il gatto dorme...

I fatti della Diaz in Piazza Globale

Care amiche e cari amici,
desideriamo segnalarvi le iniziative di Amnesty Bologna del prossimo fine settimana:

SABATO 20 SETTEMBRE 2008, ore 21,00
Festa dell’Unità (via Stalingrado, Bologna) - Piazza Globale
Il gruppo Amnesty International Bologna presenta il volume edito dalla casa editrice BeccoGiallo
“DOSSIER GENOVA G8 - IL RAPPORTO ILLUSTRATO DELLA PROCURA DI GENOVA SUI FATTI DELLA SCUOLA DIAZ”

Interverranno:
Gloria Bardi – sceneggiatrice del volume
Francesco Barilli – edizioni BeccoGiallo
Lorenzo Guadagnucci - Comitato Verità e Giustizia per Genova
Giusy D'Alconzo - Amnesty International Sezione Italiana, Ufficio Campagne e Ricerca
Modera:
Franco Arba, Centro Documentazione Amnesty International Bologna
In chiusura di serata:
FEV in CONCERTO




DOMENICA 21 SETTEMBRE 2008, ore 11-20
Giardini Margherita - Bologna
Il gruppo Amnesty International Bologna partecipa a
VOLONTASSOCIATE - 4° FESTA DELL’ASSOCIAZIONISMO E DEL VOLONTARIATO

Alle ore 15,20 nello spazio video di viale Lossanti, all’interno dei Giardini, verrà proiettato il DVD della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani a cartoni animati, prodotto dalla Circoscrizione Sicilia.

Veniteci a trovare, vi aspettiamo!

--
Amnesty International Bologna
Via Irma Bandiera 1/5 - 40133 BO
tel 051/434384 - fax 051/6145363
Email:
gr019@amnesty.it
Web: www.amnestybologna.it
Riunioni tutti i martedì alle 21

Aung San Suu Kyi cittadina di Bologna

Cittadinanza Onoraria alla leader Birmana Aung San Suu Kyi

Il Consiglio comunale di Bologna, con voto unanime, ha approvato la richiesta della Presidenza del Consiglio comunale di offrire la cittadinanza onoraria della città di Bologna alla leader birmana Aung San Suu Kyi, Premio Sakharov della Comunità Europea per la libertà di pensiero nel 1990, Premio Nobel per la Pace (su proposta di Vaclav Havel) nel 1991.


Ecco il testo dell'ordine del giorno, a firma di Gianni Sofri e Paolo Foschini, rispettivamente presidente e vicepresidente del Consiglio comunale:

"Il Consiglio comunale di Bologna riconosce da tempo nella leader birmana Aung San Suu Kyi, Premio Sakharov della Comunità Europea per la libertà di pensiero nel 1990, Premo Nobel per la pace (su proposta di Vaclav Havel) nel 1991, una delle più straordinarie figure del nostro tempo.
[...]
Così, da quasi vent'anni, una donna minuta e fragile, dai lineamenti finissimi anche se ormai segnati dalla sofferenza e dal sacrificio, continua a sfidare una dittatura di militari felloni e violenti, spacciatori internazionali di droga, sotto gli occhi così spesso distratti, quando non subdolamente complici, della comunità internazionale. Per tutte queste ragioni, anche Bologna -come tante altre comunità di tutto il mondo- vuole offrirle, con rispetto e ammirazione, la sua solidarietà, assegnandole la cittadinanza onoraria della nostra città".

