25 ottobre 2009

analisi grammaticale

ibernare
infinito presente

aver vissuto da Dio
infinito passato

Dio è risorto
perfetto

Dio è morto
cazzo

accoppiamoci
congiuntivo esortativo

divide! (lat.)
imperativo presente

veni, vidi, vici
perfetto,
ma mi sarei acceso almeno una sigaretta

Pier Mario Giovannone, E' partita Iva, Esperia 2008

23 ottobre 2009

Ci sto lavorando




È stato ieri o forse l’altro ieri,
tornavo a casa che il sole era già in piedi,
la mia piantina lì sul davanzale,
mi supplicava di darle da bere.

Pensavo tanto, non ne trovavo il senso…
Ma volevo ridere, adesso che ci penso.
Io lì seduto che me ne stavo mite,
la mia piantina urlava ho sete.

Uno, due e tre, comincerò da me.
E non sarà di certo facile.
Sto già contando quarantadue, ma…
Ci sto lavorando…

Dovuta agli animi irrequieti,
Dovuta come il sonno,
Dovuta al corpo stanco,
Dovuta al cuore.


Dovuta a chi ha dovuto…
senz’altro anche dovuta a chi…
Dovuta e qui si tace…
Dovuta un po’ di pace.

Poi ho creduto di averla catturata,
L’irrequietezza d’un tratto dileguata.
È per la gioia che stavo per ballare, quando…
Il mio sorriso mescolavo al pianto.

Vivo in un mondo che mi porta lontano,
quello in cui vivo veramente mi è cattivo,
a petto in fuori urlavo io lo cambierò,
urlavo ma ero io per primo che dovevo cambiare…

Uno, due e tre, continuerò da me.
No, non ho detto che sia facile,
Sto già contando quarantadue, ma…
Ci sto lavorando… Ancora un po’.

Dopo un bel poco ancora un poco e dopo un po’…
Un altro po’…



Ivan Segreto, Puzzle, da Porta Vagnu, 2004

Quieto patato

Mercato
vendimi
il mattino.
Un sole giallo melone
un'aria fresca insalata
un corpo allegro rapanello.

Mercato
vendimi
il pomeriggio.
Un sole arancio arancio
un'aria dolce anguria
un corpo pieno pomodoro.

Mercato
vendimi
la sera.
Una luna chiara mela
un'aria buia uva
un corpo quieto patato.


Roberto Piumini, Io mi ricordo quieto patato... - Poesie, Nuove Edizioni Romane, 1980

labirinti

magari avere
un labirinto
di mille stanze:
ne ho solo due

ecco chi sono
(ecco il mio male):
un minotauro
da bilocale


Pier Mario Giovannone, E' partita Iva, Empiria 2008

08 ottobre 2009

Love, hate, difference

Todo cambia

Adios negra querida

L'Argentina piange Mercedes Sosa "cantora popular" di lotta e libertà

MERCEDES SOSA, la "cantora popular" simbolo della lotta contro la dittatura e per i diritti civili in Argentina, è morta oggi all'età di 74 anni. Lo hanno reso noto fonti della sua famiglia annunciando che la camera ardente per rendere omaggio all'artista sarà allestita nel "Salone dei Passi perduti" al Congresso argentino.

"Nella giornata di oggi, nella città di Buenos Aires, comunichiamo che la signora Mercedes Sosa, la più grande artista della musica popolare latinoamericana, ci ha lasciato", si legge sulla homepage del sito ufficiale dedicato alla cantante. Mercedes Sosa era stata ricoverata il mese scorso in un ospedale della capitale argentina a causa di una disfunzione renale. In 60 anni di carriera, si legge ancora, ha attraversato diversi Paesi nel mondo, condiviso la scena con prestigiosi artisti e lascia un'enorme eredità artistica. "Adios" si legge in uno dei tantissimi messaggi lasciati sul sito, "Il mondo non è giusto", "Negra querida, la tua voce ci seguirà cantando". [secondo me è: La tua voce continuerà a cantare...!!]

