04 settembre 2006

Nelle piccole torri - settembre, quasi undici..

















Nelle piccole torri orecchi odono
Le mani raspare alla porta,
Occhi negli abbaini vedono
Le dita sulle serrature.
Dovrò aprire, o dovrò rimanere
Da solo fino al giorno della morte
Non visto da occhi stranieri
In questa casa bianca?

Mani, portate grappoli o veleno?

Al di là di quest’isola recinta
Da un mare sottile di carne
E da una costa d’osso,
La terra si stende lontana dal suono,
Le colline lontane dalla mente.
Né uccello né pesce volante
Disturbano il riposo di quest’isola.
Orecchi in quest’isola odono
Il vento che trascorre come un fuoco,
Occhi in quest’isola vedono
Le navi all’ancora fuori dalla baia.
Dovrò correre alle navi
Col vento nei capelli, o rimanere
Fino al giorno della morte,
senza dare
Il benvenuto a nessun marinaio?

Navi, portate grappoli o veleno?

Le mani raspano alla porta, le navi
Gettano l’ancora fuori dalla baia,
La pioggia batte la sabbia e le ardesie.
Lascerò entrare lo straniero,
Darò il mio benvenuto al marinaio,
O resterò fino al giorno della morte?

Mani dello straniero e stive delle navi,
Cosa portate, grappoli o veleno?


Dylan Thomas

(il link da cui ho tratto l'immagine purtroppo non riesco a ricostruirlo, mi spiace; comunque si trattava di Tibet o Ladakh)

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Dall'ultimo numero di "La Nonviolenza è in cammino", la newsletter quotidiana curata da Peppe Sini, un intervento sulla situazione in Afghanistan, raccontata da una persona che ha vissuto là a lungo, dal 2002 ad oggi.

1. MONDO. ANN JONES: COSA ACCADE IN AFGHANISTAN
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo peraverci messo a disposizione nella sua traduzione ilseguente articolo di AnnJones. Ann Jones, giornalista e fotografa, ha passatola maggior parte degliultimi quattro anni in Afghanistan; attivista per idiritti umani, lavoranel paese con le agenzie internazionali e insegnainglese ai docenti delliceo di Kabul; scrive delle sue esperienze inAfghanistan per "NationMagazine" ed e' stato pubblicato di recente il suolibro: Kabul in inverno:vita senza pace in Afghanistan, Metropolitan Books,2006)]

