20 gennaio 2006

Ithailandia (quando il reality supera la fantasia)

POLITICA SHOW
Premier reality:

di fronte al calo di popolarità, il primo ministro si autoproduce in un programma: 5 giorni in un villaggio, a telecamere accese 24 ore su 24


"Ma cribbio, è un'idea grandio§a!" sembra dire il nostro Premier, come si fa chiamare lui, di fronte alla trovata pubblicitaria del suo omologo orientale, il primo ministro thailandese, un miliardario proprietario di vari canali televisivi (che roba, eh?). D'altra parte, al loro posto come resistere a una tentazione del genere?

Hannibal Lecter, il Cannibal del Silenzio degli innocenti chiamato in qualità di mediatore culturale (!) per aiutare le forze del bene a dirimere un caso particolarmente spinoso, spiegava alla giovane detective come rintracciare un serial-killer di ragazze bionde e formose con queste parole: "Pensaci, Clarice: ognuno di noi desidera ciò che vede..."

Dunque, dopo essere stato giro di pochi giorni a Otto e mezzo da Ferrara (9/1), al Processo di Biscardi (9/1), a Porta a Porta da Vespa (11/1), di nuovo su Raiuno per una conferenza stampa (13/1), al telefono a Ballarò da Floris (17/1), a Unomattina (18/1), su Isoradio (18/1) e da Mimun al Tg1 - ed è in corso mentre scrivo il faccia a faccia con Rutelli a Matrix, dovrei ma non ho la forza di guardare, vorrei che da una quinta entrasse Neo, nerocchialuto e pelletrenchato, e li polverizzasse entrambi... - , il Nostro non può che vedere il naturale proseguimento della sua video-tournée in un modo solo: non c'è che da tirare la volata finale e passare direttamente dalla Casa delle Libertà alla Casa del Grande Fratello, che ha aperto i battenti proprio ieri.

Questa sì che è l'Idea Vincente, l'Idea Definitiva, la Madre di tutte idee! Se vedo giusto, mi sa che ci sta già lavorando. E non ditemi che non esiste, che non può farlo. Che cosa dovrebbe trattenerlo?
Il senso del ridicolo?







Il fair play verso gli avversari?










La consapevolezza del suo delicato ruolo?










No, signori, è evidente che niente di tutto questo potrebbe fermarlo. Date retta a me, se non è ancora entrato nella Casa del GF è solo perché, da navigato tycoon televisivo quale di fatto è rimasto, sta aspettando di vedere come va l'audience, se la Marcuzzi funziona, se i protagonisti bucano lo schermo, insomma se la nuova edizione è all'altezza della altre dal punto di vista degli ascolti.

Quando deciderà di lanciarsi, ne sono certa, il Nostro si rivelerà fin da subito il concorrente ideale, dal momento che assomma in se stesso i tre requisiti fondamentali di chi sceglie di tentare la carta del reality:
- al momento non fa un vero lavoro, ma ha grandi ambizioni;
- adora stare sotto i riflettori;
- ha la faccia come il culo.
Credetemi, non c'è storia, non ce n'è per nessuno.

E poi se ci pensate bene l'occasione è perfetta: potrebbe farsi tutta la campagna elettorale da lì, raggiungendo milioni e milioni di italiani senza sfiancarsi di comizi e - dato l'enorme indotto su cui può contare il GF (sito, magazine dedicato, puntate celebrative a Buona Domenica, approfondimenti di costume da Vespa, inserti-sfottò della Gialappa's e di Striscia, più tutti i cult di Blob e un'infinità di micro-servizi tra Verissimi, Studiaperti e Lucignoli vari) - il passaggio nell'altra Casa gli garantirebbe una moltiplicazione mediatica dell'immagine che neanche nella galleria degli specchi di un luna park.

A quel punto, per gli stessi motivi per cui nella gara dell'audience stravincono la Lecciso e Costantino anche se tutti pensano che siano antipatici e scemi, finiremo per appassionarci al suo personaggio. Riuscirà Silvio a non farsi nominare ma - scusate il gioco di parole - a farsi eleggere? Sentirà la nostalgia di Arcore? Rimpiagerà la piscina di Villa Certosa quando toccherà a lui il turno nel tugurio? Gli mancherà di non poter vedere il tg di Emilio Fede? Ce la farà a portarsi a letto la più carina della Casa (invece che Gianni Letta)? Si innamorerà? Verrà sorpreso a scoreggiare? Vincerà la sfida del (tele)voto? Claro que sì, soprattutto se si innamorerà (elettorato femminile) e verrà sorpreso a scoreggiare (elettorato maschile).

