29 gennaio 2009

Giuramento

CAMPAGNA “DIVIETO DI SEGNALAZIONE”
SIAMO MEDICI ED INFERMIERI, NON SIAMO SPIE

dal giuramento d’Ippocrate: «Giuro di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell'esercizio della mia professione o in ragione del mio stato»

APPELLO AI SENATORI PER RESPINGERE L'EMENDAMENTO
CHE ELIMINA IL PRINCIPIO DI NON SEGNALAZIONE ALLE AUTORITÀ
PER GLI IMMIGRATI CHE SI RIVOLGONO AD UNA STRUTTURA SANITARIA

Il 3 febbraio prossimo il Senato voterà l’emendamento 39.306 (presentato in sede di esame del DDL 733), volto a sopprimere il comma 5 dell'articolo 35 del Decreto legislativo 286/1998 (Testo unico sull'immigrazione) che sancisce il divieto di "segnalazione alle autorità" per il migrante irregolare che si rivolge ad una struttura sanitaria. Provvedimento inutile e dannoso:- spingerà verso l'invisibilità una fetta di popolazione straniera che in tal modo sfuggirà ad ogni tutela sanitaria;- incentiverà la nascita e la diffusione di percorsi sanitari ed organizzazioni sanitarie “parallele”, al di fuori dei sistemi di controllo e di verifica della sanità pubblica (gravidanze non tutelate, rischio di aborti clandestini, minori non assistiti...) - creerà condizioni di salute particolarmente gravi poiché gli stranieri non accederanno ai servizi se non in situazioni di urgenza indifferibile;- avrà ripercussioni sulla salute collettiva col rischio di diffusione di eventuali focolai di malattie trasmissibili, a causa dei ritardi negli interventi e della probabile irreperibilità dei destinatari degli interventi di prevenzione;- produrrà un significativo aumento dei costi, in quanto comunque le prestazioni di pronto soccorso dovranno essere garantite e, in ragione dei mancati interventi precedenti di terapia e di profilassi, le condizioni di arrivo presso tali strutture saranno verosimilmente più gravi e richiederanno interventi più complessi e prolungati. Le associazioni promotrici, insieme a molte altre, si appellano ai Senatori di qualunque schieramento perché sia conservato tale principio di civiltà.

Medici senza frontiere (MSF) - www.medicisenzafrontiere.it
Società italiana di medicina delle migrazioni (SIMM) -
www.simmweb.it
Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (ASGI) -
www.asgi.it
Federazione nazionale dei collegi delle ostetriche (FNCO) -
www.fnco.it

ADESIONE:
ombretta.scattoni@rome.msf.org
informazioni: MSF, ufficio stampa: 06 4486921 - 334 6538545 - 329 9636533

Il centro del mondo

GERUSALEMME nuova è un quartierone triste. Case monolitiche e strade larghe che ci passano in mezzo. C'è un ponte in costruzione. E' di un grande architetto contemporaneo, lo stesso che ne ha fatto uno a Venezia sollevando un sacco di polemiche. Anche qui c'è qualcuno che si fa un po' rodere. Dopo aver speso un mucchio di soldi per costruirlo il nuovo sindaco della città vuole tirarlo giù. Anche il sindaco di Roma voleva smantellare la teca dell'Ara Pacis appena costruita da un altro grande architetto. I politici sono fatti così: preferiscono l'arredamento alle grandi opere, nel senso che sono attaccati soprattutto alle poltrone.

GERUSALEMME vecchia invece è un piccolo labirinto come tutte le città antiche. Quattro quartieri ci stanno dentro. Arabo, armeno, ebraico e cristiano. Quello armeno è chiuso, c'è persino una porta che alle dieci di sera lascia fuori i ritardatari. Ci mostrano una chiave da mezzo chilo. La girano in una serratura di quattrocento anni fa. Forse sono la comunità più antica della città, forse prima non erano così. Ma sono passati novant'anni dal genocidio che li ha quasi cancellati dal mondo e da quel momento la chiave che li difende è meno simbolica di prima. Se l'armeno è quello meno visibile, il quartiere arabo è quello che si nota di più. Cupole di moschee e tetti coperti di antenne, le preghiere che scandiscono il tempo dagli altoparlanti dei minareti. E poi le strade strette coi mercati che vendono tutto dalle spezie colorate e profumate alle magliette con Bush e Bin Laden, dalle spremute di melograno alle polpette di ceci.