Vi ricordate di quando il pacifico, democratico,ricostruito Afghanistan erail modello pubblicitario su cui si doveva rifarel'Iraq? Nell'agosto 2002,il segretario alla difesa Donald Rumsfeld parlava delnuovo Afghanistan comedi una "straordinaria vittoria" ed un "modello disuccesso per cio' chepotrebbe accadere in Iraq". Come tutti ormai sanno, ilmodello in Iraq nonsta funzionando. Percio', non dovremmo sorprendercinel sapere che non stafunzionando neppure in Afghanistan.La storia del successo afgano e' sempre stata piu' unafavola che un fatto.Ora, mentre l'amministrazione Bush passa il"peacekeeping" alle forze Nato,l'Afghanistan e' la scena della piu' vasta operazionemilitare nella storiadel trattato del nordatlantico.Le mie mail di oggi riportano l'appello di unachirurga americana che lavoraa Kabul: la sua squadra medica d'emergenza non riescea trattare neanche lameta' dei civili feriti che le vengono inviati dalleprovince in cui sicombatte, a sud e a est. Truppe statunitensi,britanniche e canadesi sitrovano in guerra contro i combattenti talebani,mentre sconcertaticomandanti Nato si stanno gia' chiedendo cos'e' che e'andato male.La risposta sta in un triplice fallimento: nientepace, niente democrazia eniente ricostruzione.*L'amministrazione Bush ha fatto politicamente le cosea rovescio. Dopo averspinto i talebani a suon di bombe nelle periferie, nel2001, ha messo inpiedi un governo senza siglare una pace, uno scenarioche piu' tardi sisarebbe ripetuto in Iraq. Invece di premere pernegoziati di pace fra ipartiti afgani rivali, i vittoriosi americani hannodato il potere agliislamisti ed ai comandanti delle milizie che eranoservite a sostituire isoldati Usa nella guerra contro l'Unione Sovieticadegli anni '80. Poil'amministrazione Bush ha messo in scena elezioni perquesti candidati, edha proclamato che i risultati erano la democrazia.Ha anche confinato la International SecurityAssistance Force (Isaf),composta largamente da truppe europee, alla capitale,creando cosi' un'oasidi sicurezza per il governo, mentre sguinzagliava isignori della guerra disua scelta alla ricerca di Osama bin Laden nel restodel paese.Ad est e sud, che e' come dire in meta' del paese, italebani non hanno maismesso di combattere. Oggi, rimpolpate dall'arrivo dicombattenti importatida al-Qaida (detti arabi-afgani) e con l'ausilio dinuove tecniche appresedall'insorgenza irachena (le bombe sulle strade oquelle suicide), le forzetalebane sono piu' forti di quando gli Usa le"sconfissero" nel 2001.*Secondo la Commissione indipendente afgana per idiritti umani, lamaggioranza degli afgani avrebbero visto con favore unprocesso di amnistiae riconciliazione, e persino il presidente Karzai hadi recente chiestoall'amministrazione Bush di cambiare metodo, e dismettere di uccidereafgani. Ma le politiche riaffermate a Kabul dallasegretaria di statoCondoleeza Rice chiedono di combattere sinoall'eliminazione dell'ultimotalebano.Com'era da aspettarsi, l'opinione pubblica hacominciato ad avversare conforza un governo centrale largamente privo di potere,tenuto sotto scortanella capitale da forze armate straniere.L'insicurezza che la maggior partedegli afgani subiscono, l'assenza di pace, e'abbastanza per aver fatto loroperdere fiducia nel presidente Karzai, spesso definitosarcasticamente "ilsindaco di Kabul" o "l'assistente dell'ambasciatoreamericano".Storicamente, gli afgani hanno scelto e seguito leaderforti: da chi guidasi aspettano sicurezza, lavoro, o almeno che facciaqualcosa. Il governoKarzai, costretto a seguire un'agenda al serviziodegli Usa, si trova spessoin difficolta' nel difendere gli interessi afgani, enon ha dato nulla alcittadino medio che vive ancora in una poverta'abissale. Nel 2004,doverosamente gli afgani votarono per Karzai, qualestrumento delle promesseamericane. Nel 2005, quando si tennero le elezioniparlamentari, glielettori indicarono che ne avevano abbastanza deglistessi candidati,comandanti di milizie ed estremisti islamisti, e dellestesse vuotepromesse.