15 marzo 2009

Non aver paura

DIRITTI UMANI IN ITALIA: ADESIONE ALLA CAMPAGNA NAZIONALE “NON AVER PAURA”

Mercoledì 18 marzo alle 10,30 presso il Teatro Ambra Jovinelli a Roma, verrà presentata alla stampa la campagna nazionale “Non aver paura. Apriti agli altri, apri ai diritti”, cui la Sezione Italiana di AI ha deciso di aderire. Si tratta di una campagna di coalizione promossa da un schieramento inedito, per ampiezza e pluralità (ben 26 promotori!). L’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, numerose associazioni laiche e religiose, insieme a Ong internazionali e alle principali organizzazioni sindacali, hanno infatti per la prima volta deciso di unire le forze per promuovere su tutto il territorio nazionale un’iniziativa culturale che ha l’obiettivo di favorire la conoscenza reciproca e il dialogo, abbattendo i pregiudizi e gli stereotipi che determinano paure ingiustificate e sono alla base di episodi di intolleranza e razzismo, sempre più numerosi nel nostro paese.

Come le altre organizzazioni promotrici, AI diffonderà il messaggio della campagna, sottolineando la necessità dell’apertura e del rispetto per l’altro. Prossimamente vi trasmetteremo il "manifesto della campagna", un documento su cui sarà possibile raccogliere adesioni di singole persone, che verranno consegnate al Presidente della Repubblica in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato promossa dalle Nazioni Unite, il 20 giugno.

Riguardo invece ai rappresentanti istituzionali e i politici – sia locali sia nazionali – che vogliano prendere un impegno nel senso richiesto dalla campagna, potranno farlo sottoscrivendo una Carta di intenti, un impegno esplicito ad adoperarsi, nella loro attività, per “spezzare il corto circuito creato da paura, razzismo e xenofobia, evitando di creare allarmi ingiustificati e di far ricorso a pericolose generalizzazioni…”.

A loro volta, agli operatori della comunicazione verrà ricordato di attenersi alla Carta di Roma, codice deontologico che concerne richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti, redatto dall’Ordine dei giornalisti e dalla Federazione nazionale della stampa italiana.

Nel corso della presentazione di mercoledì prossimo, verrà proiettato in anteprima lo spot radiotelevisivo realizzato da Mimmo Calopresti, che ne ha curato soggetto e regia e che interverrà insieme all’autore delle musiche Giancarlo Russo e agli attori Francesca Reggiani, Lello Arena, Salvatore Marino, Cumba Sall e Viorel Samuel Cirpaciu.

12 marzo 2009

Meno diritti, meno giustizia


control: alt! canc!

Campagna dell'organizzazione internazionale Reporter senza Frontiere: Cina in testa ma anche Australia e Corea del Sud esercitano un controllo rigido sulla comunicazione via web
Censura su Internet, rischio anche in Occidente
di Alessandro Oppes


Un tasto speciale, "ctrl", ovvero "control", riprodotto in maniera ossessiva su tutta la tastiera del computer. Reporter senza Frontiere presenta con questa immagine la nuova campagna contro la censura su Internet. Il "controllo" è quello totale e assoluto esercitato dai regimi dittatoriali sulle informazioni circolanti in rete. Ma, secondo quanto denuncia l'organizzazione internazionale per la difesa della libertà di stampa, anche alcuni paesi democratici hanno adottato misure preoccupanti.

Per questo Rsf, oltre a denunciare le gravissime violazioni della libertà da parte dei dodici "nemici di Internet" (Arabia Saudita, Birmania, Cina, Corea del Nord, Cuba, Egitto, Iran, Uzbekistan, Siria, Tunisia, Turkmenistan e Vietnam), ha deciso di mettere "sotto vigilanza" altri undici governi, nel timore che gli abusi si possano estendere in altre aree del mondo.

