17 gennaio 2006

Mai innamorarsi...

Giusto ieri dicevo, non ha ancora nevicato... non di quella bella neve che dura un po', che scende fitta fitta almeno per un paio di giorni, che verso sera ti fermi al buio dietro ai vetri a controllare, per poter dire urka come vien giù, domani chissà rimaniamo bloccati, ci pensi che bello, eh eh, magari...
Quella bella neve farinosa, che rimane qualche giorno, quella che ti permette di fare il pupazzo di neve, o almeno di pensare di farlo, quella dove puoi affondare le dita e fissare con stupore il bianco candido e respirare quell'odore speciale di montagna e di aria buona...
Quando lo dicevo, i miei colleghi mi hanno tirato un paio di accidenti ridendo, ma scherzi, il traffico, le code, se domani nevica ti veniamo a cercare...
Io invece - forse perché non sono mai rimasta bloccata - alla neve associo istintivamente solo pensieri belli, e a una nevicata di due anni fa, in particolare, sono molto grata. In un febbraio per me orrendo, una nevicata eccezionale - come si dice sempre in questi casi - e l'entusiasmo di alcuni amici mi hanno regalato un pomeriggio senza pensieri, al parco di Corticella a scendere con il sacchetto del pattume sotto al sedere, pistaaaaaaa, gridando e ridendo come bambini assieme a mezza Bologna, per una volta non isterica.

"La neve, eh, la neve... ma sa poi i disagi!" dice sempre al bar o in farmacia qualche nonnetto cordiale, con lo stesso tono con cui direbbe "eh, ma le belle donne costano...".

Stamattina, quando ho guardato fuori ho pensato di avere qualche potere divinatorio (ed ero anche un po' preoccupata per via dei colleghi...), ma l'illusione è durata poco: quella di oggi era una nevina timida, arrendevole, con poca fiducia in se stessa, troppe delusioni le abbiamo dato. In fondo, quante volte abbiamo davvero fatto il pupazzo? Quante volte siamo rimasti davvero sotto al piumone a guardare fuori il cielo bianco ascoltando l'Inverno di Vivaldi? Certo, non è mica colpa nostra, ma non so se conta.

Solo un leggero tocco di bianco sporco, subito sfrangiato, uno zucchero a velo poco convinto, che si è dissolto in meno di mezz'ora. Lì per lì sono rimasta delusa, un'altra mattina merdosa come tutte le altre, poi però questa delusione si è trasformata in tenerezza. Ho visto qualcosa di terribilmente umano, di terribilmente simile a me in questa neve irrisolta, incapace di imporsi, come un'idea dimenticata, un desiderio non confessato neanche a noi stessi, un buon proposito non mantenuto, una telefonata messa giù appena l'altro risponde. Niente, così... volevo solo sentire la sua voce...

1 commento:

Anonimo ha detto...

oi, làmbert, ma sei da sposare!
post delizioso.
se cambio parrocchia e divento lgbt (deformazione amnistiana, eheh) ti zompo sulla coppa.
donna avvisata...