Un giorno d’inverno lo scoiattolo scrisse una lettera alla formica:
Carissima formica,
formica formica formica formica formica
formica formica formica formica
carissima formica
formica formica formica formica
carissima formica
carissima formica
formica.
Lo scoiattolo
Era una lettera strana, e lo scoiattolo non sapeva neanche perché l’avesse scritta. Siccome faceva freddo, le infilò un capottino, le mise in testa un berretto di lana, le spiegò dove andare e le aprì a porta.
Carissima formica,
formica formica formica formica formica
formica formica formica formica
carissima formica
formica formica formica formica
carissima formica
carissima formica
formica.
Lo scoiattolo
Era una lettera strana, e lo scoiattolo non sapeva neanche perché l’avesse scritta. Siccome faceva freddo, le infilò un capottino, le mise in testa un berretto di lana, le spiegò dove andare e le aprì a porta.
La lettera uscì con prudenza, scese lungo il tronco del pioppo, s’incamminò tra la neve e bussò, tic tic, alla finestra della formica.
“Chi è?” domandò la formica.
“La lettera” rispose la lettera.
“La lettera?” si stupì la formica, e aprì la porta.
“Sono per lei” disse la lettera con una piccola riverenza, togliendosi il berretto di lana.
La formica la esaminò da tutti i lati, poi l’aprì con cautela.
“Adesso ti leggo” disse.
“D’accordo” disse la lettera.
Quando ebbe finito di leggerla, la formica si sfregò soddisfatta le zampette e disse: “Siedi, lettera, siedi. Cosa posso offrirti?”.
“Mah…” disse esitando la lettera. “Non saprei…”
“Qualcosa di dolce?” insisté la formica
“D’accordo!” disse la lettera, frusciando di contentezza.
La formica prese la penna e scrisse qualcosa di dolce in cima alla lettera e, dopo averci pensato un po’, anche qualcosa di caldo in fondo alla lettera. Per sé prese del miele.
La lettera crepitò e arricciò gli angoli dal gran piacere.
Stettero ancora a lungo sedute insieme. Di tanto in tanto la formica si alzava e scriveva qualcosa i lati della lettera.
All’imbrunire la lettera si congedò. Nevicava. La lettera tornò lentamente al pioppo nella neve alta, si arrampicò fino alla cima e s’infilò sotto la porta dello scoiattolo.
“Ah” disse lo scoiattolo. “Eccoti di ritorno.”
“Sì” disse la lettera, e mentre o scoiattolo stava chino su di lei, gli raccontò cosa aveva fatto a casa della formica, e infine che cosa la formica pensava di lui, lo scoiattolo.
“E poi?” chiese lo scoiattolo.
“Leggi” disse la lettera.
Lo scoiattolo la lesse, e quando ebbe finito di leggerla, le chiese se gli permetteva di metterla sotto il suo guanciale.
“D’accordo” disse la lettera.
Fuori infuriava la tempesta, la casa dello scoiattolo scricchiolava, i fiocchi di neve cadevano sempre più fitti e il mondo diventava sempre più bianco.
Ma lo scoiattolo e la lettera non lo sapevano. Dormivano, sognando parole di inchiostro dolce.
Toon Tellegen, Lettere dello scoiattolo alla formica, Feltrinelli Kids 2001.
“Chi è?” domandò la formica.
“La lettera” rispose la lettera.
“La lettera?” si stupì la formica, e aprì la porta.
“Sono per lei” disse la lettera con una piccola riverenza, togliendosi il berretto di lana.
La formica la esaminò da tutti i lati, poi l’aprì con cautela.
“Adesso ti leggo” disse.
“D’accordo” disse la lettera.
Quando ebbe finito di leggerla, la formica si sfregò soddisfatta le zampette e disse: “Siedi, lettera, siedi. Cosa posso offrirti?”.
“Mah…” disse esitando la lettera. “Non saprei…”
“Qualcosa di dolce?” insisté la formica
“D’accordo!” disse la lettera, frusciando di contentezza.
La formica prese la penna e scrisse qualcosa di dolce in cima alla lettera e, dopo averci pensato un po’, anche qualcosa di caldo in fondo alla lettera. Per sé prese del miele.
La lettera crepitò e arricciò gli angoli dal gran piacere.
Stettero ancora a lungo sedute insieme. Di tanto in tanto la formica si alzava e scriveva qualcosa i lati della lettera.
All’imbrunire la lettera si congedò. Nevicava. La lettera tornò lentamente al pioppo nella neve alta, si arrampicò fino alla cima e s’infilò sotto la porta dello scoiattolo.
“Ah” disse lo scoiattolo. “Eccoti di ritorno.”
“Sì” disse la lettera, e mentre o scoiattolo stava chino su di lei, gli raccontò cosa aveva fatto a casa della formica, e infine che cosa la formica pensava di lui, lo scoiattolo.
“E poi?” chiese lo scoiattolo.
“Leggi” disse la lettera.
Lo scoiattolo la lesse, e quando ebbe finito di leggerla, le chiese se gli permetteva di metterla sotto il suo guanciale.
“D’accordo” disse la lettera.
Fuori infuriava la tempesta, la casa dello scoiattolo scricchiolava, i fiocchi di neve cadevano sempre più fitti e il mondo diventava sempre più bianco.
Ma lo scoiattolo e la lettera non lo sapevano. Dormivano, sognando parole di inchiostro dolce.
Toon Tellegen, Lettere dello scoiattolo alla formica, Feltrinelli Kids 2001.
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