Stasera era una di quelle sere in cui non riuscivo a farmi capire da nessuno. E' così frustrante quando succede... mi abbacchio sempre molto ma poi mi ripiglio e penso "dipenderà anche da me", perché i rapporti si fanno in due (it takes two to dance, dicono gli inglesi). Mi riabbacchio per un istante, poi mi riripiglio e mi dico "ma allora forse posso farci qualcosa". Ma cosa? e mi triabbacchio.Stasera però ho avuto un'illuminazione e sono andata a rispescare nella mia libreria un volumetto che ho letto anni fa quando stavo col Muto (allora ovviamente non mi servì a niente, solo una stordita come me può pensare che sia utile affinare le tecniche di ascolto con uno che non parla mai...)
Ma il libricino in sé non ne aveva colpa, e forse 'sto giro mi potrà essere di qualche aiuto, quindi lo rileggerò. Hai visto mai.
Ecco di che si tratta:
Jim Dugger, Le tecniche di ascolto, Edizioni Franco Angeli, 1999.
Il titolo originale (molto americano e più significativo) era:
Listen up! Hear what's really being said.
Dette così non servono a molto, e non c'entrano con le mie discussioni di stasera, ma lascio qui come spunto e invito alla lettura le prime righe che mi sono capitate sotto riaprendolo.
Tre principi guida per ascoltare senza giudicare:
1) Rispondete al comportamento o all'idea, non all'interlocutore.
2) Rispondete al presente, non al passato.
3) Rispondete descrivendo, non valutando.
Sembra facile...
Graffi e soffi: Sergio Dolce, Gatto rosso, da http://www.segnalidivita.com/murales
