14 aprile 2010

Io sto con Emergency

SABATO 17 - ore 14,30

Appuntamento in piazza Navona ROMA

Sabato 10 aprile militari afgani e della coalizione internazionale hanno attaccato il Centro chirurgico di Emergency a Lashkar-gah e portato via membri dello staff nazionale e internazionale. Tra questi ci sono tre cittadini italiani: Matteo Dell'Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani.

Emergency è indipendente e neutrale. Dal 1999 a oggi EMERGENCY ha curato gratuitamente oltre 2.500.000 cittadini afgani e costruito tre ospedali, un centro di maternità e una rete di 28 posti di primo soccorso.

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Il gatto in noi


Le testimonianze indicano che i gatti furono addomesticati dapprima in Egitto. Gli Egizi immagazzinavano il grano, che attirava i roditori, che attiravano i gatti. Questo tipo di ragionamento secondo me non è corretto. Sicuramente la storia è un'altra. I gatti non hanno cominciato con l'essere cacciatori di topi. Donnole, serpenti e cani sono molto più efficaci come agenti anti-roditori. Io avanzo l'ipotesi che i gatti nascano come compagni psichici, come spiritelli del focolare, e che non abbiano mai deviato da questa funzione.


William S. Burroughs, The cat inside, Adelphi 1994


La foto l'ho trovata in rete tempo fa, ma non so più la fonte...

02 aprile 2010

Ya no te espero (in memoria di Orlando Zapata Tamayo)



COMUNICATO STAMPA CS018-2010
CUBA: DOPO LA MORTE DI ORLANDO ZAPATA TAMAYO, AMNESTY INTERNATIONAL SOLLECITA IL RILASCIO DI TUTTI I PRIGIONIERI DI COSCIENZA
All’indomani della morte di Orlando Zapata Tamayo a seguito di uno sciopero della fame, Amnesty International ha sollecitato il presidente cubano Raúl Castro a rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutti i prigionieri di coscienza.
Orlando Zapata Tamayo aveva trascorso diverse settimane in sciopero della fame per protestare contro le condizioni detentive.
‘Questa tragica morte illustra in modo terribile la disperazione dei prigionieri di coscienza di Cuba, che non hanno la speranza di vedere la fine di un’iniqua e prolungata detenzione’ - ha dichiarato Gerardo Ducos,
ricercatore di Amnesty International sui Caraibi. ‘E’ necessario che siano condotte piene indagini per chiarire se i maltrattamenti siano stati una concausa della morte di Zapata Tamayo’.
Orlando Zapata Tamayo era stato arrestato nel marzo 2003. Nel maggio 2004 era stato condannato a tre anni di carcere per ‘mancanza di rispetto’, ‘disordini pubblici’ e ‘resistenza’. Aveva subito altri processi per
‘disobbedienza’ e ‘disordini in un istituto di pena’, l’ultimo dei quali nel maggio 2009, totalizzando complessivamente 36 anni di carcere.
‘Di fronte a una sentenza cosi’ lunga, il fatto che Orlando Zapata Tamayo non vedesse altra forma di protesta se non lasciarsi morire di fame e’ un terribile segnale della costante repressione nei confronti dei dissidenti
politici cubani’ – ha proseguito Ducos. ‘La sua morte evidenzia l’urgente necessita’ che Cuba inviti esperti internazionali sui diritti umani, affinche’ verifichino il rispetto delle norme in materia, in particolare il Patto internazionale sui diritti civili e politici’.
Orlando Zapata Tamayo era uno dei 55 prigionieri di coscienza adottati da Amnesty International a Cuba. La maggior parte di essi faceva parte di un gruppo di 75 attivisti arrestati nel corso della massiccia repressione del marzo 2003. In assenza di un potere giudiziario indipendente, i processi celebrati a Cuba risultano spesso sommari e privi delle garanzie previste dal diritto internazionale. Una volta emessa una condanna, le possibilita’ di modificarla in appello sono praticamente nulle.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 24 febbraio 2010

Darsi Ferrer

COMUNICATO STAMPA CS019-2010
CUBA: AMNESTY INTERNATIONAL ADOTTA UN ALTRO PRIGIONIERO DI COSCIENZA
Amnesty International ha adottato oggi un nuovo prigioniero di coscienza a Cuba, chiedendo al presidente Raúl Castro il suo rilascio immediato e incondizionato.
Si tratta di Darsi Ferrer, direttore del Centro per la salute e i diritti umani Juan Bruno Zayas, che ha sede nella capitale L’Avana, arrestato nel luglio 2009 con la falsa accusa di aver ricevuto beni ottenuti illegalmente, imputazione che normalmente viene conciliata col pagamento di una cauzione.
Con Ferrer, sono 55 i prigionieri di coscienza adottati da Amnesty International attualmente in carcere.
Ferrer non e’ stato sottoposto a processo e si trova in una prigione di massima sicurezza della capitale, riservata ai condannati per reati violenti.
‘L’accusa ai danni di Ferrer e’ chiaramente un pretesto. In realta’, crediamo che la sua detenzione costituisca una punizione per il suo lavoro in favore della liberta’ d’espressione a Cuba’ – ha dichiarato Gerardo Ducos, ricercatore di Amnesty International sui Caraibi.
Sebbene l’accusa mossa nei confronti di Ferrer venga di solito esaminata da un giudice locale, il suo caso e’ trattato direttamente dall’Ufficio del procuratore generale e cio’ alimenta il sospetto che si tratti di una
vicenda politica. Del resto, sottolinea Amnesty International, Ferrer era stato arrestato diverse volte in passato a causa delle sue attivita’.
‘Siamo di fronte a un altro tentativo, da parte delle autorita’ cubane, di ostacolare il lavoro degli attivisti per i diritti umani’.
Ferrer era stato arrestato insieme alla moglie Yusnaimy, in assenza di qualsiasi mandato di cattura, il 9 luglio 2009, poche ore prima che i due attivisti partecipassero a una manifestazione per la liberta’ d’espressione. I coniugi erano stati interrogati per diverse ore e Ferrer era stato ammanettato e picchiato da otto agenti, prima di essere rilasciati.
Il 21 luglio Ferrer era stato fermato di nuovo, ufficialmente per essere interrogato dalla polizia circa materiale edile che gli aveva confiscato in occasione del precedente arresto. Anziche’ dirigersi alla stazione di polizia, gli agenti lo hanno portato alla prigione di massima sicurezza, dove e’ stato incriminato per aver ricevuto beni ottenuti illegalmente.
Ferrer ha sempre sostenuto che il materiale, due sacchi di cemento e alcune travi, gli era stato ceduto da un collega che aveva lasciato il paese senza completare la ristrutturazione del suo appartamento. I sacchi di cemento e le travi erano rimasti per mesi fuori dalla porta di casa di Ferrer, alla vista di tutti, prima che le autorita’ arrivassero a confiscarli.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 26 febbraio 2010

The way home