(Comunicato stampa del Comune di Bologna)

Leggete sul sito del Comune la versione integrale del comunicato, che è anche una bellissima sintesi della storia di Suu Kyi:
http://www.comune.bologna.it/dettaglioIpNews.php?newsitemID=3790&channelID=10







16 settembre 2008

Non riesco a vivere


Sono un rimbambito
questo è il mio destino
sono un rimbambito

chiedo a te
prendimi a schiaffi
io sono un rimbambito

non riesco a vivere
come la gente
non riesco a vivere

chiedo a te
prendimi a schiaffi
io non riesco a vivere

cosa è importante?
cosa non lo è?
cosa è importante?

chiedo a te
dammi una risposta
cosa è importante?
fumo e cenere
sento dentro me
fumo e cenere

chiedo a te
prendimi a schiaffi
fumo e cenere

tengo in braccio
i miei sogni
tengo in braccio

chiedo a te
prendimi a schiaffi
io sono un rimbambito

sono un rimbambito
forse tu l'hai capito
che io sono un rimbambito

chiedo a te
prendimi a schiaffi
io sono un rimbambito


Bugo, Rimbambito (da Gaspare e Melchiorre, 2004)
Appena sentito su Radio Città Fujiko, come lo capisco...
La bella foto non so dire di chi è, l'ho scaricata da internet tempo fa.

14 settembre 2008

Dilemma

Le luci della mia auto hanno deciso di rompersi tutte insieme. Un mese fa mi e' partito lo stop sinistro; stamattina un amico mi ha fatto notare che non andava piu' un anabbagliante, poi verso sera un giapponese tra l'incazzato e l'angosciato mi ha affiancato al semaforo sventolando la mano a ballodelquaqua: "...fLeccia! dietLo! fLeccia bLuciata! molto peLicoloso! destLa! bLuciata! fLeccia!!!". Era cosi' agitato che mi sono sentita in dovere di rassicurarlo: "ah, ok... grazie, andro' subito a cambiarla... grazie!"
"si'! molto peLicoloso..."

Necessaria premessa: io, diva e donna anche in quei giorni, faccio gia' la mia parte per combattere gli stereotipi essendo una parcheggiatrice da competizione, ma - lo ammetto con una certa fatica - cambiare una lampadina dell'auto e' oltre le mie possibilita', almeno per il momento. Non so bene perche', ma e' cosi'.

[Per inciso, l'idea che mi sono fatta e' che il problema nasca, quantomeno nel mio caso, alle scuole elementari, dove alla mia epoca le femmine erano costrette - con un approccio del tutto anacronistico gia' allora - a fare i cosiddetti "lavoretti all'uncinetto", mentre i maschi costruivano l'impiantino elettrico e facevano "il traforo". Le pari opportunita' venivano ripristinate solo grazie ad assurdi centrotavola natalizi, con la carta argentata e le pigne ricoperte di porporina, strumento di oppressione previsto per entrambi i sessi. A me l'uncinetto non dispiaceva, come esibizione di virtuosismo, ma percepivo chiaramente l'inutilita' pratica e sociale, alla fine degli anni Settanta, di imparare a bordare a filet gli asciugamani di lino, e avrei dato qualsiasi cosa per poter usare il traforo a caldo e ritagliare il polistirolo, pratica altrettanto inutile nella vita, va detto, ma molto piu' divertente.]

Sia come sia, in ogni caso oggi la mia auto e' sempre lercia, la manutenzione sta a zero e se devo fare una cosa come cambiare la lampadina di un fanale non so dove mettere le mani.

Beh, uno potrebbe dire, dov'e' il problema? Se proprio non sai fare da sola fattela sostituire dal benzinaio, ti chiedera' un po' di piu' ma almeno risolvi. Bene, sono d'accordo: in attesa di emanciparmi dalla figura maschile e prima di fare del danno vado da un benzinaio. Il piu' vicino a casa mia e' una stazione della Shell. Avevo giurato a me stessa che non ci avrei mai messo piede (ne' ruota), perche' la Shell e' la compagnia responsabile dell'omicidio di Ken Saro Wiwa, poeta e scrittore nigeriano, colpevole di aver lottato contro le devastazioni procurate nella sua terra, la zona del Delta del Niger, dalle multinazionali petrolifere. Con accuse pretestuose Ken Saro Wiwa fu piu' volte incarcerato e infine impiccato assieme ad altri otto attivisti (nel 1995, non trecento anni fa) per mano del regime militare, colluso con le multinazionali.

