03 agosto 2006

Cessate il fuoco

Red Cross paramedics carry body of Lebanese man recovered from the rubble of a building destroyed by Israeli air strike, Qana, near Tyre, Lebanon © AP GraphicsBank





CS86-2006: 01/08/2006
Israele/Libano:
Amnesty International, “cessate il fuoco immediato”

Il devastante attacco di due giorni fa a Cana rende evidente la necessità di un immediato cessate il fuoco. Secondo Amnesty International, entrambe le parti coinvolte nel conflitto mostrano un profondo disprezzo per il diritto umanitario e i civili stanno pagando il prezzo dei crimini di guerra che vengono compiuti in maniera diffusa.

“Considerata la sprezzante negazione dei fondamentali principi umanitari esibita da entrambe le parti, solo un immediato, pieno ed efficace cessate il fuoco potrà proteggere i civili coinvolti nel conflitto” - ha dichiarato Irene Khan, Segretaria generale di Amnesty International. “È davvero vergognoso che i governi che hanno influenza su Israele e su Hezbollah e che potrebbero contribuire a far cessare questa crisi, continuino a dare priorità a interessi politici e militari, piuttosto che a salvare la vita di civili innocenti”.

Amnesty International chiede alla comunità internazionale di negoziare urgentemente un cessate il fuoco immediato ed efficace e di indire una riunione delle Alte parti contraenti delle Convenzioni di Ginevra, per garantire che attacchi come quello di Cana siano sottoposti a un’indagine imparziale e indipendente e che coloro che sono sospettati di crimini di guerra siano portati di fronte alla giustizia.

I ricercatori di Amnesty International in Libano, giunti a Cana poco dopo l’attacco, hanno visto i soccorritori estrarre dalle macerie corpi privi di vita di bambini e scavare freneticamente per trovare superstiti. Un sopravvissuto, Mohamed Qasem Shalhoub, incontrato da Amnesty International all’ospedale di Tiro, che nell’attacco ha perso la moglie, la madre e cinque figli di età compresa tra 2 e 11 anni, ha dichiarato che dei 17 bambini che dormivano accanto a lui, in una stanza del seminterrato del palazzo colpito, ne è sopravvissuto solo uno. Una donna rimasta illesa, che ha perso la sorella e il fratello, ha detto che la sua famiglia si era rifugiata nel palazzo da 10 giorni e che usciva durante il giorno per lavare i panni: la loro presenza doveva essere stata notata da aerei spia dell’aviazione israeliana che sorvolavano regolarmente la zona.

“Le richieste alle parti in conflitto di rispettare le leggi di guerra e proteggere i civili sono rimaste lettera morta. Israele sta compiendo attacchi sproporzionati e mirati contro i civili e gli operatori umanitari, mentre Hezbollah continua a lanciare razzi contro i centri abitati israeliani” – ha accusato Khan.

Le autorità israeliane hanno affermato che a Cana Hezbollah ha volutamente usato i civili come “scudi umani”. Il diritto internazionale umanitario vieta espressamente il ricorso alla tattica degli “scudi umani” per impedire un attacco contro obiettivi militari. Le stesse norme precisano, tuttavia, che anche se una delle parti si ripara dietro i civili, questo abuso non “esonera le parti in conflitto dai loro obblighi legali rispetto alla popolazione civile”.

Le notizie secondo cui Israele ha preavvisato tutti i civili residenti a sud del fiume Litani, chiedendo loro di allontanarsi dall’area dimostrano quanto il concetto del “preavviso efficace” venga distorto. Una procedura del genere, che riguarda 400.000 persone, può solo seminare il panico tra la popolazione anziché favorirne l’incolumità. Molti temono che un attacco lungo la strada sia più probabile. Altri semplicemente non sono in grado di lasciare la propria terra. In diversi casi in cui Israele aveva preavvisato la popolazione di alcuni villaggi e città del Libano meridionale, la sua aviazione ha successivamente colpito le persone che cercavano di fuggire. Inoltre, gli incessanti attacchi israeliani contro ponti e strade rendono estremamente difficile per la popolazione civile del Libano meridionale fuggire a nord dopo un preavviso israeliano.

Secondo il diritto consuetudinario, lanciare intenzionalmente un attacco sproporzionato o indiscriminato, o dirigere volutamente attacchi contro la popolazione civile od obiettivi civili, costituisce un crimine di guerra.

“Il concetto di 'zona di libero fuoco' (*) è incompatibile col diritto umanitario. L’attacco di Cana è sintomatico del modo in cui il conflitto è stato condotto fino a oggi e indica o che Israele non sta prendendo le necessarie precauzioni per risparmiare vite civili o che ha lanciato intenzionalmente un attacco sproporzionato contro i civili” – ha concluso Khan.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 1 agosto 2006

(*) nella terminologia militare, si intende come una zona in cui, trascorso del tempo da un preavviso, chiunque vi si trovi viene considerato ostile e dunque un obiettivo legittimo.