Le democrazie sotto osservazione sono quella australiana e la sud-coreana. Nel gennaio 2008, il Parlamento australiano ha esaminato un progetto di legge che esige che i provider di Internet creino sempre due collegamenti in ogni casa, uno per gli adulti e un altro per i bambini, entrambi sottomessi a un filtro rigido e segreto. Il progetto è considerato da Rsf come un grave attentato alla confidenzialità della corrispondenza privata, perché viene presentato in un momento in cui la legislazione contro il terrorismo permette già a un'agenzia indipendente del governo di intercettare qualunque messaggio e-mail sospetto e di compiere indagini sugli internauti anche in assenza di un'autorizzazione giudiziaria.

Anche in Corea del Sud, secondo Reporter senza Frontiere, sono state adottate misure "sproporzionate" per regolare l'acesso alla rete. Il 7 gennaio scorso è stato arrestato un blogger con l'accusa di aver messo in pericolo "gli scambi economici sui mercati", così come "la credibilità della nazione" con la pubblicazione di alcuni articoli su uno dei forum di dibattito più importanti del paese.

Attualmente, denuncia l'organizzazione per la libertà di stampa, nel mondo ci sono 69 ciberdissidenti in carcere: in vetta alla lista nera, ancora una volta, la Cina, seguita da Vietnam e Iran. I dodici paesi indicati come "nemici di Internet" secondo Rsf hanno trasformato le loro reti in Intranet, impedendo agli internauti di accedere a quelle informazioni che i governi considerano "indesiderabili". Oltre a censurare, i regimi dimostrano anche grande efficacia nella repressione, spesso giustificata con la necessità di difendere la "sicurezza nazionale".

Accusate di aver collaborato spesso con i regimi censori - anche loro malgrado, per le fortissime pressioni dei governi - alcune delle grandi imprese globali di Internet hanno reagito con coraggio nei mesi scorsi: Google, Yahoo e Microsoft hanno aderito alla fine del 2008 ai principi del "Global Network Initiative", affermando pubblicamente la volontà di rispettare la libertà di espressione dei loro clienti in tutto il mondo. Una dichiarazione di principio che si spera possa diventare realtà. Per questo nei giorni scorsi Rsf ha lanciato insieme ad Amnesty International un appello ai direttori generali delle tre compagnie, chiedendo che oggi, giornata mondiale contro la cyber-censura, diano un segnale forte a difesa della libertà d'espressione.

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12 MARZO 2009
GIORNATA MONDIALE CONTRO LA CYBERCENSURA
http://www.rsf.org/
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Le prove, il culo e la virtù della vanga

11 marzo 2009

Mimose di strada

COMUNICATO STAMPA
Noi l'8 marzo lo festeggiamo così
L'otto marzo, tradizionalmente giorno di festa della donna, è una ricorrenza fortunata per Fiori di Strada. Come lo scorso anno, lo ricorderà chi ci segue da più tempo, gli operatori hanno potuto festeggiarla contribuendo a liberare due ragazze e a far arrestare i loro aguzzini. Complice anche la felice ricorrenza, abbiamo deciso di condividere la nostra esperienza.
La notte il 6 e 7 marzo 2009, i nostri operatori sono riusciti ad incontrare Maria (nome di fantasia), una ragazza bulgara mai avvistata in precedenza. Grazie alla collaborazione con il Reparto Sicurezza della Polizia Municipale di Bologna, sono riusciti a prenderla e a portarla via dalla strada. Dopo una notte insonne, Maria è riuscita a fornire le indicazioni utili per trovare Giulia, una sua connazionale tenuta in ostaggio dai suoi stessi sfruttatori: la notte successiva gli operatori di Fiori di Strada, congiuntamente agli uomini del Comando dei Carabinieri di San Lazzaro, sono riusciti a portare in salvo anche lei.
Subito dopo inoltre, Fiori di strada ha collaborato con lo stesso Comando dei Carabinieri, che hanno provveduto all'arresto del gruppo di sfruttatori delle due ragazze: un italiano e tre bulgari, che vista la mala parata stavano abbandonando in fretta l'Italia e sono stati fermati ad Ancona mentre erano pronti ad imbarcarsi.
Maria e Giulia, dopo la fuga dai loro aguzzini, erano terrorizzate, piangevano soventemente pensando ai figli lontani e ad ogni angolo di muro o a ogni passaggio di macchina si irrigidivano perché temevano di rivedere i loro sfruttatori. Tuttora continuano a chiedere se davvero non saranno rimandate in strada perché non riescono a credere di essere davvero libere.
Non possiamo fare a meno di pensare che la liberazione di Maria e Giulia, e l'arresto dei loro sfruttatori, sia il regalo migliore che i nostri operatori potevano fare a tutte le donne.

