10 marzo 2009

Maledizione

Non ti chiamo mio, intendo bene che mai tu lo sei stato, e se una volta illusi l'anima con un mio simile pensiero, ora crudelmente sono punita. Eppure ti chiamo mio: mio seduttore, mio impostore, mio nemico, mio assassino, fonte della mia sventura, tomba della mia letizia, baratro della mia felicità. Io ti chiamo mio e mi dico tua, e se queste parole lusingarono una volta il tuo orgoglio prostrato alla mia adorazione, suonino oggi come una maledizione contro di te, una maledizione per tutta l'eternità. Non compiacerti al pensiero che sia mia intenzione d'inseguirti o di armare la mia mano con un pugnale, per meritare così il tuo scherno! Ovunque tu fuggirai, io rimarrò sempre tua. Ama cento altre donne, io rimarrò sempre tua; sì, nell'ora della morte sarò ancora tua. Le parole stesse che adopero contro di te, ti provino che io sono tua. Tu hai ardito ingannare una creatura fino al punto di divenire tutto per essa, fino al punto che non avrei desiderata altra gioia che d'essere tua schiava. Io sono tua, tua, tua: la tua maledizione.
Tua Cordelia

Soren Kierkegaard, Diario del seduttore, RCS, Milano 2005

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