*La parte piu' triste della storia sta qui: nonostantela finta pace e lademocrazia da burletta vantate dell'amministrazioneBush, quest'ultimaavrebbe potuto fare dell'Afghanistan un successo solose avesse portato acompimento la terza e piu' grande promessa, quella diricostruire un paesebombardato.La maggioranza degli afgani, dopo la dispersione deitalebani, era piena disperanza e desiderosa di mettersi al lavoro. Ibenefici tangibili dellaricostruzione (impieghi, case, scuole, assistenzasanitaria) avrebberopotuto indurli a sostenere il governo e a trasformareuna democraziaillusoria in qualcosa di piu' reale. Ma laricostruzione non e' avvenuta.Quando le forze Nato si sono mosse quest'estate nelleprovince del sud, per"mantenere la pace e continuare lo sviluppo", ilgenerale David Richards,comandante britannico dell'operazione, sembra essererimasto scioccato nelloscoprire che nessuno sviluppo, o ben poco, era maicominciato. Di questofallimento, i primi responsabili sono gli Usa. Fino aquest'ultimo anno, lacoalizione guidata dagli americani ha assunto per se'sola il compito diristabilire condizioni di sicurezza fuori Kabul, manon vi ha impiegato sulterreno un solo uomo. Come risultato, i volontari diassociazioni umanitarie(internazionali e afgane) hanno perso la vita,pressoche' tutte le ong sisono ritirate all'interno di Kabul o, come Medicisenza frontiere, hannolasciato il paese. I mercenari, ancora presenti nelpaese, si trovanoregolarmente coinvolti in progetti relativi alla"sicurezza", cosi' che ildenaro degli aiuti umanitari, come sta accadendo anchein Iraq, finisce nelbudget militare.Una recente testimonianza dell'Ispettore generale perla ricostruzionedell'Iraq ha rivelato come l'Agenzia statunitense perlo sviluppointernazionale (Usaid) manipoli i propri conti pernascondere i mastodonticicosti che i problemi di sicurezza aggiungono aiprogetti d'aiuto (si arrivaa maggiorazioni del 418%). E' ragionevole pensare chese ascoltassimol'Ispettore responsabile per l'Afghanistan ciracconterebbe le medesimestorie: le ditte sotto contratto per l'Usaid sono lestesse. Senza pace nonpuo' esserci sicurezza, e senza sicurezza non c'e'ricostruzione.Ma c'e' di piu'. Per capire il fallimento, e la frode,di tali progetti diricostruzione, bisogna dare un'occhiata allo specificosistema con cui gliUsa forniscono aiuto per lo sviluppo a livellointernazionale. Durante gliultimi cinque anni gli Usa e molti altri donatorihanno mandato miliardi didollari in Afghanistan, eppure gli afgani continuano achiedere: Dove sonofiniti i soldi? Chi paga le tasse in America dovrebbefare la stessadomanda. La risposta ufficiale e' che i fondi inviatidai donatori siperdono nella corruzione afgana. Ma gli afganiequivoci, abituati allebustarelle da due soldi, stanno imparando come lacorruzione ad alto livellofunzioni benissimo per i padroni del mondo.*Un rapporto del giugno 2005, molto circostanziato, diAction Aid (ong consede centrale a Johannesburg in Sudafrica, assairispettata) ci aiuta a farchiarezza su come funzioni questo mondo. Il rapportoha studiato gli aiutiallo sviluppo forniti da tutti i paesi sul globo ed hascoperto che solo unapiccola parte di essi (forse tocca il 40%) e'concreta. Il resto e' "aiutofantasma", il che significa che i soldi nonarriveranno mai ai paesi a cuisono destinati.Parte di questi soldi non esistono proprio, se noncome voce in bilancio,come quando i paesi contabilizzano la cancellazionedel debito o i costi dicostruzione di una bella nuova ambasciata nellacolonna degli aiuti. Moltidi questi soldi non lasceranno mai la propria casa: imandati di pagamentoper gli "esperti" americani sotto contrattodall'Usaid, per esempio, vannodirettamente dall'agenzia alle banche Usa, senza maipassare per i "paesiche devono essere ricostruiti". Molto altro denaro,conclude il rapporto, e'buttato via in "assistenza tecnica superpagata einefficace" (come gli"esperti" di cui sopra, per dire).Ed un'altra bella fetta di soldi e' legata allanazione donatrice, il chevuol dire che chi la riceve e' obbligato ad usare ildenaro per comprareprodotti del paese donatore: soprattutto quando lestesse merci potrebbetrovarle a prezzo assai piu' basso in casa propria.Gli Usa sono ai piu' alti livelli nella classifica dei"donatori fantasma",solo la Francia qualche volta li supera. Il 47%dell'aiuto americano allosviluppo va alla "superpagata assistenza tecnica";solo il 4% dell'aiutosvedese lo fa, e il 2% dell'aiuto lussemburghese oirlandese. E per quantoriguarda il dover acquistare prodotti