Uscirebbe giusto giusto poco dopo la metà di aprile: all'esterno troverebbe ad aspettarlo Marco Liorni, inviato a raccogliere i commenti degli amici, accanto a mamma Rosa, Previti, Dell'Utri, Bondi ed Elio Vito che lo festeggerebbero abbracciandolo forte forte, tra lanci di coriandoli argentati e lacrime di commozione... e là il gioco è fatto, una strada luminosa di successi è già spianata: dopo un dazio di mille trenini pagato ai coniugi Costanzo (gli svantaggi della popolarità...), potrà fare l'ospite-verità di Pivetti e Platinette a Bisturi (e anche in questo caso, tocca dirlo, chi meglio di lui), poi l'inviato che fa le domande birichine all'uscita del Parlamento Europeo, poi una puntata di Scherzi a Parte in cui tocca il sedere alla Regina Sofia durante la foto ufficiale tanto per vedere che faccia fa e se Juan Carlos perde la sua proverbiale bonomia e dà in escandescenze...
Infine la consacrazione di tutta una carriera: una fiction nel ruolo di Commissario (ONU).

Io al suo posto non perderei un giorno di più.


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da www.repubblica.it

Thaksin Shinawatra protagonista di uno show autoprodotto Passerà 5 giorni in un villaggio povero, telecamere 24 ore su 24.
Thailandia, il premier nel reality per riconquistare popolarità
Analisti politici e borghesia lo ridicolizzano, i contadini lo adorano

BANGKOK - Un "morto di fama" del tutto particolare, che per rilanciarsi produce il suo personale reality show e si decreta protagonista. In Thailandia il primo ministro miliardario Thaksin Shinawatra, visto che i sondaggi lo davano in calo di consensi, ha lanciato su una televisione via cavo il programma Backstage Show. Per 24 ore al giorno vengono trasmesse le immagini del soggiorno di cinque giorni del premier con dei contadini, in un villaggio molto povero del nord-est del paese. Anche in Thailandia programmi come il Grande fratello sono molto seguiti e gli analisti politici hanno accusato il premier di voler acquistare in modo scorretto consensi per il suo governo. In effetti alcune delle situazioni nello show sono spiccatamente demagogiche. Thaksin Shinawatra passerà la prima notte in una tenda nel giardino della famiglia di un tassista, assente per lavoro a Bangkok. Durante la settimana il premier ascolterà le lamentele degli abitanti di una delle zone più povere della Thailandia, ai quali esporrà le sue idee per sconfiggere la miseria. Non è la prima volta che Thaksin Shinawatra si affida alla televisione per farsi pubblicità. E' già accaduto quando, in piena crisi per l'epidemia aviaria, ha fatto riprendere un pranzo con tutto l'esecutivo, con pietanze rigorosamente a base di pollo. I media thailandesi lo hanno spesso ridicolizzato e gli analisti sostengono che la classe media urbanizzata detesta le sue apparizioni. Ma la maggior parte dei thailandesi che vivono al di fuori delle città lo adora.

(17 gennaio 2006)

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da www.repubblica.it

Idea Berlusconi: far slittare voto e par condicio
Il premier vorrebbe allungare di 15 giorni l'attività delle Camere. Se Ciampi si opponesse, potrebbe slittare il decreto che indice le elezioni (comunque fissate il 9 aprile) per avere più tempo di libera tv

Il premier dribbla la par condicio "Camere aperte 15 giorni in più"
Confermato il 9 aprile come giorno delle elezioni. La data prevista per lo scioglimento è il 29 gennaio, ma in teoria c'è tempo fino al 23 febbraio. Il governo vuol rinviare il decreto per l'indizione dei comizi, così le restrizioni tv scatterebbero più tardi.