Nata da una famiglia povera a San Miguel de Tucumán il 9 luglio del 1935, Haydé Mercedes Sosa inizia la sua carriera artistica giovanissima, appassionandosi presto alla canzone popolare. Arrivata al successo negli anni Sessanta, nel 1967 si esibisce in una lunga tournée che la porta negli Stati Uniti, Russia ed Europa. Nel 1971 pubblica "La voz de Mercedes Sosa" e "Homenaje a Violeta Parra", in cui canta numerose canzoni della famosa cantante cilena, fra cui la celeberrima "Gracias a la vida". Nel 1972, nonostante gli attacchi dei militari, esce "Hasta la victoria", un album con canzoni di chiaro contenuto sociale e politico e "Cantata Sudamericana" con musica di Ariel Ramírez e versi di Félix Luna.

Considerata uno dei simboli della resistenza alla dittature del continente, dopo il golpe militare del 1976 la sua musica di denuncia inizia a essere invisa ai militari: dapprima è vittima della censura, le impediscono di pubblicare dischi, viene arrestata durante un concerto a La Plata e infine, nel 1979, è costretta all'esilio a Parigi e l'anno dopo a Madrid. Durante quel periodo dedica molti brani alla sua patria e alla speranza di cambiamento e di pace e democrazia per gli argentini, come "Todo cambia" e "Solo le pido a Dios", che diventerà l'inno delle nuove generazioni alla libertà riconquistata.

Torna in Argentina il 18 febbraio del 1982, alla vigilia della caduta del regime, e si esibisce in una serie di concerti a Buenos Aires che vengono registrati e pubblicati. Il successo discografico e il documentario dal titolo "Como un pájaro libre" coincidono con il ritorno della democrazia nel suo Paese. Da allora non ha mai smesso di cantare, esibirsi anche all'estero, arricchendo la sua discografia. Nel suo vasto repertorio ha interpretato e collaborato con poeti cileni quali Víctor Jara, Pablo Neruda, il cubano Ignacio Villa e Atahualpa Yupanqui, considerato il più importante esponente della musica folk argentina.

Il suo ultimo lavoro, uscito nei mesi scorsi, è "Cantora - Un viaje intimo", un album doppio di duetti in cui Mercedes è affiancata dai principali artisti del Sudamerica, fra cui Shakira, Lila Downs, Gustavo Cerati, Marcela Morelo, Jorge Drexler, Gustavo Santaolalla, Julieta Venegas, Caetano Veloso e molti altri. Il cd è in corsa per i Latin Grammy Awards, i prestigiosi riconoscimenti della musica latinoamericana, che saranno consegnati il 5 novembre a Las Vegas. Mercedes Sosa ha conquistato diversi Latin Grammy sin dalla prima edizione, nel 2000, e poi nel 2003 e nel 2006. Quest'anno "Cantora 1" è candidato nelle categorie miglior album dell'anno e miglior album folk.

(da www.repubblica.it 4 ottobre 2009)

... e se c'ero, dormivo

Diaz, assolti De Gennaro e Mortola

L'ex questore Colucci rinviato a giudizio

LA CRONOLOGIA dei fatti
GENOVA - Assolti per "non aver commesso il fatto" l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro e l'ex dirigente della Digos di Genova Spartaco Mortola, accusati di aver indotto alla falsa testimonianza l'ex questore di Genova Francesco Colucci. Secondo
il giudice di primo grado, la retromarcia di Colucci che in un primo tempo aveva fatto intendere che "il capo" fosse informato della sanguinosa irruzione nella scuola Diaz durante il G8 del 2001, non è attribuibile a loro.
I pm avevano chiesto due anni di reclusione. La decisione è stata presa dal gup di Genova Silvia Carpanini, dopo solo un quarto d'ora di camera di consiglio. Lo scorso luglio i pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini, titolari dell'inchiesta sulle violenze contro i giovani che si trovavano nella scuola, avevano chiesto due anni di reclusione per De Gennaro e un anno e quattro mesi per Mortola. Usciti di scena loro, rimane alla sbarra Colucci, rinviato a giudizio perché, a differenza degli altri due imputati, ha preferito il rito ordinario a quello abbrevitato.
Le due versioni di Colucci. La vicenda nasce da un interrogatorio dell'allora questore di Genova. Inizialmente ammise un coinvolgimento indiretto dell'ex capo della polizia nei fatti della Diaz, ma in seguito, durante il dibattimento, Colucci fece un passo indietro e sostenne che De Gennaro era all'oscuro di quelle violenze. Da qui la richiesta dei pm di falsa testimonianza per Colucci e di istigazione alla falsa testimonianza per De Gennaro e Mortola che avrebbero indotto l'ex questore a ritrattare. L'intercettazione: "Ho parlato con il capo". L'accusa si fondava su una telefonata registrata tra la prima e la seconda versione dell'ex questore. Colucci chiamò Mortola e gli disse: "Ho parlato con il capo. Devo fare marcia indietro". Il "capo" cui fa riferimento sarebbe stato proprio De Gennaro. Ma il giudice non ha creduto a questa tesi e ha formulato una piena assoluzione. [Allora chi era? Basettoni?]