POI C'E' IL QUARTIERE ebraico con gli scavi che hanno tirato fuori un pezzo di strada romana. E' una storia di secoli che emerge dal sottosuolo, ma tra un mosaico e una colonna anche la guida ci deve ricordare che in questo settore gli israeliani ci sono arrivati solo quarant'anni fa dopo la guerra dei sei giorni. Da quel momento queste strade hanno incominciato a cambiare faccia. Anche fuori da Gerusalemme c'era qualcosa che stava cambiando per la guerra permanente in fazzoletto di terra che ha un effetto sul resto del pianeta. Il termometro bellico che regola la temperatura del conflitto mondiale.

POI C'E' IL QUARTIERE cristiano, c'è il Santo Sepolcro con la fila di pellegrini. Appena usciti dalla chiesa ci sta un minareto. “Non fatevi ingannare” dice la guida “la divisione dei quattro quartieri non è così netta! Non sarebbe possibile. C'è una stratificazione e un miscuglio che non si può regolare con gli accordi politici”. E come gliela spieghi ‘sta cosa ai presidenti e ai generali? Nel 638 quando Omar conquistò Gerusalemme andò dal capo bizantino al santo sepolcro, “qual è il centro del mondo?” chiese. Il cristiano gli rispose “qui dove è stato portato il corpo di Cristo”. “No” rispose Omar “è lì” e indicò un punto a poche decine di metri dove fece costruire una moschea. Solo per questo motivo la chiese non fu distrutta e le due religioni, almeno momentaneamente, convissero. Ma dov'è oggi il grande condottiero che accetta di farsi qualche metro più in là? L'uomo saggio disposto a spostare il suo centro del mondo?

di: Ascanio Celestini, "I viaggi di Repubblica", 19 dicembre 2008

http://www.ascaniocelestini.it/

28 gennaio 2009

Sempre più in alto!


In uno Stato pietoso...

Bolzaneto, lo Stato non vuole risarcire le vittime
G8, l´Avvocatura ricorre: nessuna provvisionale. Sconcerto tra i legali delle parti civili

GENOVA - Dopo aver chiesto ufficialmente scusa per i soprusi e le violenze commesse dai propri uomini nella caserma di Bolzaneto, lo Stato italiano si rifiuta di risarcire le vittime. Attraverso la propria Avvocatura ha infatti appellato la sentenza del luglio scorso, che condannava funzionari di polizia, agenti e guardie carcerarie a pene minime e ad un risarcimento in solido con i Ministeri di appartenenza di circa due milioni di euro.

Non e' un´istanza scontata, quella presentata nei giorni scorsi alla Corte d´Appello di Genova: c´e' la concreta possibilita' di ribaltare il verdetto scritto nelle 15 pagine depositate -, e allora perche' mettere mano al portafogli col rischio di non vedersi piu' restituire il denaro?

Una tesi clamorosa che ha provocato sconcerto e polemica tra i legali delle parti civili. A quasi otto anni dalle «torture», parola ribadita dai giudici motivando la loro decisione -, le centinaia di persone passate per il carcere del G8 attendevano almeno un anticipo sulla somma loro dovuta. Quella che tecnicamente viene definita provvisionale.

Ma lo Stato, pur riconoscendo che i no-global nel luglio 2001 subirono «vergognose vessazioni», non ci sta. Penalmente sa bene che la prescrizione tra qualche giorno cancellera' tutto. Sul piano civile, confida in un verdetto ancora migliore di quello dell´estate passata: «Il favorevole esito dell´impugnativa proposta- scrivono gli Avvocati dello Stato, Matilde Pugliaro e Giuseppe Novaresi - imporrebbe quindi un recupero di quanto indebitamente versato che, in mancanza di garanzie reali, e vista la molteplicita' dei destinatari - molti dei quali, oltretutto, residenti in differenti Stati - rischierebbe di non andare a buon fine». Vale la pena di ricordare che la provvisionale, suddivisa tra142 aventi diritto, ammonta a circa un milione di euro.

Nell´appello vengono denunciate anche la «contraddittorieta' intrinseca del dispositivo» e la «assenza di correlazione tra dispositivo e motivazione». Sei mesi fa Renato Delucchi, presidente della terza sezione del tribunale ,aveva condannato 15 dei 45 imputati a 23 anni e 9 mesi di reclusione, meno di un terzo rispetto a quanto simbolicamente chiesto dai pm PatriziaPetruzziello e Vittorio Ranieri Miniati. I giudici avevano di fatto riconosciuto l´esistenza a Bolzaneto di un "campo", ammettendo la sconfitta della giustizia italiana: costretti ad applicare le leggi a disposizione, che non disciplinano il reato di tortura, avevano escluso il dolo e l´aggravante dei "futili motivi". Alla vigilia della sentenza l´Avvocatura si era rivolta alle 252 persone passate per la "prigione temporanea": «Sentiamo il dovere di esprimere le doverose scuse, che provengono direttamente dallo Stato italiano - avevano ribadito in aula Matilde Pugliaro e Giuseppe Novaresi -. Nei giorni del G8 sono state poste le premesse perche' in un luogo carcerario si esasperasse una concezione totalitaria del rapporto tra individui». Addirittura era stato negato il "nesso organico" tra gli imputati e la pubblica amministrazione: poliziotti, carabinieri e guardie non potevano piu' essere considerati "servitori dello Stato". E lo Stato non si sentiva dunque piu' responsabile per gli atti da loro commessi. Una tesi che pero' il tribunale non aveva accolto, condannando anche i ministeri al pagamento dei danni.

da www.repubblica.it del 27 gennaio

Bando al clandestino!