Per cinque anni sono riuscita a mantenere fede al mio proposito. Poscia, piu' che il dolor pote' il ferragosto bolognese. Dovevo portare i miei genitori al mare, avevo fretta e trovare un benzinaio aperto con anche l'umano operativo dentro era una impresa disperata. Dopo averne passati una serie, tutti chiusi, stavo per arrendermi quando inaspettatamente trovo aperta la famigerata Shell vicino a casa, quella del "piuttosto spingo la macchina fino al primo autogrill". Mi dibatto per qualche secondo nel dilemma, poi penso ai miei genitori, al traffico delle vacanze, ho i minuti contati e cedo. Decido che e' da irresponsabili andare in giro con gli stop rotti, cosi' vinco le mie remore e vado a farmi sistemare per bene la macchina con tutti i classici controlli pre-viaggio. Benzina, gomme, olio, acqua e cambio della lampadina guasta. Sono un po' turbata, pero'. Mi aspetto inconsciamente di trovare l'espressione della protervia di tutte le multinazionali e di tutto il male del mondo in questa stazione Shell, invece rimango stupita. Sono costretta a constatare che il benzinaio (un ex-giovane di eta' indefinibile e che ovviamente non ha nessun senso mettere sullo stesso piano dei mandanti morali dell'omicidio di Saro Wiwa) e' molto gentile, scrupoloso e incredibilmente non ladro. Traffica con impegno per alcuni minuti per togliere la lampadina bruciata, armeggiando con il cacciavite tra foglie marce, rametti, polveri sottili e grossolane, morchia secca e merda varia che intasa gli interstizi della zona luci, e con mia sorpresa non mi chiede nulla per il servizio, solo il prezzo (basso) della lampadina. Me ne riparto molto soddisfatta come cliente, tranquilla come automobilista, santasubito come figlia, ma in piena crisi di coscienza come attivista.

Sono venuta meno ai miei piu' saldi principi, pero' avevo un buon motivo, cause di forza maggiore, lafrettal'alluvionelecavallette, e poi non decidevo solo per me e poi e poi e poi... Appoggiati sulle mie spalle, l'angioletto e il diavolino fanno a cazzotti, come nei cartoni animati, ma la cosa peggiore e' che non sicura di sapere bene chi e' l'angioletto e chi il diavolino. E' ragionevole non servirsi per principio di una certa stazione di servizio e rischiare di farsi tamponare mentre trasporti i tuoi famigliari? Ha senso lottare in modo cosi' capillare contro una multinazionale, che dal tuo piccolo e singolo gesto non verra' mai nemmeno sfiorata? Ma le questioni di principio, allora? Cosa faccio, mangio il Big Mac, per produrre il quale viene consumata una quantita' di acqua che basterebbe a dissetare una decina di villaggi africani per un anno, ma e' tanto buono? Bevo o no la Coca-cola, che ammazza i sindacalisti colombiani come mosche, ma non c'e' niente che mi fa digerire cosi' bene? Faccio benzina alla Shell, che ha fatto uccidere Ken Saro Wiwa per poter continuare a inquinare, ma mi e' tanto comoda? Ok, no, e' chiaro. La domanda vera e': no significa NO MAI o TENDENZIALMENTE NO? Quanto sono importanti i principi? Quanto le responsabilita'? Qual e' il vero significato, il vero scopo della coerenza?

Mi rispondo che, come in quasi tutte le cose, non c'e' una risposta univoca, una ricetta che vada bene sempre, una linea guida universale e perenne che spazzi via tutti i dilemmi e la necessita' di continuare a ragionare e a scegliere. L'atteggiamento giusto puo' essere solo quello di valutare caso per caso, con buon senso ed elasticita' mentale, perseveranza, attenzione e memoria. Lottare in modo strategico, piuttosto che schiantarsi contro le pale del mulino a vento senza chiedersi neanche se serve. Ma non sono del tutto convinta di questa conclusione.

E, soprattutto, questa volta cosa faccio? Torno alla Shell, bella comoda vicino a casa, con il benzinaio gentile e onesto? O mi sbatto per andare in giro a trovarne un altro, magari ladro, rischiando tamponamenti e punti della patente? Ora che non ho neanche la scusa della fretta, da chi vado a farmi cambiare l'anabbagliante e la fLeccia bLuciata?


