30 maggio 2008

Che aria tira?

Allora, domattina all'alba si parte per Riga.

Mentre sulla città continua a infuriare la tempesta perfetta, finisco gli ultimi preparativi. Niente magliette di Amnesty, ok, è meglio non provocare, le istruzioni prevedono che ne riceveremo una là e la useremo solo per sfilare, non prima e non dopo. Scarpe e vestiti comodi e senza marca, per non irritare (?) e non farsi notare troppo. Minchia. Ma è davvero questa l'aria che tira?

Cappello, foulard, occhiali, ok. Le istruzioni prevedono anche magliette di ricambio, niente sandali casomai bisognasse correre veloci (!), crema solare per non scottarsi - ma che tempo fa in Lettonia? io credevo di doverci andare con cappotto e colbacco, come Totò e Peppino a Milano... - e insieme il k-way per ripararsi dagli sputi e dai lanci di uova marce (!) e cacche (!!). Evidentemente il clima è caldo, in tutti i sensi.

Ci è stato anche sconsigliato di andare in giro per la città il giorno successivo, se non in gruppi misti di almeno cinque persone.

Dopo aver letto le ultime istruzioni (ci è stato chiesto di garantire che avremmo rispettato le misure di sicurezza indicate) ho un po' paura; nello stesso tempo penso che in certi casi bisogna farsi coraggio, ma per me affrontare una cosa del genere è un vero sforzo, perché anche in situazioni più semplici ho paura della folla e dello scontro fisico.

Per trovare questo coraggio, vado sul blog dell'associazione che sta organizzando il Riga Pride e leggo le ultime news. Non sono esattamente incoraggianti, ma il coraggio lo trovo lo stesso: mi viene dalla rabbia e dall'idea che se non andiamo noi - inteso come noi cittadini di altri paesi - a dare una mano a queste persone, chi gliela darà?

In preda a questi stati d'animo, mentre leggo, scrivo e presso nello zaino magliette senza scritte, per tenere a bada la stanchezza e la tensione ho finito per mangiarmi un intero sacchetto di rotelle di liquerizia...

Basta, è meglio dormirci su.

Buonanotte, a lunedì.



We gain strength, and courage, and confidence by each experience in which we really stop to look fear in the face... we must do that which we think we cannot.

Eleanor Roosevelt

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