GIORNALISTI CONTRO IL RAZZISMO - gennaio 2009
La campagna per la messa al bando della parola clandestino (e non solo quella) sta proseguendo, trovando nuovi consensi.
Fra le novità più importanti degli ultimi mesi, c'è la decisione dell'Ordine dei giornalisti dell'Emilia-Romagna, che ha approvato all'unanimità l'adesione alla campagna. E' da sperare che l'esempio sia presto seguito dagli altri ordini regionali. A questo fine, sollecitiamo chi ha già aderito a sollecitare il proprio ordine regionale affinché faccia altrettanto (i sottoscrittori della campagna sono ormai distribuiti in tutta Italia).

Fra i nuovi materiali disponibili sul sito:
- L'adesione della Regione Emilia-Romagna e la lettera inviata all'Ordine del Piemoente-Val d'Aosta da un'aderente alla campagna, Silvia Berruto
http://www.giornalismi.info/mediarom/articoli/art_1461.html
- La lettera aperta scritta ai direttori dei principali telegiornali nazionali da Luigi Manconi - sociologo ed ex sottosegretario, oggi presidente dell'associazione A buon diritto - affinché aderiscano alla campagna e smettano di usare la parola clandestino nei loro notiziari http://www.giornalismi.info/mediarom/articoli/art_1460.html
- Un articolo scritto da Beatrice Montini, una delle promotrici della campagna, sulle origini, le finalità e i primi risultati di questa iniziativa http://www.giornalismi.info/mediarom/articoli/art_1459.html
- Alla luce dei fatti di Gaza e del dibattito che si è acceso attorno all'effettiva indipendenza dell'informazione, ri-segnaliamo un importante articolo del giornalista israeliano Yonatan Mendel, pubblicato qualche mese fa http://www.giornalismi.info/mediarom/articoli/art_1233.html
Segnaliamo anche una ricerca recentissima condotta dall'associazione Naga e dalla ong Cospe su "Razzismi quotidiani. La voce degli stranieri e dei media su razzismo e discriminazione" http://www.naga.it/naga_cospe.html

A presto,
Giornalisti contro il razzismo
www.giornalismi.info/mediarom

Educare per non dimenticare

GIORNO DELLA MEMORIA: AMNESTY INTERNATIONAL, L'EDUCAZIONE AI DIRITTI UMANI COME STRUMENTO PER NON DIMENTICARE

In occasione del 64° anniversario dell'apertura dei cancelli del campo di sterminio di Auschwitz, il 27 gennaio 1945, riconosciuto come Giorno della Memoria, la Sezione Italiana di Amnesty International rivolge la propria attenzione al mondo della scuola, proponendo a studenti e docenti una serie di attivita’ educative da svolgere in classe per approfondire il tema della Shoah.

‘Consapevoli del ruolo che l’educazione ricopre nel promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra i popoli, le culture e le religioni, come sancito peraltro dall’art. 26 della Dichiarazione universale dei diritti umani, confermiamo e rilanciamo il nostro impegno perche’ quello che e’ stato il piu’ grave crimine contro l'umanita’ compiuto nel secolo scorso non venga dimenticato dalle nuove generazioni e, anzi, esse s’impegnino con sempre maggiore determinazione, affinche’ le parole 'mai piu’!' non vengano gridate invano in Europa cosi’ come nel resto del mondo’ – ha dichiarato Sergio Travi, presidente della Commissione educazione e formazione della Sezione Italiana di Amnesty International.


Roma, 27 gennaio 2009
Per maggiori informazioni:
www.amnesty.it/scuola

27 gennaio 2009

Memoria




Ho scattato questa foto in agosto a Berlino alla Topographie des Terrors, l'esposizione all'aperto che ripercorre nomi, date e luoghi della storia e degli orrori del Terzo Reich.


