30 agosto 2006

>Forza? ONU?

Ero ad Assisi anch'io sabato scorso, lo striscione campeggiava appeso al tavolo che ospitava i principali relatori dell'assemblea. Condivido, come molti che erano là, l'analisi di Sullo, la cui scrittura mi convince come sempre per equilibrio ed efficacia.

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da www.carta.org del 28/8/2006

Forza? Onu?
di Pierluigi Sullo

I bastimenti partono carichi di soldati [e di armi], il consiglio dei ministri dà il via libera alla "missione" in Libano, tutti si congratulano per il ritrovato "prestigio" del nostro paese e ad Assisi si marcia dietro uno striscione che recita "Forza Onu". Nel Libano del sud, soldati israeliani e libanesi, combattenti Hezbollah e, si presume, la povera gente bombardata per oltre un mese, aspettano l'arrivo dei caschi blu per avviare una tregua meno precaria. Beninteso, anche gli israeliani che vivono nel nord del paese aspettano la tregua, dopo le scariche di razzi degli Hezbollah. A Gaza e in Palestina nessuno aspetta niente di meglio di un "raid aereo" o un'incursione di carri armati: ministri e altre figure istituzionali palestinesi, appartenenti al partito che ha vinto le elezioni, Hamas, sono in carcere, sequestrati dallo Stato di Israele [ma i giornali dicono "arrestati"]: però D'Alema, ministro degli esteri, dice che il prossimo passo deve essere garantire tregua anche tra palestinesi e israeliani, forse con un'altra "forza" dell'Onu. In generale, si constata che il metodo Bush per fare la guerra [io la faccio, gli altri si adeguano] è stato sconfitto dall'accordo plurale, in cui ha avuto un gran ruolo l'Unione europea, che ha condotto alla spedizione in Libano.
Insomma, le cose vanno meglio, si direbbe. Ma perché non riusciamo ad essere contenti, o almeno convinti? Noi, è noto, evitiamo gli atteggiamenti "anti-imperialisti", che conducono fatalmente a schierarsi tra i contendenti in campo, per qualunque "resistenza" all'"imperialismo": Saddam contro i due Bush, Milosevic contro la Nato, Hezbollah contro Israele, ecc. Cerchiamo sempre la terza possibilità, quella che in politica [questa politica] non è contemplata: costruire la pace con la pace, ossia con la cooperazione alla pari, l'amicizia, il dialogo, quel che molti chiamano l'"interposizione non violenta", i "corpi civili di pace", ecc. A parte il dubbio fascino degli antagonisti attuali dell'"imperialismo", è noto che qualunque resistenza tende [non sempre ma quasi] a diventare simile al suo avversario: il fascino della pistola, di poter decidere della vita e della morte - come dice Eduardo Galeano in un bel documentario sull'Argentina degli anni della dittatura - produce buoni soldati che obbediscono, non buoni rivoluzionari che pensano.
I più saggi, tra i pacifisti e nonviolenti, dicono che bisogna saper apprezzare anche i piccoli passi, l'avvicinamento alla possibilità di fare la pace con la pace [quel che Paolo Cacciari lamenta sia giudicato dalla politica realista un atteggiamento "naif"]. Dunque, l'atteggiamento di D'Alema, il tipo di Risoluzione dell'Onu e le "regole d'ingaggio", il gradimento di tutte le parti in causa, l'incrinatura nell'unilateralismo statunitense, il prossimo ritiro di truppe dall'Iraq [speriamo che sia prossimo: ma l'Afghanistan?], tutto questo e altro ancora inducono a rallegrarsi. Carta ha anche aderito [per quanto non invitata] alla marcia di Assisi, con lo stesso spirito, se permettete, con cui hanno aderito i genitori e i compagni di Angelo Frammartino, o anche Pax Cristi: meglio discutere che lanciarsi anatemi.
Però. A chi è venuto in mente uno striscione così demenziale come "Forza Onu"? Intanto, l'uso della parola "forza" andrebbe bandito dalle manifestazioni pacifiste: allude a un immaginario fatto di potenza virile. E poi, l'Onu. Capiamo bene che, allo stato, altre possibilità di risolvere controversie tra Stati in modo non bellico non ce n'è. Ma l'Onu è la stessa che ha più o meno approvato a posteriori l'invasione dell'Iraq, che ha prestato la sua bandiera per le forze [appunto] della Nato che combattono in Afghanistan l'ennesima guerra in quel disgraziato paese. Di colpo l'Onu è diventata qualcos'altro? Il Consiglio di sicurezza si è democratizzato? A decidere è l'assemblea generale sulla base del principio una testa [uno Stato] un voto? E - domanda fondamentale - sono gli Stati che siedono all'Onu i legittimi rappresentanti dei popoli [l'annuale convegno di Perugia si chiama appunto l'"Onu dei popoli"]?. Perché dovremmo fare il tifo per l'Onu e non constatare, più sobriamente, che una occasionale e fortunata convergenza di interessi tra grandi potenze, forse il quasi disastro dell'offensiva israeliana in Libano, hanno prodotto, con un ritardo che è costato la vita di centinaia di persone, una tregua che sospende sì i bombardamenti, ma non risolve nessuno dei problemi di fondo, a cominciare - come dice D'Alema - da quello palestinese?
Forse tanto entusiasmo si spiega, molto banalmente, con il fatto che la Tavola della Pace è sostenuta da amministrazioni locali i cui rappresentanti politici, i partiti del centrosinistra, stanno - tutti - raccontando questa vicenda come il fatto che finalmente coincidono qualità dell'operato del governo, interesse nazionale, alleanze politico-militari e ricerca attiva della pace. Dopo i disastri del Kosovo, un enorme sospiro di sollievo, una euforia che diventa striscione. Ma l'interesse della Tavola della Pace qual è: la Tavola, o la Pace?

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