di FRANCESCO BEIROMA - Il colpo di scena arriva all'ultima curva della legislatura. Il governo, in debito d'ossigeno, è intenzionato a prolungare di quindici giorni la vita del Parlamento, ben oltre quindi il previsto scioglimento del 29 gennaio. Un escamotage che servirebbe a soddisfare numerose esigenze - dalla conversione dei decreti legge in scadenza all'approvazione di alcune leggi rimaste in sospeso nelle commissioni - ma soprattutto consentirebbe di procrastinare di due settimane l'entrata in vigore delle norme sulla par condicio. Per raggiungere l'obiettivo, le strade che ha di fronte la maggioranza sarebbero due, entrambe sviscerate in questi giorni dagli esperti e esaminate a fondo ieri durante la riunione del Consiglio dei ministri. La prima ipotesi passa per un accordo con il Quirinale. Se la maggioranza rappresentasse a Carlo Azeglio Ciampi l'intenzione di andare ancora avanti a lavorare per qualche giorno, senza toccare la data elettorale, il capo dello Stato potrebbe anche acconsentire. La Costituzione infatti prevede che le elezioni debbano avvenire "entro settanta giorni" dallo scioglimento e le Camere, a norma di legge, possono continuare a legiferare fino a 45 giorni prima delle elezioni. Sarebbe un tempo ristretto per la campagna elettorale, ma in teoria la legge consentirebbe uno scioglimento della legislatura fino al 23 di febbraio. Oltretutto, se restasse ferma la data del 29 gennaio, secondo la nuova legge elettorale sarebbe tecnicamente un caso di scioglimento "anticipato" del Parlamento, con la conseguenza che andrebbe dimezzato il numero di firme necessario per presentare le liste. Una norma che avvantaggerebbe alcuni partiti, come la Rosa nel pugno, che militano nel centrosinistra. Si capisce perciò la convenienza della Cdl ad allungare la legislatura.
In più, prolungando la vita delle Camere di 15 giorni, il governo permetterebbe la candidatura a tutti quei sindaci e presidenti di provincia che non hanno provveduto a dimettersi per tempo dalle loro cariche. Fin qui la strada condivisa. Ma se in qualche modo il capo dello Stato non fosse d'accordo nel posticipare la chiusura di Montecitorio e palazzo Madama, a palazzo Chigi sono convinti di aver trovato comunque l'uovo di colombo. L'idea sembra sia venuta al leghista Roberto Calderoli, ma è stata condivisa da tutto il Consiglio dei ministri. Lo stesso Berlusconi, al termine del lungo giro di tavolo, l'ha definita "molto ragionevole". Se Ciampi insistesse dunque a voler sciogliere il 29 gennaio, il governo farebbe slittare di 15 giorni l'approvazione del decreto di indizione dei comizi elettorali. Un escamotage tecnico dunque, che servirebbe allo stesso fine: far scattare più avanti la tagliola della par condicio, quella che impedirebbe l'attuale dilagare del Cavaliere su tutte le reti. La regolamentazione radio televisiva entra infatti in vigore "dalla data di convocazione dei comizi elettorali". Se in teoria l'ipotesi Calderoli sembra trovare la quadratura del cerchio per il governo, in realtà difficilmente il Quirinale potrà piegarsi a un tale tipo di soluzione. Geloso custode della prassi costituzionale, Ciampi non potrà far altro che rammentare ai suoi interlocutori (ieri è stato affidato al ministro dell'Interno Pisanu il compito di preparare una "nota informativa", poi toccherà a Gianni Letta salire sul Colle a spiegarla) la storia delle quattordici legislature repubblicane. I precedenti raccontano infatti che solo una volta - fu nel 1979 e per cause di forza maggiore - il decreto di convocazione dei comizi è stato rimandato di qualche giorno. Dal 1948 ad oggi invece al decreto di scioglimento ha fatto immediatamente seguito quello di convocazione dei comizi, con un ritardo al massimo di un giorno. In genere la mattina il capo dello Stato annuncia il decreto di scioglimento e il pomeriggio il governo risponde indicendo le elezioni. Così deve andare, anche perché i cittadini hanno il diritto di conoscere la data delle elezioni nel momento in cui vengono mandati a casa i loro rappresentanti. In caso contrario, per assurdo, potrebbe accadere che il capo dello Stato sciolga le Camere e il governo si "dimentichi" di indire le elezioni non per qualche giorno ma per sei mesi. Con grave vulnus per la democrazia.
(20 gennaio 2006)