25 gennaio 2009

Una parola tutta per sé

Zdena ricominciò a infilare il cioccolato nella tasca di CKZ 114.
Non la picchiava quasi più. E' molto difficile accanirsi su una persona quando sai come si chiama.
Pannonique era diventata ancora più bella da quando aveva rivelato il suo nome. Quel gesto eclatante aveva accresciuto il suo splendore. E poi, si è sempre più belli quando si viene definiti da un termine, quando si ha una parola tutta per sé. Il linguaggio ha più a che fare con l'estetica che con la pratica. Se volendo parlare di una rosa non si disponesse di alcun vocabolo, se ogni volta si dovesse dire "la cosa che sboccia a primavera e che ha un buon profumo", l'elemento in questione sarebbe molto meno bello. E quando la parola è una parola di lusso, e cioè un nome, la sua missione è rivelare la bellezza.
Nel caso di Pannonique, mentre la sua matricola si limitava a designarla, il suo nome le stava a pennello. Se si facevano risuonare quelle tre sillabe lungo il tubo di Cratilo, si otteneva una musica che corrispondeva al suo volto.
Chi dice missione talvolta dice errore. Ci sono persone con un nome che non le rappresenta affatto. Incontri una ragazza con una faccia da Aurore e scopri che, da vent'anni, i genitori e i parenti la chiamano Bernadette. Eppure, una simile sbavatura non contraddice questa verità inflessibile: è sempre più bello avere un nome. Abitare delle sillabe che formano un tutto è una delle questioni incommensurabili della vita.

Amélie Nothomb, da Acido solforico, Guanda 2008

Il valore del proprio nome

"Il mio nome ha salvato una vita. Un nome, dunque, vale una vita. Se ciascuno di noi prende coscienza del valore del proprio nome e si comporta di conseguenza, molte esistenze verranno risparmiate."

Amélie Nothomb, da Acido solforico, Guanda 2008


23 gennaio 2009

Pedala!

Oggi (ieri ormai) ho passato la serata con il mio nipotino. Si imparano sempre un sacco di cose stando con i bimbi...

"Non si vede il paradiso se non si PEDALA!"
Galline in Fuga

Fusse che fusse la volta bbona!!!

Il presidente degli Stati Uniti ha ordinato la chiusura di Guantanamo

Obama annuncia: mai più tortura

"Torniamo alla Costituzione"

WASHINGTON - "Mai più tortura negli Usa". Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama firma l'ordine esecutivo per la chiusura entro un anno della prigione di Guantanamo. Mantiene la promessa fatta durante il discorso di insediamento: "La sicurezza e lo stato di diritto non sono tra loro incompatibili". Affronta il sospetto che l'America torturi i presunti terroristi arrestati, e intima alla Cia e a tutte le agenzie federali impegnate nella lotta al terrorismo, di usare solo i metodi di interrogatorio così come sono stati elencati dal Pentagono dopo la scoperta degli abusi nella prigione irachena di Abu Ghraib.

In serata sono arrivate anche le nomine degli inviati speciali per il Medio Oriente, George Mitchell, e per Pakistan e Afghanistan, Richard Holbrooke. Mitchell partirà appena possibile per la regione, ha detto Obama, per garantire il rispetto della tregua tra Israele e Hamas.

"Torniamo agli standard della Costituzione". "Intendiamo tornare agli standard della Costituzione - ha detto il presidente, parlando della base americana a Cuba - anche in un momento di guerra".

La guerra al terrorismo. "Chi userà la forza contro la democrazia, sarà sconfitto", erano state le parole usate davanti ai milioni di americani e telespettatori che lo ascoltavano due giorni fa durante l'insediamento. E oggi Obama ripete convinto: "Continueremo la lotta contro la violenza e il terrorismo e lo faremo in maniera efficace, ma in modo coerente con i nostri valori e i nostri ideali".

Sarà creata una task force che avrà il compito di raccomandare al presidente, nei prossimi 30 giorni, le opzioni su dove ospitare i detenuti di Guantanamo e su come gestire in futuro la detenzione di presunti terroristi internazionali. Il presidente americano ha anche chiesto al ministero della Giustizia di riesaminare il caso di Ali al-Marri, un americano originario del Qatar che è attualmente l'unica persona designata come "combattente nemico" a trovarsi detenuta in una prigione sul suolo degli Stati Uniti.

Le nomine degli inviati speciali. Sono poi arrivate le nomine per i fronti caldi che l'amministrazione Obama dovrà affrontare: Richard Holbrooke è l'inviato speciale degli Stati Uniti in Afghanistan e Pakistan, mentre l'inviato per il Medio Oriente sarà George Mitchell.

Holbrooke è stato rappresentante permanente al Palazzo di Vetro con Bill Clinton, e la sua scelta, annunciata da Hillary Clinton, è vista come un passo importante verso il dialogo. Il nome di Holbrooke è più volte circolato per il premio Nobel per la pace negli anni Novanta. L'ex ambasciatore, che ebbe un ruolo determinante anche nella soluzione del conflitto in Bosnia, è considerato molto vicino al nuovo segretario di Stato.

