12 gennaio 2007

>Santiago vede un animale che mai i suoi occhi hanno visto

Nello specchio, davanti al letto, contemplai i movimenti lenti e vertiginosi di un animale che mai i miei occhi avevano visto. Vidi che le gambe convulse del quadrupede lottavano fra di loro. Vidi come le quattro gambe si fondevano in due. Vidi che il bellissimo mostro era bicefalo, che le due teste si azzuffavano, si mordevano, si baciavano, si strappavano i musi. Vidi che le sue due teste si univano in una sola. Vidi la disperazione dei suoi quattro occhi che si sforzavano per essere due. E negli occhi sopravvissuti vidi il giubilo di essere ormai solo due. Vidi come le venti dita delle mani della bestia lottavano, si dibattevano, scomparivano dietro il suo dorso e ricomparivano trasformate in dieci, con le unghie dell'uno nelle dita dell'altro. Vidi che le sue nuove mani aggredivano quanto rimaneva dei suoi volti, schiantavano due delle quattro labbra dell'ansimante animale ferito, gli lasciavano una sola insaziabile bocca. Vidi che una delle labbra apparteneva al nuovo viso e l'altra a quello abolito. Vidi che i crini, ora senza liti, docilmente si frammischiavano in uno solo. Vidi come la bestia si andava acquietando, calmando, assopendo.

E allora, solo allora, vidi che il prodigioso animale riposava nel nostro letto e non nel letto dello specchio. E che i nostri corpi erano il suo corpo. E che sul suo volto si mescolavano i lineamenti di Marie Claire con i miei. E compresi che lei era io, che io ero lei, che lui era io e che lei era lei. La guardai. Mi guardo. La ci guardai. Mi ci guardò. Eravamo l'esemplare unico di una specie unica, principio e fine di una razza destinata ad esistere in quell'istante unico! Primo e ultimo esemplare di una razza estinta, il postremo esemplare di una razza che un giorno sarebbe nata!


Manuel Scorza, La danza inmovil, Feltrinelli 1983 - Pablo Picasso, Figuras a la orilla del mar, 1931.

Il primo post dell'anno nuovo è importante. Per questo maltrattato blog di cui ho trascurato anche il primo compleanno, in dicembre, ho scelto di ricominiciare con una pagina di uno dei libri più belli, intensi e strazianti che io abbia mai letto. Amore o rivoluzione, ci può essere un dilemma più grande?

buon 2007 , che la passione non vi abbandoni mai.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

amore E' rivoluzione.

Anonimo ha detto...

io lo so ihcnor,
ma a parte noi due non lo capisce nessuno o quasi...

l'unica applicazione che conosco del concetto "amore E' rivoluzione" si realizza felicemente nel gruppo di Bologna:
DILEMMA:
- fare il turno al tavolino?
o
- passare il pomeriggio col fidanzato?
---> SOLUZIONE: portare il fidanzato a fare il turno con te al tavolino!!

ma se volgiamo essere seri e spandere un po' di filosofia da due soldi..
sì, amore E' rivoluzione. per amare davvero ci vuole un coraggio pazzesco. non si conoscera' mai cosi' bene se stessi come nel farsi attraversare, smantellare in ogni certezza e ricostruire dall'amore.
biosgna essere forti abbastanza per essere capaci di perdersi e vedere se alla fine quello che ritrovi sei ancora tu, oppure di scoprire che quel tu che credevi di essere in realta' era un'illusione ottica.
bisogna non avere paura di rischiare, di soffrire, di cambiare, di lottare, di perdere, di vincere e di ricominciare senza sapere prima quanto è lontano il posto dove vuoi arrivare. solo chi è capace di amare fino in fondo senza riserve può essere abbastanza tenace da credere nella rivoluzione senza crollare di fronte agli sputi in faccia del mondo intorno.

nel mondo per come è fatto oggi non credo ci sia niente di più sovversivo del cercare di costruire qualcosa.
il cinismo e la vigliaccheria sono lo schifo che ci inculcano a livello globale per fare in modo che continuiamo a sentirci senza saperlo precari, insicuri, inutili nel nostro agire, per farci credere che l'unica cosa che ha senso sia continuare a cambiare sempre più velocemente gli oggetti che compriamo, unica cosa sempre a disposizione senza fatica. che l'avventura è fuori, il meglio deve ancora venire, quindi continua ad assaggiare, buttare e dimenticare.
Al mercato serviamo insicuri erotomani inconsapevoli dall'acquisto facile, e per non farci sentire troppo schiavi travestono questo modello da cinico futurismo razionale dinamico e senza troppe pippe, smaliziato e iconoclasta.
solo che l'icona che spezziamo non è altro che la fotografia della nostra identità.


oggi dentro di me convivono e si picchiano Che Guevara, Don Quichote, FabriFibra, Quèlo e Gigi Marzullo.
e mi sa che non ho digerito gli spaghetti integrali col pesto della coop. decisamente una giornataccia...

Anonimo ha detto...

>D >D >D
gruppo de bologna rulez!

amica, non siamo solo io e te, credilo.
certo, se la gente di valore continua a tacere e sgobbare nell'ombra...

"cinico futurismo razionale dinamico e senza troppe pippe, smaliziato e iconoclasta": ben detto, perdio! da incider nel bronzo (bella targa in sede, sotto quella commemorativa del mio cambio di serratura).

in questo momento ho terrore dell'apertura: non lo credevo ma debbo riconoscerlo. ma almeno lo so, cacchio.
che spettacolo meraviglioso la tua natura, per quel poco che ne so.

mi permetto 'nu cunziglio: vuota il cervello dalle cazzate, difenditi, concentrati su ciò che trovi buono.
io ad es. son tv-addict, ma sono anche il dito zappante più veloce del west, e pubblicità e programmi di mierda non li sento come aggressioni perché non li fumo.

baciones, a domani!