"In un incendio, tra un Rembrandt e un gatto salverei il gatto, e poi lo lascerei andare." Alberto Giacometti

"E' bello essere noi due e basta," dice Maria con la bocca piena. Abbiamo fatto gli occhi per il buio, basta una candela di luce che viene da fuori, ci siamo messi una coperta sulle spalle e mangiamo i biscotti alla mandorla, tanti ne ha fatti e tanti ce ne mangiamo, non avanza niente. "La prossima volta faccio la crostata," dice, intanto da una casa vicina comincia una canzone di zampognari, una famiglia li ha chiamati a fare un poco di musica, a noi arriva chiara, in quella casa dev'essere potente da proteggersi le orecchie. Teniamo pure la banda stasera, le metto un braccio sulla spalla, ci tiriamo la coperta sulla testa, ci strofiniamo le bocche unte, ci lecchiamo come i gatti. Più tardi ci mettiamo nel letto, quello piccolo mio del ripostiglio, ci addormentiamo intrecciati che se uno si sveglia deve svegliare pure l'altro per sciogliersi. I nostri corpi alleati fanno i nodi.

Io sono nato negli anni Sessanta. Pure Nicola è nato negli anni Sessanta.
E' notte. Il mal di testa è una nuvola dura che si espande da dentro, si gonfia contro le bozze frontali, mi spinge fuori le ossa. Ho in bocca un sapore che avevo sentito solo nell'alito dei vecchi. Ho fatto una riunione di 16 ore. Quanti anni ho? Ha senso?
Col buio Maria sale ai lavatoi, non mi tocca, non mi chiama il piscitiello fuori dalla pelle. Ha detto basta al padrone di casa, quello l'ha presa male, ha fatto minaccia dello sfratto, i genitori di Maria gli devono le mensilità arretrate. Maria gli ha sputato davanti ai piedi e se n'è andata. Butta fuori il coraggio, è femmina appuntita e già conosce lo schifo. E' finita la commedia, dice, che lui la chiama principessa, la fa vestire coi panni della moglie morta, le mette le cose preziose e poi la tocca e si fa toccare, ora lei non vuole più perché ci sto io. Ci sto io: tutt'insieme divento importante. Finora la mia presenza, c'era o non c'era, non spostava niente. Maria dice che io ci sto e così ecco qua me ne accorgo pur'io che ci sto. Mi chiedo da solo: non me ne potevo accorgere per conto mio di esserci? Pare di no. Pare che ci vuole un'altra persona che avvisa.
Il papà di Gigi Bettella ci permetteva di giocare nel cortile. Lì facevamo le nostre gimcane con la bici, le corse a ostacoli e usavamo i canestri per le nostre gare di sputo.
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"Lei ha una bella calligrafia, tenente. Ma sa che questi versi non sono suoi.", dissi restituendogli il quaderno.