Mitchell è stato fra i negoziatori della pace in Irlanda del Nord. Di origini libanesi, si è già occupato di Medio Oriente in passato ed è apprezzato sia dagli israeliani sia dai palestinesi. Oggi ha ribadito la propria convinzione che "non esiste un conflitto che non si possa chiudere, visto che a crearlo sono stati gli uomini e che può essere interrotto dagli uomini". Il suo impegno sul campo sarà immediato: "Partirà molto presto per garantire che il cessate il fuoco fra Israele e Hamas sia duraturo e sostenibile" ha annunciato Obama.

Obama: "Israele apra i valichi, stop ai missili di Hamas". Parlando in una conferenza stampa dopo le nomine degli inviati speciali, Obama ha chiesto ad Israele l'apertura dei valichi con la Striscia di Gaza per consentire l'ingresso degli aiuti, ribadendo al tempo stesso che i palestinesi devono smettere di lanciare missili contro Israele. "Hamas ha lanciato razzi per anni contro il territorio israeliano, e questo non è accettabile da parte di nessuna democrazia", ha detto. Sull'Afghanistan ha ricordato che la situazione è "pericolosa" e che "ci vorrà tempo per fare progressi".

Clinton: "Nuova era per l'America". "E' iniziata una nuova era per l'America" ha detto Hillary Clinton al personale del Dipartimento di Stato nella sua prima giornata da segretario di Stato. Dopo avere salito tra gli applausi lo scalone che porta al primo piano del palazzo, Hillary ha ascoltato le parole di benvenuto dei rappresentanti del personale e dei diplomatici. "Siamo tutti nella squadra americana, non tollereremo più divisioni - ha detto - Sarà una grande avventura, ci saranno ostacoli difficili, ma non falliremo nel fare il massimo per il Paese".

(da http://www.repubblica.it/ - 22 gennaio 2009)

Chiudere Guantanamo: settimo anniversario

Vai che forse è l'ultimo!!!!!!!!!




Anastasia e Stanislav

L'avvocato Markelov e la reporter del quotidiano della Politkovskaia freddati a Mosca

Indagavano sui crimini delle forze russe. Manifestazioni a Grozny, su Facebook un minuto di silenzio

Baburova, sdegno anche in Cecenia

GROZNY - Sconcerto e rabbia nella capitale cecena Grozny dopo l'uccisione dell'avvocato Stanislav Markelov e di Anastasia Baburova, collaboratrice di 'Novaia Gazeta', lo stesso giornale per cui lavorava Anna Politkovskaia. Manifestazioni di protesta hanno attraversato il centro della città. A Mosca, sul luogo dove
ieri i due sono stati assassinati, sono state depositate corone di fiori dai difensori dei diritti umani.

Markelov è il settimo avvocato ucciso in Russia negli ultimi dieci anni, la Baburova il quinto giornalista eliminato negli ultimi dodici mesi. I due sono stati ammazzati da un killer con il volto coperto: ha freddato con un colpo alla nuca il legale e poi la giornalista che tentava di inseguirlo in via Precistenka, nella zona del 'Miglio d'oro'. Entrambi erano appena usciti da una conferenza stampa: Markelov aveva annunciato ricorso contro la liberazione anticipata del colonnello Iuri Budanov, condannato a dieci anni per il sequestro e lo strangolamento di una diciottenne in Cecenia, Elza Kungaieva, durante la seconda guerra contro la Russia. Secondo il padre di Elza, Markelov nell'ultima settimana aveva ricevuto minacce. Gli investigatori non hanno ancora un identikit preciso (si parla genericamente di un uomo alto circa un metro e ottanta e di aspetto slavo) e ipotizzano che il movente sia da ricercare nell'attività professionale del legale, noto per il suo impegno civile e per aver difeso numerosi ceceni contro le violenze di militari russi, anche di fronte alla Corte di Strasburgo, davanti alla quale intendeva impugnare la liberazione di Budanov.

Tra gli ultimi casi di cui si era occupato anche la brutale aggressione contro Mikhail Beketov, direttore del quotidiano 'Khimkinskaia Pravda', che aveva ripetutamente denunciato la speculazione edilizia in un sobborgo di Mosca: il giornalista, al quale è già stata amputata una gamba, è in coma da metà novembre. L'arma del delitto non è ancora stata trovata; la videocamera del palazzo accanto al luogo del delitto non era in funzione. "Uccisioni del genere sono una vergogna per il Paese", ha commentato Liudmila Alexeieva, responsabile del gruppo di Helsinki per i diritti umani. I dimostranti hanno chiesto l'apertura di un'inchiesta urgente sull'attentato.