Imputati soddisfatti. "Siamo molto soddisfatti per l'esito della sentenza, ma anche anche per la serenità con cui si è svolto il processo". E' il primo commento dell'avvocato Carlo Biondi, difensore, insieme a Franco Coppi, dell'ex capo della polizia, attuale direttore del Dipartimento della Informazioni per la Sicurezza Dis. Il verdetto è stato accolto con soddisfazione anche dal legale dell'ex capo della Digos di Genova, promosso nel frattempo a questore vicario di Torino. Il governo: "Crolla il teorema del complotto". Commenti positivi sono stati espressi da componenti della maggioranza e del Pd. Per il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, la sentenza di oggi "è l'ennesima smentita del teorema del complotto, costruito da qualche pm". Simili parole ha usato il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri: "Crolla l'immotivata campagna di denigrazione delle forze dell'ordine". Soddisfazione per l'esito della vicenda è stata espressa anche dal responsabile della sicurezza del Pd Marco Minniti che ha telefonato a De Gennaro per congratularsi.
Heidi: "De Gennaro intoccabile". Molto diverso il commento di Laura Tartarini, avvocato di parte civile: "La cosa non ci stupisce ma non si capisce dove, come e perché il questore Colucci abbia deciso di fare una falsa testimonianza senza essere indotto: ci sono intercettazioni telefoniche dove Mortola istruisce Colucci; come il giudice possa aver ritenuto che non ci fossero le prove di induzione alla falsa testimonianza lo scopriremo nelle motivazioni". Ancora più dura Heidi Giuliani, madre di Carlo, vittima degli scontri di piazza quell'estate a Genova: "Nessun stupore. De Gennaro fa parte della categoria degli intoccabili del nostro Paese".

(da http://www.repubblica.it/ 7 ottobre 2009)

el caracol

un orsito



:,-S

Cross kissing


'Cross kissing' ovvero un bacio pubblico in mezzo agli incroci stradali tra persone dello stesso sesso. Così si sta svolgendo l'iniziativa indetta dal collettivo universitario Lgbtiq 'sui generis'. Una trentina circa di giovani universitari e universitarie sta pubblicizzando in questo modo la prossima manifestazione del 10 ottobre a Roma contro l'omofobia che partirà da Piazza Esedra fino al Colosseo.

da www.repubblica.it

Libertà di stampa

COMUNICATO STAMPA CS125-2009

TRE ANNI FA L’OMICIDIO DI ANNA POLITKOVSKAYA. AMNESTY INTERNATIONAL CHIEDE
AL PRESIDENTE RUSSO MEDVEDEV DI AGIRE PER PORRE FINE AGLI ATTACCHI CONTRO
GLI ATTIVISTI PER I DIRITTI UMANI


Tre anni dopo l’omicidio di Anna Politkovskaya, le violenze e le
intimidazioni contro gli attivisti per i diritti umani in Russia e nel
Caucaso settentrionale sono ancora in aumento. Lo ha denunciato Amnesty
International, che ha scritto una lettera al presidente della Russia,
Dmitry Medvedev, sollecitando misure autentiche per porre fine agli
attacchi e un impegno concreto per portare di fronte alla giustizia i
responsabili.

‘Il fatto che chi ha commesso e chi ha ordinato l’omicidio di Anna
Politkovskaya sia ancora libero e’ la testimonianza di quanto le autorita’
russe non abbiano indagato a fondo su crimini del genere’ – ha dichiarato
Irene Khan, Segretaria generale di Amnesty International.

