25 maggio 2008

Domenica mattina


La domenica mattina è sempre un momento difficile, soprattutto se bisogna anche lavorare; un piccolo conforto me lo dà il bar dei vecchi sotto casa, che - unico nel raggio di chilometri - è aperto anche la domenica.
Qualche tempo fa ha cambiato gestione: io temevo un rilancio stile trendy ggiovane, con aperitivo figo e cose del genere, invece pare che lo spirito dei predecessori sia stato raccolto in modo puntuale, quasi un passaggio di testimone. I nuovi proprietari hanno la stessa gentilezza contenuta e la stessa aria sfatta dei precedenti.
Mando un messaggio a una amica che abita dall'altra parte della strada: "Ci sei per un caffé?", ma non c'è, mi risponde che è a Firenze per un concerto. Scendo sotto casa e attraverso il prato che circonda il bar; non riesco a evitare di guardare in basso per vedere se trovo un quadrifoglio - una forma di mania, non posso farne a meno - e mi cade l'occhio su un inaspettato pentafoglio: cinque inequivocabili, perfette fogliettine che ammiccano nel verde, tra l'erba e qualche cicca. Ottimo presagio: ho proprio bisogno di fortuna, penso tra me e me, e di qualche evento straordinario e inatteso. Sorrido da sola e procedo verso il bar.
Nel patio esterno, un gruppo di vecchietti incalliti giocano a tresette, qualcuno mi lancia un'occhiata di sbieco attraverso gli occhiali, mi sento un po' come se entrassi in casa d'altri, ma e' solo un attimo.
Entro e ordino una brioche salata e un cappuccino:
- Ecco qua il s§uo cruas§àen! Glielo s§caldo? Czi vuole un po' di cacao sul capuccczio? Mo s§ì, oggzi è domenica, s§i fa fès§taaa!
- Grazie... Mi posso sedere nel tavolino fuori?
- Mo come no! S§i acòmodi!
Nel cortile interno ci sono dei tavolini, è un angolino grazioso ed è anche uscito il sole. Mi siedo con la mia colazione e, mentre zucchero il cappuccio con aria noncurante, ascolto le conversazioni dei tavolini limitrofi.
Alla mia sinistra un gruppo di vecchietti, appena usciti dalla sala del biliardo, hanno già un frizzantino in mano. Non sono abbastanza vicini per origliare bene, mi arriva solo qualche frase smozzicata e qualche esclamazione:
- Mo c'sa dit? L'è impusebbil!
- Mo va fer dal pugnàt!
Tutto regolare, come dire...
Invece sento benissimo la conversazione del tavolino alla mia destra: tre signore, d'età ma tutte tenute - messa in piega e vestito buono -, che si stanno godendo il caffé con chiacchiere della domenica mattina. Riproduco fedelmente.
- Ma secondo me in galera non ci sta mica, sai...
- Mocché, troppa gente intorno..
- Guarda, io a Cogne ci sono stata, non c'è niente, ci sono due o tre case e basta... Chi vuoi che passi? Chi vuoi che sia passato?
- m..
- m-m..
- Ecco il caffé, le mie signore, per chi è il macchiato?
- Per me, grazie mille!
- Grazie mille, troppo gentile!
- Troppo gentile!
- Senti, ieri sera ho mangiato la peperonata...
- La peperonata?
- Sì, la peperonata, la minestra di fagioli... e anche il pesce... con la maionese...
- E sei stata male...
- No no, mocché, anzi stanotte ho dormito benissimo!
- Io invece ho dormito male, ieri sera ho mangiato una focaccia con la panna, ma sai, erano già le undici e mezza...
- Anch'io l'altro giorno mi sono mangiata mezzo chilo di panna, un barattolo intero, ho pensato cosa la tengo lì a fare, che domani è tutta smontata...
- Infatti!
- ...!
Intanto ho finito il mio cappuccino; raccolgo il mio pentafoglio con delicatezza per non sciuparlo, riporto la tazza al banco, pago e saluto. Ora posso cominciare a lavorare.

1 commento:

Anonimo ha detto...

adòroti!!!