La condanna del Consiglio d'Europa. Il Consiglio d'Europa chiede "piena luce sull'assassinio. Guai a consentire che simili delitti restino impuniti". E' l'appello lanciato in un comunicato dal liberale svizzero Dick Marty, responsabile della situazione dei diritti umani nel Caucaso settentrionale per l'Assemblea parlamentare dell'organismo di Strasburgo, che non ha niente a che fare con l'Unione Europea e che conta 47 stati membri tra cui anche la Russia. "Sono profondamente scioccato - scrive Marty nella nota- di apprendere dell'assassinio di Stanislav Markelov, i cui instancabili sforzi per combattere l'impunità di quanti si sono resi responsabili di violazioni dei diritti umani in Cecenia e altrove nel nord del Caucaso gli sono costati la vita".

Un minuto di silenzio su Facebook. Solidarietà è stata espressa anche dal popolo di Facebook, che ha indetto per questa sera alle 19 un minuto di silenzio in nome della libertà di stampa e delle vittime morte per difenderla. (da www.repubblica.it - 20 gennaio 2009)

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Il comunicato di Amnesty International:
http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1701

20 gennaio 2009

Milonga del Angel



To Anastasia.

Novaya Gazeta

Russia: l'erede della Politkovskaya uccisa insieme ad avvocato

L'erede di Anna Politkovskaya e' stata uccisa in un agguato insieme a un avvocato icona della lotta per i diritti civili in Cecenia. Anastasia Baburova, venticinquenne praticante della Novaya Gazeta, e' morta nell'ospedale in cui era stata portata con una ferita d'arma da fuoco alla testa.
Secondo la polizia e' rimasta vittima di un attentato il cui vero obiettivo era Stanislav Markelov, l'avvocato trentaquattrenne che si era battuto contro il rilascio anticipato del colonnello Yuri Budanov (nella foto), l'ufficiale piu' alto in grado a essere condannato per crimini di guerra da un tribunale russo. Markelov aveva appena finito di parlare con i giornalisti quando un sicario gli ha sparato alla nuca e ha poi fatto fuoco contro la giovane giornalista, autrice di numerosi reportage sul crescente razzismo e ultranazionalismo in Russia.
Nel processo contro il colonnello Budanov, Markelov aveva rappresentato la famiglia di Elza Kungayeva, una diciottenne cecena stuprata e uccisa da un gruppo di soldati russi. Nel 2000 l'ufficiale era stato arrestato, incriminato per il delitto e condannato a 10 anni, ma giovedi' scorso era tornato in liberta' nonostante la campagna condotta dall'avvocato contro il rilascio. L'uccisione di Elza era diventata il simbolo degli abusi commessi in Cecenia dalle truppe russe e la liberazione del colonnello era stata accolta con un'ondata di proteste. Il padre dell ragazza, minacciato di morte, e' costretto all'esilio in Norvegia.

fonte: Rainews24



Magida

Bianco

RICERCATORI DI AMNESTY INTERNATIONAL A GAZA: FOSFORO BIANCO DA PARTE DI ISRAELE CONTRO I CIVILI, "PROVE EVIDENTI E INCONTESTABILI"

I delegati di Amnesty International attualmente in visita nella Striscia di Gaza hanno riscontrato prove evidenti e incontestabili dell’uso massiccio di fosforo bianco in aree densamente popolate di Gaza City e in
altre zone del nord della Striscia.
"Abbiamo visto strade e vicoli pieni di prove dell’uso del fosforo bianco, con alcuni grumi ancora fumanti e residui di ordigni" – ha dichiarato Cristopher Cobb-Smith, un esperto in armi che fa parte, con altri tre
colleghi, della missione di Amnesty International. "Lo scopo del fosforo bianco è di provocare una cortina fumogena atta a favorire il movimento delle truppe in un campo di battaglia; è un’arma altamente incendiaria che non dovrebbe mai essere usata in aree dove si trovano i civili".
"Un uso così estensivo in aree densamente popolare è di per sé indiscriminato. Averlo usato ripetutamente in questo modo, nonostante le prove dei suoi effetti indiscriminati e il suo impatto sulla popolazione
civile, è un crimine di guerra" – ha dichiarato Donatella Rovera, ricercatrice di Amnesty International su Israele e i Territori occupati palestinesi.
Quando il fosforo bianco entra in contatto con la pelle può continuare a bruciare anche in profondità, fino a raggiungere la massa muscolare e la spina dorsale.
Tra le zone più colpite dal fosforo bianco vi è la sede dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati a Gaza City, attaccata dalle forze israeliane il 15 gennaio. Sempre quel giorno, ordigni impregnati di
fosforo bianco hanno colpito anche l’ospedale al-Quds di Gaza City, provocando un incendio che ha costretto lo staff sanitario a evacuare i pazienti.


