27 settembre 2006

The road to Guantanamo

Andate ASSOLUTAMENTE a vedere questo film! Non solo per l'argomento e perché è una storia vera (interviste ai veri ragazzi di Birmingham a cui è successa questa vicenda allucinante inframmezzate a documenti filmati della guerra e a ricostruzioni della loro storia fatte con attori), ma anche perché è un film, un vero film fatto BENISSIMO - non per niente ha vinto un prestigioso riconoscimento alla regia.

Almeno loro si sono salvati e hanno ripreso la loro vita, ma Guantanamo non è ancora stata chiusa. E non mi pare sia servita granché, o sbaglio? Alla faccia dei diritti umani, della Convenzione di Ginevra e di tutti noi. E viva viva la difesa dei valori occidentali, la sicurezza, la democrazia e il relativo import-export!

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da www.mymovies.it

The Road To Guantanamo (2006)

Un film di Michael Winterbottom, Mat Whitecross.
Con Riz Ahmed, Farhad Harun, Waqar Siddiqui, Arfan Usman.
Genere Drammatico, colore, 95 minuti.
Produzione Gran Bretagna 2006.

Uscita nelle sale: 15/09/2006

Michael Winterbottom racconta l'odissea di tre giovani musulmani inglesi rinchiusi innocenti per due anni nella famigerata base di Guantanamo.

di Giancarlo Zappoli


Quattro amici di età che va dai 19 ai 23 anni (Ruhel, Asif, Shafiq e Monir) partono dall'Inghilterra per il matrimonio di uno di loro in Pakistan. Siamo nell'autunno del 2001. Dopo una serie di vicissitudini tre di loro vengono arrestati dalle truppe americane e portati nella base di Guantanamo. Ne usciranno due anni dopo totalmente scagionati dall'accusa di terrorismo dopo aver subito torture psicologiche e fisiche brutali. Michael Winterbottom non è nuovo a imprese di questo genere. Molti ricorderanno Welcome to Sarajevo così come Cose di questo mondo (sui profughi dall'Afghanistan e vincitore dell'Orso d´Oro). Questa volta, dopo un inizio un po' faticoso che ricorda troppo da vicino Cose di questo mondo, l´accusa non potrebbe essere più diretta e lo stile più convincente. Il regista inglese decide infatti di intervistare i tre protagonisti e di ricostruire con non attori quanto da loro narrato. L'obiezione che può subito emergere è ovvia: Winterbottom ha fatto le verifiche necessarie? È sicuro che quanto raccontato dai tre corrisponda a verità? La risposta è sin troppo facile: per certo i giovani avevano un alibi di ferro e nonostante questo si sono fatti due anni di Guantanamo come terroristi pericolosissimi. A questo si può aggiungere che se fosse vera anche solo la metà delle torture da loro raccontate come subite ad opera dei soldati americani questo sarebbe già più che sufficiente per parlare di barbarie. Winterbottom mette poi a segno un colpo di genialità da ricercatore quando mostra una dichiarazione di Donald Rumsfeld che afferma testualmente "Stiamo rispettando in massima parte la Convenzione di Ginevra sui Diritti Umani". L´uomo di punta dell'Amministrazione Bush dice la verità: quello che sta oltre alla massima parte precipita nel buio o nel sole a picco su celle di metallo in mezzo a un cortile della base di Guantanamo al cui ingresso (Camp Delta) si legge: "Honour Bound to Defend Freedom". Per molto, molto meno Richard Nixon dovette lasciare la Casa Bianca. Erano altri tempi? Forse. Sta di fatto che una democrazia non è tale perché simili e sistematiche violazioni del Diritto possono essere denunciate. Una democrazia è tale quando queste non possono verificarsi.

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