del paesedonatore, ne' la Svezia, ne'la Norvegia, ne' l'Irlanda o il Regno Unito lo fanno.Il 70% del denaroamericano legato agli aiuti ha questa clausola, didoverci comperare robaamericana, soprattutto sistemi d'arma. Consideratequeste pratiche, ActionAid calcola che 86 centesimi su ogni dollaro siano"aiuto fantasma".Secondo gli standard fissati anni orsono dall'Onu e aiquali ha aderitopraticamente ogni nazione del mondo, un paese riccodovrebbe dare lo 0,7%del suo introito nazionale annuale a quelli poveri.Solo i paesi scandinavi,l'Olanda ed il Lussemburgo (con lo 0,65%) siavvicinano alla percentuale;all'altro capo della fila, ci sono gli Usa con lo0,02%: 8 dollari l'anno apersona dal "paese piu' ricco del mondo" (a confronto,pensate che la Sveziane da' 193, la Norvegia 304 e il Lussemburgo 357). Ilpresidente Bush sivanta di aver mandato miliardi di dollari inAfghanistan, ma in effettiavremmo ottenuto un miglior risultato passando in giroun cappello.*L'amministrazione Usa spesso deliberatamenterappresenta in modo falso ilsuo programma di aiuti ad uso delle popolazioni. Loscorso anno, peresempio, mentre il presidente Bush mandava sua mogliea Kabul per poche ore,il tempo di fare qualche fotografia pubblicitaria, il"New York Times"riportava che la missione di costei era "la promessadi un impegno a lungotermine per l'istruzione di donne e bambini". Nel suodiscorso di Kabul, lasignora Bush disse che gli Usa avrebbero fornito 17,7milioni di dollari inpiu' per sostenere l'istruzione in Afghanistan.Quello che e' accaduto e' che il fondo in questione e'stato usato percostruire un'universita' privata, l'Universita'americana dell'Afghanistan,diretta alle elite afgane e statunitensi, e a cui siaccede a pagamento: ilfatto che un'universita' privata venga finanziata daisoldi delle tassepubbliche e costruita dal corpo dei genieridell'esercito Usa e' un'altradelle peculiarita' degli aiuti in stile Bush.Ashraf Ghani, l'ex ministro delle finanze afgane, epresidentedell'Universita' di Kabul, si e' lamentato: "Non sipuo' continuare asostenere l'istruzione privata ed ignorare quellapubblica".*Tipicamente, gli Usa preferiscono canalizzare ildanaro degli aiutiumanitari verso appaltatori statunitensi. L'assistenzaumanitaria Usa e'sempre piu' privatizzata, ed e' ormai solo unmeccanismo per trasferire idollari delle tasse ai forzieri di ditte americaneselezionate, ed alletasche di chi i soldi li ha gia'. Nel 2001 AndrewNatsios, l'alloradirettore di Usaid, cito' i fondi per l'assistenzaall'estero come "unostrumento politico chiave", disegnato per aiutare glialtri paesi a"diventare migliori mercati per l'esportazionestatunitense". Per garantireche tale missione vada a buon fine, il Dipartimento diStato ha di recenteassunto la direzione di quelle che prima, almenoformalmente, erano agenzieumanitarie semi-autonome. E poiche' lo scopodell'aiuto americano e' quellodi rendere il mondo sicuro per gli affari americani,Usaid si serve di unalista di ditte "favorite" (che puo' leggermente mutarea seconda deirisultati elettorali) a cui chiede di sottoporreprogetti, e talvoltainterpella un solo appaltatore, la stessa efficienteprocedura che ha resol'Halliburton cosi' fortunata in Iraq.Le ditte preselezionate stipulano un contratto conl'Usaid, detto Iqc(ovvero "per quantita' indefinite"). Le dittepresentano informazioni vaghesu cosa potrebbero fare in aree non megliospecificate, riservandosi ledefinizioni per un successivo contratto. La ditta divolta in volta sceltaverra' invitata a materializzare le sue speculazionitramite il formato Rfp(ovvero "richiesta di proposte"), e poi inviata in unpaese straniero acercare di rendere reale qualsiasi tipo di lavorosognato da teorici diWashington, assolutamente non oberati dalla conoscenzadi prima mano dellosfortunato paese in questione.I criteri con cui si scelgono gli appaltatori ha pocoo niente a che farecon le condizioni del paese che li riceve, e non sonoesattamente cio' chechiamereste campioni di trasparenza.