FINE DEL COMUNICATO Roma, 19 gennaio 2008
Per ulteriori informazioni:
http://www.amnesty.it

18 gennaio 2009

Close Guantanamo, ieri a Roma

Roma, 17 gen. (Apcom) - Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha firmato oggi le due petizioni di Amnesty International per la chiusura del carcere di Guantanamo. "Queste mie firme fanno riferimento a due casi sollevati da Amnesty International che riguardano prigionieri di Guantanamo. Con questo gesto - spiega in una nota - non solo auspico la chiusura del centro di detenzione, ma manifesto la mia speranza che il nuovo presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, dia un forte impulso alla scomparsa della pena di morte negli Usa, così da rafforzare una battaglia dell'Italia in cui mi identifico profondamente".

Amnesty oggi ha organizzato un sit in a piazza della Repubblica, nel quale i partecipanti, vestiti con la tuta arancione dei prigionieri di Guantanamo, hanno detto 'basta alle detenzioni illegali'.





You are powerful

16 gennaio 2009

Freddo


Chicago, nevica da settimane. Scrivo alla mia amica se posso mettere la foto che mi ha mandato di quel che si vede dalla sua finestra.
fai pure....ti raccomando di menzionare che ci sono meno 34 grado con il windchill (centigradi)...esci e non senti piu' le gambe
Mi vergogno un po' del mio lussuoso +2 di ieri sera... ma si sa, gli Stati Uniti fanno sempre tutto più in grande... Vorrei essere li' con te, cara, uscire nei meno 34 e non sentire più le gambe, e neanche il resto, per farmi stordire dal freddo fuori e non sentire quello dentro.

Dedicated to all victims of war

15 gennaio 2009

Gaza: collasso umanitario

Sul sito di Amnesty, all'indirizzo
http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1686, si può leggere il rapporto sul collasso umanitario nella Striscia di Gaza diffuso oggi da nove Organizzazioni non governative israeliane, inclusa la Sezione locale di Amnesty International.

All'indirizzo
http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1683, sono descritte le richieste rivolte da Amnesty International al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Domani, venerdì 16 gennaio, a Bologna fiaccolata per Gaza organizzata da liberi cittadini, partenza alle 18,30 dal Nettuno.

Sabato 17 gennaio ci sono due manifestazioni nazionali a cui parteciperà anche Amnesty:
- a Roma, organizzata da Amnesty e programmata da tempo, per chiedere la chisura di Guantanamo (info su http://www.amnesty.it/ )
- e ad Assisi, organizzata dallaTavola della Pace, per chiedere la fine del conflitto nella Striscia di Gaza.

Di qua o di là, ma andate. Che non si possono cambiare le cose è una bugia, non ascoltatela. Non state sul divano incollati davanti a XFactor o Amici, non guardate la realtà in televisione, siatela.

Il problema più grande dei nostri giorni non è che il Grande Fratello ci guarda, è che noi stiamo a casa a guardare il Grande Fratello.

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DA Tavola della pace tavola@perlapace.it
Gaza: vieni ad Assisi il 17!

Rompiamo il silenzio dell'Italia!
Tutti ad Assisi il 17 gennaio. Aderisci subito!

Cari amici, è tempo di rompere il silenzio assordante dell'Italia. Se non vogliamo essere complici della guerra dobbiamo fare l'impossibile per fermarla e impegnarci a costruire la pace. Per questo vi invitiamo ad aderire e partecipare alla manifestazione nazionale che si terrà sabato 17 gennaio ad Assisi con inizio alle ore 10.00. La manifestazione è promossa dai firmatari all'appello "Dobbiamo fare la nostra scelta" che vi invitiamo a sottoscrivere. Ad Assisi vogliamo gridare la nostra indignazione, chiedere ancora una volta la fine dei combattimenti, approfondire il confronto sulle proposte per uscire da questa tragedia; decidere un piano di azioni comuni da realizzare nelle nostre città e a livello nazionale. Vi chiediamo di fare ogni sforzo per partecipare, diffondere l'invito e organizzare la partecipazione alla manifestazione coinvolgendo giovani, donne, uomini, gruppi, associazioni, sindacati, enti locali, media, scuole, parrocchie, chiese, forze politiche. La guerra deve essere fermata ora. E noi dobbiamo fare la nostra parte. Contiamo sulla vostra sensibilità.

Flavio Lotti, coordinatore nazionale tavola della pace
Perugia, 8 gennaio 2009
Per adesioni e informazioni rivolgersi a:
Tavola della Pace - email: segreteria@perlapace.it - www.perlapace.it
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Feeling love


grazie all'ilare ihcnor per la segnalazione! ;-)

13 gennaio 2009

Gaza: appelli urgenti!