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sempre da www.repubblica.it

La maratona in tv di Berlusconi in preda a una bulimia da video

di CURZIO MALTESE

In preda a una bulimia da video ormai incontenibile, lunedì sera Berlusconi, dopo aver monologato dal dipendente Ferrara con la consueta eleganza ("Biagi e Santoro si meritavano una bella pedata nel sedere"), è corso al Processo di Biscardi. Si è presentato trafelato e ha giurato: "Mi fermo soltanto due minuti, purtroppo gli impegni...". È rimasto quasi un'ora e alla fine ha avuto anche il coraggio di dire: "Ora devo scappare". Stasera sarà a Porta a Porta, contro Bertinotti, per non perdere l'abitudine. Il fido Vespa ha obbedito all'ordine implicito di non invitare l'ospite naturale per un confronto col premier, Romano Prodi. Ha chiesto a Fassino, che gli ha indicato il capo dell'opposizione ("Non è stato Berlusconi a dire che voleva il duello con Romano?"). Poi ha chiesto a Rutelli e ha ricevuto la stessa risposta. Allora, volendo andare sul sicuro, ha telefonato a Bertinotti, il quale naturalmente si è precipitato. La maratona settimanale non è finita. Domani Berlusconi sarà da Anna La Rosa, ad Alice, e venerdì pomeriggio su Raiuno a Conferenza stampa. Non è escluso che nel frattempo s'inventi altre partecipazioni a sorpresa, come ha fatto in radio da Fiorello e da Biscardi. Potrebbe spuntare dalla De Filippi come da Giurato a Uno Mattina o alle spalle di papa Ratznger durante l'omelia; le incursioni mediatiche del premier hanno ormai la cadenza ossessiva ma imprevedibile di un Gabriele Paolini, il sedicente "profeta del condom". Non perdiamo tempo a riferire i discorsi, gli attacchi, le battute più o meno volontarie. Il repertorio dell'ultimo Berlusconi ha la freschezza di un fossile del Cretaceo. Più di che cosa dice, preoccupa "quanto" lo dice.
L'Italia sta sperimentando la campagna elettorale più scorretta della storia recente delle democrazie. Berlusconi aveva minacciato "andrò in tutte le trasmissioni" ed è il genere di promessa, forse l'unica, che è capace di mantenere. È dappertutto, a ogni ora, ogni giorno, ben deciso a usare il suo personale potere televisivo, che consiste anche nella facoltà di scegliersi i giornalisti, si fa per dire, gli ospiti e gli avversari di turno. È vero che con Diego Della Valle gli è andata molto male. Ma si è trattato di un imprevisto, nessuno poteva aspettarsi tanta sincerità da un vecchio amico, né Berlusconi né il povero Vespa, che certo troverà il modo di sdebitarsi con gli interessi. Anzi, ha già cominciato. Il potere sulle tv del premier comprende anche quello che si potrebbe definire, con un'ardita perifrasi, l'"uso criminoso" dei telegiornali. L'intercettazione di Fassino ha avuto per esempio sul Tg1 uno spazio di poco inferiore all'attacco delle Torri Gemelle. Ora, dall'ormai celebre colloquio del segretario Ds con Consorte si capivano al massimo un paio di cose. Una è che Consorte non è galantuomo e l'altro non glielo fa notare. L'altra è che Fassino viene informato a cose fatte e quindi non è dell'affare, non fa parte della "banda". Su questo fumo il Tg1 ha aperto per almeno tre giorni i notiziari sul "caso Fassino-Unipol", mentre nel mondo Sharon finiva in coma, Ali Agca usciva dal carcere e l'influenza aviaria avanzava verso l'Europa. Da qui al 9 aprile il premier replicante ci farà vedere cose che noi umani non potevamo neppure immaginare. Servirà alla sua causa? I sondaggi, quelli seri, continuano a indicare una vittoria del centrosinistra, nonostante gli effetti dell'affare Unipol. Lo stesso Berlusconi pare ammetterlo, quando annuncia che "il vantaggio degli avversari è ridotto a un punto e mezzo". L'ha detto ieri, in mezzo a tutto il resto. Ma un mese fa aveva annunciato la parità fra destra e sinistra nei sondaggi. L'obiettivo della lunga marcia mediatica è la conquista di milioni d'incerti, secondo le ricerche i più vulnerabili all'influenza della televisione. Sarà in ogni caso una campagna "contro". Contro Prodi, il centrosinistra, i "comunisti". Berlusconi è sempre stato un leader più "contro" che non propositivo, diversamente da quanto narrano gli agiografi. Fin dal messaggio della "discesa in campo", dove l'anticomunismo è preponderante rispetto al "sogno del miracolo". Ma in questa campagna elettorale è diventato l'unico tema. Fallito nel ridicolo il tentativo di magnificare i risultati economici del governo, il premier riesce a ritrovare un'identità e un baricentro politico soltanto attaccando gli avversari con il vittimismo dei violenti. Si comporta come uno che ha già perso e dall'opposizione lancia la sfida alla maggioranza in carica. In fondo è un modo di riconoscere che al centro della scena oggi ci sono Prodi e l'Unione. È l'errore di un grande comunicatore imbolsito. Perfino il centrosinistra potrebbe usarlo a proprio vantaggio, se soltanto si decidesse davvero a occupare la scena della novità e del futuro con la forza delle proposte. Per esempio con lo scatto in avanti verso il Partito Democratico "subito e ovunque", come scrive Prodi. Qui e ora e non dopo le elezioni, e non nel medio periodo come insiste a dire qualche leader dell'Unione. Keynes avrebbe risposto: "Nel medio periodo saremo tutti morti".

(11 gennaio 2006)

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