Fiori di Strada Associazione Onlus
Casella postale 2138 - 40137- Bologna
Emergenze 24 ore 392.900.800.1
Uffici 392.900.800.2 Fax 051.97.111.61
info@fioridistrada.it
www.fioridistrada.it

10 marzo 2009

Dichiarazione d'amore


"UNA DICHIARAZIONE D’AMORE PER I DIRITTI UMANI".

ALESSANDRO GASSMAN TESTIMONIAL DELLA CAMPAGNA PER DESTINARE IL 5 X 1000 AD AMNESTY INTERNATIONAL

Alessandro Gassman e' il testimonial della campagna per destinare il 5x1000 ad Amnesty International e alle sue attivita in favore dei diritti umani. Il 5x1000 e' uno strumento di autofinanziamento fondamentale per
Amnesty International che, per mantenere la propria voce indipendente, non accetta alcun tipo di finanziamento da parte dei governi.
La campagna di comunicazione, prodotta dall’agenzia ZowArt di Roma, prevede un annuncio stampa che sara pubblicato gratuitamente su mensili, settimanali e quotidiani; uno spot radiofonico che verra diffuso a livello
nazionale e locale attraverso il circuito Area; un banner che sarà veicolato attraverso portali e circuiti web durante tutti i mesi "caldi" della campagna.
Infine Amnesty International ha realizzato un sito apposito per la campagna, raggiungibile dall’url:
www.amnesty.it/5per1000.
"Anche quest’anno ho deciso di destinare il mio 5x1000 ad Amnesty International. Scegliere Amnesty significa sostenere la lotta contro le violazioni dei diritti umani nel mondo. Trasforma anche tu la
dichiarazione dei redditi in una dichiarazione d’amore" – afferma Alessandro Gassman nello spot radiofonico.
Alessandro Gassman, testimonial di Amnesty International dal 2007, e' attualmente in scena al Teatro Eliseo di Roma con lo spettacolo "La parola ai giurati", patrocinato dall’associazione per i diritti umani.


Ulteriori informazioni
Amnesty International e' un’organizzazione non governativa indipendente, una comunita globale di difensori dei diritti umani, fondata nel 1961 dall’avvocato inglese Peter Benenson, che lancio' una campagna per
l’amnistia in favore dei prigionieri di coscienza di tutto il mondo. Conta attualmente due milioni e duecentomila soci, sostenitori e donatori in piu' di 150 paesi. La Sezione Italiana di Amnesty International,
costituitasi nel 1975, conta oltre 80.000 soci.
La visione di Amnesty International e' quella di un mondo dove i diritti sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dagli altri documenti sulla protezione internazionale siano riconosciuti, garantiti e
tutelati. Nel perseguimento di questa visione, la missione di Amnesty International e' di svolgere attivita di ricerca e azione finalizzate a prevenire ed eliminare gravi violazioni di tali diritti.
Nei moduli della Dichiarazione dei redditi (730, Unico e CUD) e' possibile devolvere il 5x1000 del gettito Irpef alle Onlus: basta firmare nella casella 'Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilita sociale,
delle associazioni di promozione sociale, ecc..'.e scrivere nell’apposito spazio il codice fiscale della Onlus scelta.
Il codice fiscale di Amnesty International e' 03031110582.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 10 marzo 2009