Firma gli appelli on-line:

Israele/Territori Palestinesi Occupati: fermare l'uccisione di civili innocenti

http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1681

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La Sezione Italiana ci chiede anche di attivarci mandando il seguente appello OGGI 13/01/09:

Eccellenza Vladimir Zavazal
Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario
Ambasciata della Repubblica Ceca
Via dei Gracchi, 322 – 00192 Roma
Tel. 063609571 – Fax 063244466
E-mail rome@embassy.mzv.cz

Eccellenza Vladimir Zavazal,
Le chiedo di fare pressione affinché la Presidenza dell’Unione Europea, attualmente affidata al Suo governo, prenda una posizione forte per fare in modo che Israele ponga fine agli attacchi illegali nella Striscia di Gaza.

Distinti saluti,

NOME E COGNOME

Il mio idolo da sbarbo

Fire

You can blow out a candle
But you can't blow out a fire
Once the flames begin to catch
The wind will blow it higher

12 gennaio 2009

Dance!









Gracias!

GRAZIE AMNESTY!
"A volte risulta difficile lottare per un mondo migliore, ma non è mai impossibile se nel nostro impegno poniamo coraggio e speranza. Con tutti i colpi che riceviamo è facile perdere la forza e persino la fede, ma non perdiamo mai la speranza né il desiderio di proseguire nella strada tracciata verso la giustizia. Ho un grande rispetto e una grande ammirazione per il vostro lavoro e per il vostro impegno per fare del nostro mondo un posto migliore in cui vivere. Amiche e amici di Amnesty International, i miei migliori auguri per voi e per le vostre famiglie.Grazie infinite per il vostro sostegno e per prendervi cura di me!"


Gli auguri alla Sezione Italiana di Amnesty International di Marisela Ortiz, presidente dell'associazione "Nuestras hijas de regreso a casa", che si batte da 15 anni contro il femminicidio nello Stato messicano di Chihuahua.


GRAZIE MARISELA!
Il gruppo di Bologna di Amnesty International ha conosciuto e abbracciato Marisela Ortiz lo scorso ottobre a Bologna. Marisela da oltre sette anni combatte contro l'omertà e le connivenze della polizia a Ciudad Juárez, in Messico, dove in 15 anni sono state assassinate almeno 1000 giovani donne.

Amnesty International ha adottato Marisela come persona speciale da salvaguardare e a inizio ottobre 2008 AI ha ottenuto che a Ortiz fosse assegnata la scorta governativa. L’insegnante, infatti, riceve costantemente minacce di morte, dirette a lei, al marito, ai due figli. «Un esempio? Dal 2005 cammino con un bastone perchè ho un piede zoppo: è il ricordo di una macchina che mi ha investita», racconta l’attivista messicana.

Le minacce sono ulteriormente aumentate dopo il 3 ottobre 2008, quando è stato proiettato nelle maggiori città messicane un crudo documentario «girato da due dei giornalisti impegnati nella causa: tutti gli altri sono corrotti dal potere: basti pensare che le poche volte che l’associazione trova spazio in televisione, viene presa di mira, e alla gente viene detto che noi diciamo bugie e roviniamo l’immagine della città».

Molti dei casi di omicidio di donne rientrano in uno schema in cui le vittime, generalmente giovani (di età compresa tra i 13 e i 22 anni) e povere, sono state sequestrate, violentate, strangolate e gettate in fosse o discariche. Spesso le donne prese di mira e uccise lavoravano nelle cosiddette maquiladoras (o fabbriche di assemblaggio), aperte da compagnie multinazionali che controllano l'economia locale.
Le autorità hanno fatto molto poco per indagare in modo appropriato su questi crimini e, in diverse occasioni, sono state perfino usate torture per estorcere confessioni a persone apparentemente innocenti facendo sì che i veri responsabili rimanessero impuniti.

La discriminazione e la violenza contro le donne sono endemiche in molte regioni del Messico. Il tipo di violenza contro le donne a Ciudad Juárez è sintomatico di gravi mancanze nel sistema di giustizia penale che non riesce a rispondere adeguatamente a casi simili che accadono nell'intero Paese.

Amnesty International, insieme ad altre organizzazioni non governative, ha svolto campagne per portare all'attenzione mondiale la grave situazione delle donne di Ciudad Juárez. Sostenitori di AI in tutto il mondo continuano a chiedere alle autorità messicane di fermare questi crimini.

AIUTACI A PROTEGGERE LA VITA DI MARISELA E FIRMA L'AZIONE URGENTE DI AMNESTY AL SEGUENTE LINK:
http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1505

Per maggiori informazioni consulta il sito ufficiale dell’associazione “Nuestras hijas de regreso a casa”: http://www.mujeresdejuarez.org/