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http://www.remembersarowiwa.com/


13 settembre 2008

>Incredibile

Jack Alderman ha la mia stessa età e martedì ha un appuntamento con il boia che lo aspetta da 34 anni.
In questi 34 anni io ho studiato, ho fatto il militare e lavorato. Sono diventato padre e mi sono avvicinato alla pensione. Intanto Alderman marciva nel braccio della Georgia.
Non so se Jack sia innocente come afferma da 34 anni. Sinceramente non mi importa e non è questo il punto. Il punto è se lo stato ha il diritto di condannare a morte e di farlo in questo rivoltante modo. Io dico di no.

Claudio Giusti

http://www.ajc.com/metro/content/metro/stories/2008/05/03/alderman_0504.html
http://www.exoneratejack.org/biography.html
http://www.examiner.com/Subject-Jack_Alderman.html
http://www.ipetitions.com/petition/JusticeForJack/
http://www.democracyinaction.org/dia/organizationsORG/ncadp/campaign.jsp?campaign_KEY=16100

Dott. Claudio Giusti
giusticlaudio@aliceposta.it
Claudio Giusti ha avuto il privilegio e l’onore di partecipare al primo congresso della sezione italiana di Amnesty International e in seguito è stato uno dei fondatori della World Coalition Against The Death Penalty. Fa parte del Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulla Legalità e i Diritti.

08 settembre 2008

Farsa ONU

In primo piano su: http://www.reteccp.org/ccpboard.html

BIRMANIA; WP: "FARSA ONU", LA DIPLOMAZIA CHE "RINCUORA" LA GIUNTA

Roma, 27 agosto 2008 (Apcom) - A quasi un anno dalla rivolta dei monaci birmani contro "uno dei regimi più crudeli del mondo" è ormai chiaro che "la diplomazia Onu è diventata un pretesto per l'inerzia, non un cammino per le riforme". E' quanto scrive oggi il Washington Post in un editoriale intitolato "la farsa Onu", all'indomani dell'ultima missione "fallimentare" dell'inviato delle Nazioni Unite, Ibrahim Gambari, nel Paese del Sud-est asiatico, che si è visto sbattere la porta in faccia dalla stessa leader birmana Aung San Suu Kyi.

"Suu Kyi ha dato prova di straordinario coraggio - commenta il Wp - ed è probabile che l'indomito Premio Nobel per la Pace abbia deciso, anche a costo di aggravare il suo terribile isolamento, di non dare ulteriore legittimazione a un processo che ha soltanto conferito dignità al regime". E' di ieri la notizia che la leader birmana rifiuta dal 15 agosto scorso le provviste di cibo che le vengono recapitate in casa, dove si trova agli arresti da quasi 13 degli ultimi 19 anni.

Un anno fa, ricorda il Wp, i governi di tutto il mondo "sollecitarono il Segretario generale dell'Onu a fare qualcosa" e Ban Ki-moon inviò il suo inviato speciale in missione con obiettivi chiari: assicurare il rilascio della leader democratica Aung San Suu Kyi e degli altri prigionieri politici e aiutare la Lega nazionale per la democrazia a riaprire i suoi uffici nel Paese". Lo scorso autunno, la giunta militare birmana assicurò a Gambari che avrebbe avviato il dialogo con Suu Kyi e le avrebbe permesso di incontrare i suoi colleghi di partito. "Ma il leader supremo, generale Than Shwe, non ha tenuto fede neanche a queste magre concessioni, e Suu Kyi si è rifiutata di incontrare l'inviato Onu nella sua ultima missione", scrive il quotidiano americano.