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:Amnesty International Italia - Ufficio stampaTel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it


Firmate gli appelli on line indirizzati a tutti i soggetti coinvolti:

http://www.amnesty.it/appelli/appelli/israele_libano/

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Libano. La testimonianza di Medici senza frontiere
da www.msf.it

2 agosto 2006

Da Tiro, sud del Libano, dove Medici senza frontiere (Msf) ha allestito un centro sanitario e avviato attività di clinica mobile, Christopher Stokes, capo-missione di Msf, descrive la vera, tragica situazione in cui gli operatori umanitari si trovano a tentare di dare aiuto. Per la seconda volta a Tiro, raggiunta a bordo di una piccola auto con diverse scatole di farmaci, Stokes, in una comunicazione ufficiale della sua organizzazione, sottolinea tra l'altro l'inesistenza di un vero corridoio umanitario nel sud del paese.

"Per i civili che si trovano nelle zone più colpite è quasi impossibile muoversi e di conseguenza raggiungere gli ospedali. Alcune famiglie hanno lasciato le loro case, ma sono rimaste bloccate in mezzo al nulla, poiché le strade sono state distrutte. Le nostre equipe hanno incontrato famiglie che non hanno ricevuto nessuna assistenza poiché le strade sono state bombardate o poiché hanno esaurito la benzina mentre cercavano di scappare. Non possono tornare a casa, non possono cercare assistenza medica. Altri sono semplicemente troppo spaventati persino per muoversi. Nei conflitti dobbiamo negoziare, con entrambe le parti, lo spazio necessario per potere avere accesso ai civili, per costruire cliniche, per distribuire gli aiuti e aiutare la popolazione. Oggi, in Libano, è impossibile negoziare alcun tipo di accesso sicuro ai villaggi sotto le bombe. Questo è un grande ostacolo per noi, ma lo è soprattutto per i nostri colleghi libanesi. Non esiste alcuna garanzia di sicurezza per gli operatori umanitari libanesi che svolgono la maggior parte del lavoro di soccorso nel sud".

In particolare sul presunto corridoio umanitario Stokes afferma: "Da diversi giorni a questa parte, il concetto di corridoio umanitario è stato usato per mascherare la realtà: è impossibile avere un accesso sicuro ai villaggi nel sud. Il cosiddetto corridoio è una sorta di alibi poiché, nei fatti, non esiste un vero accesso per le organizzazioni umanitarie al sud. E la comunità internazionale illude sé stessa se crede che vi sia. Di fatto non vi è alcuna garanzia di sicurezza per i veicoli che viaggiano a sud. I pochi convogli delle Nazioni Unite che hanno ottenuto garanzie di sicurezza dalle autorità israeliane hanno depositato i loro carichi nei magazzini per poi scappare velocemente a Beirut. Questo significa che non abbiamo accesso alle persone che più hanno bisogno. E al tempo stesso, le persone che vogliono scappare dalle zone colpite o vogliono cercare aiuto non hanno alcuna garanzia di poterlo fare in sicurezza, contrariamente a quanto questo discorso sul corridoio umanitario potrebbe fare credere. Anche la parte più facile da realizzare del cosiddetto corridoio umanitario, da Cipro a Beirut, non funziona come dovrebbe. Msf ha circa 140 tonnellate di materiale fermo a Cipro, e solo una parte delle scorte sta giungendo a Beirut. A un certo punto, abbiamo avuto farmaci salva-vita bloccati lì per tre giorni!".

Stokes conclude: "Gli autisti dei camion si rifiutano di andare a Tiro a causa dei problemi di sicurezza. Camion sono stati colpiti dai raid aerei, così come auto civili e ambulanze. Le nostre equipe sono obbligate a usare taxi carichi di scatole e materiale medico da distribuire agli ospedali nel sud. Ma questa è lungi dal rappresentare una soluzione considerando la gran quantità di materiale che dobbiamo inviare nelle zone colpite. Speravamo di potere approfittare della sospensione di 48 ore dei raid aerei per raggiungere persone che non siamo ancora riusciti ad assistere. Tuttavia, mentre parliamo, sappiamo che gli scontri sono continuati.... Saremmo dovuti andare nella città di Beit Jbail oggi per portare scorte mediche e valutare altri bisogni. Ma poiché, una volta ancora, un ponte è stato bombardato sulla strada da Sidone, le scorte sono giunte con ore di ritardo a Tiro e abbiamo potuto portarle solamente fin dove un'ambulanza libanese ha potuto raccoglierle e trasportarle oltre. Quindi, in pratica, questa sospensione dei raid aerei non significa quasi nulla per quanto riguarda l'accesso alle persone intrappolate nel conflitto. E cosa succederà dopo il rinvio di 48 ore dei raid aerei? Torneremo alla vecchia situazione, quando era impossibile ottenere alcun tipo di accesso sicuro alla popolazione?"

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