Maledizione

Non ti chiamo mio, intendo bene che mai tu lo sei stato, e se una volta illusi l'anima con un mio simile pensiero, ora crudelmente sono punita. Eppure ti chiamo mio: mio seduttore, mio impostore, mio nemico, mio assassino, fonte della mia sventura, tomba della mia letizia, baratro della mia felicità. Io ti chiamo mio e mi dico tua, e se queste parole lusingarono una volta il tuo orgoglio prostrato alla mia adorazione, suonino oggi come una maledizione contro di te, una maledizione per tutta l'eternità. Non compiacerti al pensiero che sia mia intenzione d'inseguirti o di armare la mia mano con un pugnale, per meritare così il tuo scherno! Ovunque tu fuggirai, io rimarrò sempre tua. Ama cento altre donne, io rimarrò sempre tua; sì, nell'ora della morte sarò ancora tua. Le parole stesse che adopero contro di te, ti provino che io sono tua. Tu hai ardito ingannare una creatura fino al punto di divenire tutto per essa, fino al punto che non avrei desiderata altra gioia che d'essere tua schiava. Io sono tua, tua, tua: la tua maledizione.
Tua Cordelia

Soren Kierkegaard, Diario del seduttore, RCS, Milano 2005

Fuck the pain away

09 marzo 2009

basta Colpire duro

AMNESTY INTERNATIONAL CHIEDE ALLE AUTORITA' CINESI DI 'APRIRE IL TIBET'

Amnesty International ha chiesto oggi al governo cinese di consentire l’ingresso in Tibet agli osservatori sui diritti umani e ai giornalisti e di porre fine alla campagna "Colpire duro", lanciata in vista delle proteste per il 50° anniversario della fallita rivolta del 1959.
L’organizzazione per i diritti umani ha sottolineato che le crescenti misure di sicurezza poste in essere dalle autorita' cinesi rischiano di esacerbare una situazione gia' tesa.
"Misure estreme di sicurezza possono solo aumentare la tensione e causare ulteriori violazioni dei diritti umani" – ha dichiarato Roseann Rife, vicedirettrice del Programma Asia – Pacifico di Amnesty International.
Negli ultimi 12 mesi il controllo sulle informazioni provenienti dal Tibet e' stato rigido. I giornalisti stranieri hanno potuto visitare la regione solo in visite guidate di gruppo organizzate dal governo, mentre agli
osservatori dell’Onu sui diritti umani l’accesso e' stato negato del tutto.
Nonostante la chiusura della regione e il recente aumento della presenza militare, Amnesty International sta ricevendo segnalazioni di violazioni dei diritti umani ai danni della popolazione tibetana: detenzioni e
arresti arbitrari, prolungati periodi di carcere, negazione del diritto di espressione, associazione e riunione nonche' del diritto dei tibetani di preservare cultura, linguaggio e religione.
"Le autorita' cinesi devono immediatamente ‘aprire il Tibet’, consentire l’ingresso agli osservatori sui diritti umani e alla stampa internazionale e invitare gli esperti dell’Onu sui diritti umani a visitare la regione" –
ha affermato Rife.
In un "libro bianco" diffuso un mese fa, il governo di Pechino ha sostenuto che tutte le proteste degli ultimi mesi non sarebbero altro che tentativi, da parte di forze anti-cinesi occidentali, di provocare
disordini e di sostenere la "cricca del Dalai Lama", con l’obiettivo di ostacolare e dividere la Cina.
"Se questa e' la loro posizione, significa che le autorita' cinesi non riescono a riconoscere la profondita' del radicato risentimento della popolazione tibetana" – ha concluso Rife.
Ulteriori informazioni
Negli ultimi 12 mesi contadini, nomadi, studenti, operai e intellettuali si sono uniti alle proteste dei monaci e delle monache contro le crescenti violazioni dei diritti umani, l’intensificazione della campagna di
"educazione patriottica" e la repressione.
Le autorita' cinesi continuano a descrivere le proteste come episodi isolati animati da intenti separatisti e che nulla hanno a che vedere coi diritti umani.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 9 marzo 2009