"Non sorprende - continua il Wp - che mentre Than Shwe intensifica la repressione nel suo Paese, dopo aver rifiutato gli aiuti internazionali per le vittime del ciclone Nargis della scorsa primavera, le Nazioni unite e altri rappresentanti internazionali abbiano deciso di accusare la vittima. Lunedì, il premier tailandese, che coltiva i suoi legami con il corrotto regime, ha invitato gli altri leader a dimenticare Aung san Suu Kyi. Il processo internazionale è una una foglia di fico che rincuora il regime, a quanti fanno affari con questo e a quanti fanno discorsi ridondanti sulla democrazia ma fanno resistenze ad agire, imponendo per esempio l'embargo sulle armi".

"E' giunto il momento per Ban - conclude il Wp - di affermare che non permetterà che le Nazioni Unite siano sfruttate e umiliate in questo modo".

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grazie a Roberta per la segnalazione

Sciopero della fame per Aung San Suu Kyi

Burma News - Attualià dalla Birmania

AUNG SAN SUU KYI DA 3 SETTIMANE RIFIUTA CIBO

AGI_5 settembre 2008

Aung San Suu Kyi, leader dell'opposizione nel Myanmar, ha intrapreso un seppur parziale sciopero della fame. La notizia e' giunta dagli ambienti del suo partito Lnd, la Lega Nazionale per la Democrazia, secondo cui la 63enne dissidente non violenta da tre settimane non accetta le razioni alimentari quotidiane che le sono passate dal regime dell'ex Birmania, unica fonte di nutrimento alla quale ha accesso, consumandone soltanto una minima porzione: una decisione estrema per protestare contro il suo stato di detenzione arbitraria che dura ormai da diciannove anni, gli ultimi cinque dei quali trascorsi agli arresti domiciliari nella modesta villetta di Suu Kyi alla periferia di Yangon, la vecchia capitale birmana gia' nota come Rangoon.

In una nota della Lnd si esprime ansieta' per la sorte della vincitrice del premio Nobel per la Pace 1991: "Noi e il popolo birmano siamo molto preoccupati per la sua salute. Le autorita' che l'hanno segregata ingiustamente sono responsabili della sicurezza di 'Daw' Aung San Suu Kyi, e della sua sopravvivenza", prosegue il comunicato, in cui al nome dell'oppositrice e' premesso un titolo reverenziale molto in uso nel Paese asiatico. Nei giorni scorsi la leader democratica aveva rinunciato anche alle uniche occasioni che le erano state concesse per incontrare persone diverse dai soldati suoi carcerieri.

Oltre al generale Aung Kyi, il ministro del Lavoro nominato dalla giunta militare del Myanmar come 'ufficiale di collegamento' con lei, ancora prima aveva rifiutato di vedere persino l'inviato speciale delle Nazioni Unite, Ibrahim Gambari. Gli unici incontri di Suu Kyi sono stati con il suo avvocato, tre volte nell'ultimo mese, e con un medico per un controllo generale.

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The Euro-Burma Office is to promote the development of democracy in Burma by assisting the Burmese democracy movement prepare for a transition to democracy.

dEAD LETTER oFFICE 4 aMNESTY


06 settembre 2008

Non si gioca con i diritti umani


COMUNICATO STAMPA CS115-2008

CHIUSURA DELLE OLIMPIADI DI PECHINO, IL COMMENTO DI AMNESTY INTERNATIONAL:

LA CINA E IL COMITATO INTERNAZIONALE OLIMPICO DEVONO IMPARARE DAGLI ERRORI COMMESSI E SOSTENERE I VALORI DEI DIRITTI UMANI

Al termine dei Giochi olimpici di Pechino, Amnesty International ha accusato le autorita’ cinesi di aver preferito badare all’immagine rispetto alla sostanza e di aver continuato a perseguitare e punire attivisti e giornalisti durante le Olimpiadi.

L’organizzazione ha inoltre criticato il Comitato internazionale olimpico (Cio) per aver macchiato l’eredita’ dei Giochi in tema di diritti umani, chiudendo un occhio sulle violazioni commesse.