L’elenco delle persone che hanno denunciato le violazioni dei diritti
umani in Russia (attivisti, avvocati, giornalisti) e che, con ogni
probabilita’ per questo motivo, sono state assassinate o hanno subito
intimidazioni, e’ lungo.

Quest’anno a gennaio Stanislav Markelov, un avvocato che aveva lavorato a
stretto contatto con Anna Politkovskaya, e’ stato assassinato a Mosca.
Anastasia Baburova, una giornalista, e’ caduta al suo fianco.

Attacchi del genere, nei confronti di persone impegnate a proteggere i
diritti umani, sono comuni nel Caucaso settentrionale. Il 15 luglio,
Natalia Estemirova, esponente del centro per i diritti umani Memorial, e’
stata sequestrata nella capitale cecena, Grozny. Il suo corpo e’ stato
ritrovato poche ore dopo nella vicina Inguscezia. La vittima aveva
ricevuto in passato numerose minacce a causa del suo impegno in favore dei
diritti umani.

L’omicidio di Natalia Estemirova ha avuto luogo in un clima in cui gli
attivisti vengono pubblicamente minacciati dalle autorita’ cecene, che li
accusano di essere sostenitori dei gruppi armati illegali. All’inizio del
mese, Adam Delimkhanov, parlamentare russo e stretto alleato del
presidente ceceno Ramzan Kadyrov, era apparso alla Tv Cecena minacciando
‘i cosiddetti difensori dei diritti umani, amici dei terroristi’. In
un’intervista rilasciata a Radio Liberty poco dopo l’omicidio di Natalia
Estemirova, il presidente Kadyrov ha definito irrilevante il lavoro della
vittima, aggiungendo che si trattava di una persona ‘priva totalmente di
onore e del senso della vergogna’.

‘E’ indispensabile che le indagini sulle uccisioni di Natalia Estemirova,
Stanislav Markelov, Anastasia Baburova e Anna Politkovskaya siano condotte
con imparzialita’ e indipendenza e che non manchino, ove emergano indizi,
di investigare sulle complicita’ di esponenti del governo, compresi i
livelli piu’ alti’ – ha aggiunto Khan.

Amnesty International continua a essere preoccupata per l’incolumita’ di
esponenti di Memorial tanto nel Caucaso settentrionale quanto a Mosca.

Akhmed Gisaev, poco prima dell’uccisione di Natalia Estemirova, stava
seguendo insieme a lei il caso di una presunta esecuzione extragiudiziale
in un villaggio ceceno. Da allora viene pedinato e riceve minacce.

Zarema Saidulaeva, presidente dell’associazione umanitaria Salviamo la
generazione, e’ stata assassinata insieme al marito, Alik Dzhabrailov,
l’11 agosto. I due sono stati sequestrati di fronte alla sede
dell’associazione, a Grozny, da uomini che si erano qualificati come
personale di sicurezza. Poche ore dopo, i loro corpi sono stati ritrovati
nel portabagagli della loro automobile.

A Makhachkala, capitale del Daghestan, e’ stato recentemente chiuso
l’ufficio delle Madri del Daghestan per i diritti umani. Due esponenti
dell’associazione, Svetlava Isaeva e Gulnara Rustamova, insieme ad altri
attivisti, avvocati e giornalisti locali, sono stati additati con nome e
cognome come sostenitori e fiancheggiatori dei gruppi armati illegali. Sui
volantini distribuiti nella capitale si invitava ad eliminarli.

‘E’ davvero giunto il momento che il presidente Medvedev mostri la
volonta’ politica di stare dalla parte dei diritti umani in Russia e che
agisca contro questo clima di paura e intimidazione’ – ha concluso Khan.

Amnesty International chiede al presidente Medvedev di garantire indagini
approfondite e processi in linea con gli standard internazionali su questi
crimini. A tre anni dall’omicidio di Anna Politkovskaya, le autorita’
russe devono porre fine agli attacchi contro coloro che agiscono per
proteggere i diritti umani in Russia.


FINE DEL COMUNICATO Roma, 6 ottobre 2009