*Prendete il caso della strada maestra Kabul-Kandahar,che il sito dell'Usaidpropaganda con orgoglio come un successo. In cinqueanni e' la sola stradache sia mai stata finita, il che supera almeno di unpunto il recorddell'amministrazione Bush nella costruzione di sistemiidrici o fognari(nessuno).Nel marzo 2005, la superstrada in questione apparvesul giornale "KabulWeekly" sotto il titolo: "Milioni buttati via perstrade di seconda mano".Il giornalista afgano Mirwais Harooni racconto' chesebbene ditteinternazionali si fossero offerte per ricostruire lastrada al prezzo di 250dollari al chilometro, gli statunitensi del LouisBerger Group avevanoottenuto il lavoro al prezzo di 700 dollari alchilometro (ce ne sono 389).Perche'? La risposta standard americana e' che gliamericani lavoranomeglio, sebbene non sia il caso della ditta Berger cheall'epoca era gia' inritardo su un altro contratto di 665 milioni didollari per costruire scuolein Afganistan. La Berger subappalto' la costruzionedella stretta strada adue corsie, priva di guard-rail, a ditte turche edindiane, al costo finaledi un milione di dollari a miglio: e chiunque civiaggi oggi puo' constatareche sta gia' cadendo a pezzi.L'ex ministro della pianificazione Ramazan Bashardostfece notare che inmateria di strade i talebani avevano fatto un migliorlavoro, ed anche luipose la fatidica domanda: "Dove sono finiti i soldi?".Oggi, con una mossache certamente fara' crollare gli indici di gradimentodi Karzai, edanneggera' ulteriormente le truppe Usa e Natopresenti nell'area,l'amministrazione Bush sta facendo pressione sulgoverno afgano affinche'questo "dono del popolo degli Stati Uniti" (cosi'venne definita la strada)sia trasformato in una strada a pagamento: 20 dollaria guidatore per unpermesso di transito valido un mese. In questo modo,dicono gli espertiamericani fornitori di superpagata assistenza tecnica,l'Afghanistanpotrebbe avere un introito annuo di 30 milioni didollari dai suoi cittadiniimmiseriti e alleggerire finalmente il "peso"dell'aiuto che grava sugliUsa.*C'e' da stupirsi se l'aiuto straniero sembraall'afgano ordinario qualcosadi cui sono gli stranieri a godere?Ad una estremita' dell'infame superstrada, a Kabul,gli afgani si lamentanodei fantasiosi ristoranti dove questi esperti ed altriforestieri siriuniscono per bere alcolici, divertirsi e piombarenudi nelle piscine.Obiettano alla presenza di bordelli in citta' (ottonel 2005), bordelli incui donne afgane vengono trafficate per servire ai"bisogni" deglistranieri. Si lamentano del fatto che la capitale e'ancora un ammasso dirovine, che molte persone vivano ancora sotto letende, che in migliaia nontrovano lavoro, che i bambini sono denutriti, che lescuole e gli ospedalisono sovraffollati, che donne in burqa stracciatimendicano nelle strade efiniscono per prostituirsi, che i bambini vengonorapiti e venduti inschiavitu', o assassinati per ricavarne organi datrapianto. Si chiedonodove sia finito il denaro degli aiuti promessi e cosaquesto governofantoccio possa fare per migliorare le cose.All'altra estremita' della strada c'e' Kandahar, lacitta' natale delpresidente Karzai. Nelle provincie del sud (Kandahar,Helmand, Zabul eUruzgan) si stima che il comandante talebano MullahDadullah abbia piu' di12.000 uomini armati e squadre di suicidi pronti afarsi saltare in aria conbombe. Tendono agguati alle truppe Nato arrivate difresco. Il comandantebritannico Richards ha di recente dato il suo avviso:"Dobbiamo capire chein effetti qui possiamo fallire".Gli Usa attaccano i talebani come fecero nel 2001, coni bombardamentiaerei. Il "Times" di Londra riporta che solo nelmaggio scorso ce ne sonostati 750; ogni giorno ci sono notizie di vittimeprodotte dai combattimentifra Nato e talebani, e di vittime che erano "sospetti"talebani o semplicicivili, uccisi dai bombardamenti americani a largoraggio.Nel frattempo, i talebani prendono il controllo deivillaggi. Uccidono gliinsegnanti e fanno saltare per aria le scuole. Lesquadre antidroga guidatedagli Usa pure prendono il controllo di villaggi edistruggono lecoltivazioni di papavero da oppio di contadini inmiseria.Presi, come al solito, nel mezzo di due fazioni inguerra, gli afgani delsud e dell'est hanno da tempo cessato di chiedersidove sono finiti i soldi.Si chiedono invece chi sia a governare. E che fine hafatto la pace.

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(ringrazio per la segnalazione Gualtiero Via, GLT Nonviolenza Rete Lilliput Nodo di Bologna).
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