‘Le Olimpiadi sono state uno spettacolare evento sportivo, ma si sono svolte in un contesto di violazione dei diritti umani: agli attivisti e’ stato impedito di esprimere le proprie idee pacifiche e molti di essi sono stati imprigionati senza aver commesso alcun reato’, ha dichiarato da Hong Kong Roseanne Rife, vicedirettrice del Programma Asia-Pacifico di Amnesty International. ‘Le autorita’ cinesi e il Cio avevano l’opportunita’ di mostrare che il rispetto dei diritti umani fosse migliorato ma hanno ampiamente fallito: sfratti forzati, arresti di attivisti e restrizioni ai danni dei giornalisti non dovranno caratterizzare un’altra Olimpiade’.

La dichiarazione di Amnesty International e’ giunta poco dopo quella di Jacques Rogge, presidente del Cio, che durante la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Pechino ha detto: ‘Questi sono stati Giochi davvero eccezionali’.

Nel corso dei Giochi olimpici, Amnesty International ha documentato una serie di violazioni dei diritti umani nei confronti di attivisti pacifici e giornalisti, tra cui:

l’arresto e la condanna, anche alla ‘rieducazione attraverso il lavoro’, di attivisti che avevano chiesto di svolgere manifestazioni nelle ‘zone delle proteste’, istituite dal governo in alcuni parchi della capitale;

la perdurante detenzione o l’arresto arbitrario di giornalisti e attivisti che avevano cercato di denunciare le violazioni dei diritti umani in corso;

il divieto di manifestare pacificamente nelle ‘zone delle proteste’: il 18 agosto, dopo ripetute insistenze dei giornalisti, le autorita’ hanno comunicato che avevano ricevuto 77 richieste di manifestazioni da parte di 149 persone ma che 74 erano state ‘ritirate’, due ‘sospese’ e una ‘sottoposta a veto’.

‘E’ davvero giunto il momento che il Cio metta in pratica i propri valori-chiave della ‘dignita’ umana’ e dei ‘principi etici universali e fondamentali’, facendo dei diritti umani un nuovo pilastro dei Giochi olimpici’, ha affermato Rife.

Amnesty International chiede al Cio di imparare la lezione di Pechino, includendo chiari e misurabili indicatori dell’impatto sui diritti umani in tutte le future valutazioni di candidature all’assegnazione delle Olimpiadi e nei contratti con le citta’ ospitanti.

Amnesty International ha riconosciuto che le autorita’ hanno preso alcuni provvedimenti positivi, come lo sblocco di alcuni siti internazionali (tra cui lo stesso http://www.amnesty.org/) in risposta alle forti proteste dell’opinione pubblica espresse dai giornalisti a Pechino prima dell’inizio dei Giochi. Tuttavia, l’organizzazione per i diritti umani sollecita il governo cinese a estendere completamente il libero accesso a Internet e a rendere permanenti le regole temporanee introdotte in favore dei giornalisti stranieri in Cina alla vigilia delle Olimpiadi, assicurando che siano applicate davvero e in modo uniforme.

Molti attivisti cinesi sono stati perseguitati e puniti per aver denunciato le violazioni dei diritti umani prima o durante i Giochi olimpici. Tra questi Amnesty International segnala:

Ye Guozhu, attivista per il diritto alla casa, e’ detenuto in una stazione di polizia dopo aver terminato di scontare una condanna a quattro anni di carcere, inflittagli per aver cercato di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sugli sfratti eseguiti con la forza a Pechino per costruire impianti olimpici. La polizia ha dichiarato che avrebbe trattenuto Ye Guozhu fino alla fine delle Olimpiadi e delle Parolimpiadi, al fine di evitare problemi a lui e ai suoi familiari. Il 26 luglio la polizia ha poi precisato che Ye Guozhu era detenuto presso la stazione di polizia di Xuanwu perche’ sospettato di ‘aver convocato la folla per creare disturbo all’ordine in un luogo pubblico’. Amnesty International ha appreso da fonti attendibili che Ye Guozhu e’ stato picchiato coi bastoni elettrici prima del processo e anche durante la prigionia.

