12 gennaio 2009

Gracias!

GRAZIE AMNESTY!
"A volte risulta difficile lottare per un mondo migliore, ma non è mai impossibile se nel nostro impegno poniamo coraggio e speranza. Con tutti i colpi che riceviamo è facile perdere la forza e persino la fede, ma non perdiamo mai la speranza né il desiderio di proseguire nella strada tracciata verso la giustizia. Ho un grande rispetto e una grande ammirazione per il vostro lavoro e per il vostro impegno per fare del nostro mondo un posto migliore in cui vivere. Amiche e amici di Amnesty International, i miei migliori auguri per voi e per le vostre famiglie.Grazie infinite per il vostro sostegno e per prendervi cura di me!"


Gli auguri alla Sezione Italiana di Amnesty International di Marisela Ortiz, presidente dell'associazione "Nuestras hijas de regreso a casa", che si batte da 15 anni contro il femminicidio nello Stato messicano di Chihuahua.


GRAZIE MARISELA!
Il gruppo di Bologna di Amnesty International ha conosciuto e abbracciato Marisela Ortiz lo scorso ottobre a Bologna. Marisela da oltre sette anni combatte contro l'omertà e le connivenze della polizia a Ciudad Juárez, in Messico, dove in 15 anni sono state assassinate almeno 1000 giovani donne.

Amnesty International ha adottato Marisela come persona speciale da salvaguardare e a inizio ottobre 2008 AI ha ottenuto che a Ortiz fosse assegnata la scorta governativa. L’insegnante, infatti, riceve costantemente minacce di morte, dirette a lei, al marito, ai due figli. «Un esempio? Dal 2005 cammino con un bastone perchè ho un piede zoppo: è il ricordo di una macchina che mi ha investita», racconta l’attivista messicana.

Le minacce sono ulteriormente aumentate dopo il 3 ottobre 2008, quando è stato proiettato nelle maggiori città messicane un crudo documentario «girato da due dei giornalisti impegnati nella causa: tutti gli altri sono corrotti dal potere: basti pensare che le poche volte che l’associazione trova spazio in televisione, viene presa di mira, e alla gente viene detto che noi diciamo bugie e roviniamo l’immagine della città».

Molti dei casi di omicidio di donne rientrano in uno schema in cui le vittime, generalmente giovani (di età compresa tra i 13 e i 22 anni) e povere, sono state sequestrate, violentate, strangolate e gettate in fosse o discariche. Spesso le donne prese di mira e uccise lavoravano nelle cosiddette maquiladoras (o fabbriche di assemblaggio), aperte da compagnie multinazionali che controllano l'economia locale.
Le autorità hanno fatto molto poco per indagare in modo appropriato su questi crimini e, in diverse occasioni, sono state perfino usate torture per estorcere confessioni a persone apparentemente innocenti facendo sì che i veri responsabili rimanessero impuniti.

La discriminazione e la violenza contro le donne sono endemiche in molte regioni del Messico. Il tipo di violenza contro le donne a Ciudad Juárez è sintomatico di gravi mancanze nel sistema di giustizia penale che non riesce a rispondere adeguatamente a casi simili che accadono nell'intero Paese.

Amnesty International, insieme ad altre organizzazioni non governative, ha svolto campagne per portare all'attenzione mondiale la grave situazione delle donne di Ciudad Juárez. Sostenitori di AI in tutto il mondo continuano a chiedere alle autorità messicane di fermare questi crimini.

AIUTACI A PROTEGGERE LA VITA DI MARISELA E FIRMA L'AZIONE URGENTE DI AMNESTY AL SEGUENTE LINK:
http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1505

Per maggiori informazioni consulta il sito ufficiale dell’associazione “Nuestras hijas de regreso a casa”: http://www.mujeresdejuarez.org/

1 commento:

Anonimo ha detto...

mappòrk... me la son persa tutte le volte!
almeno ho tavolinato e firmato, è quel che conta.