Wu Dianyuan (79 anni) e Wang Xiuying (77), due donne che avevano chiesto il permesso di manifestare in una delle ‘zone delle proteste’, sono state accusate di ‘disturbo all’ordine pubblico’ e condannate a un anno di rieducazione attraverso il lavoro. Le due donne presentavano denunce alle autorita’ dal 2001, quando erano state sfrattate dalle loro abitazioni per fare spazio a un progetto di sviluppo. Le autorita’ municipali di Pechino hanno dichiarato che non dovranno scontare la condanna finche’ si comporteranno bene, ma che comunque subiranno limitazioni alla liberta’ di movimento.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 24 agosto 2008

Per ulteriori informazioni e interviste:
a Hong Kong: Roseanne Rife, vicedirettrice del Programma Asia-Pacifico di Amnesty International, +852 9103 7183
a Londra: Ufficio Stampa di Amnesty International, +44 7778 472 126
a Roma: Ufficio Stampa di Amnesty International, 348 6976920

04 settembre 2008

Ambassador of Conscience


COMUNICATO STAMPA CS117-2008
PETER GABRIEL NOMINATO ‘AMBASCIATORE DELLA COSCIENZA 2008’ DA AMNESTY INTERNATIONAL

Art for Amnesty, la struttura di Amnesty International che si occupa di eventi artistici per sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti umani, ha annunciato oggi che Peter Gabriel e’ stato nominato Ambasciatore della coscienza 2008. La cerimonia di consegna del Premio avra’ luogo all’Hard Rock Cafe’ di Londra, mercoledi’ 10 settembre.

Pater Gabriel e’ da decenni un attivista per i diritti umani. E’ stato accanto ad Amnesty International nel ‘Conspiracy of Hope Tour’ del 1986 e nello ‘Human Rights Now! Tour’ del 1988. Successivamente, ha fondato ‘Witness’, una video-community che svolge campagne per i diritti umani e, da ultimo, ‘The Elders’, un gruppo di personalita’ autorevoli che cerca di risolvere per via diplomatica i problemi piu’ intricati del pianeta.

‘Peter e’ protagonista della lotta per i diritti umani e la giustizia da un quarto di secolo, ormai’ – ha dichiarato Bill Shipsey di Art for Amnesty – ‘e le meravigliose cose che ha fatto, non solo con Amnesty, giustificano in pieno la sua nomina ad Ambasciatore della coscienza’.

Il Premio Ambasciatore della coscienza, giunto alla sua sesta edizione, e’ un riconoscimento alla straordinaria leadership e partecipazione alle campagne per proteggere e promuovere i diritti umani. Ispirato a una poesia scritta per Amnesty International dal Nobel per la Letteratura Seamus Heaney, intende promuovere l’azione di Amnesty International associandone il nome alla vita, al lavoro e all’esempio dei suoi Ambasciatori. Nelle precedenti edizioni, il riconoscimento e’ andato a Nelson Mandela, U2, Mary Robinson e Vaclav Havel.

Il Premio Ambasciatore della coscienza verra’ conferito a Peter Gabriel da The Edge, chitarrista degli U2, in una cerimonia che avra’ luogo all’Hard Rock Cafe’ di Londra, mercoledi’ 10 settembre. Quel giorno, Amnesty International lancera’ ‘Small Places Tour 2008’, il piu’ ambizioso progetto musicale promosso dall’organizzazione per i diritti umani negli ultimi vent’anni. Informazioni sugli artisti che vi prenderanno parte saranno rese note dopo il conferimento del Premio a Peter Gabriel.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 3 settembre 2008
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Small places

Where Do Human Rights Begin?

Remarks at the United Nations, March 27, 1953

Where, after all, do universal human rights begin? In small places, close to home - so close and so small that they cannot be seen on any map of the world. Yet they are the world of the individual person: The neighborhood he lives in; the school or the college he attends; the factory, farm, or office where he works. Such are the places of every man, woman and child seeks equal justice, equal opportunities, equal dignity without any discrimination. Unless these rights have meaning there, they have little meaning anywhere. Without concerted citizen action to uphold them close to home, we shall look in vain for progress in the larger world.

Eleanor Roosevelt

DLO live domenica 7 settembre